Un alternarsi di degrado, azioni di volontariato per migliorarla, poi di nuovo degrado. Ma anche altre situazioni che rappresentano un pericolo. I probleni di via dell’Amore, già via delle Grazie e che congiunge l’area di Villaggio Italia con quella del parco Le Grazie, sono ancora tutti lì. A rappresentarli all’amministrazione comunale di Terni è un cittadino.
«Si tratta di una strada inaugurata nel 2010 – spiega – e presto finita nel dimenticatoio. La panchina in legno e ghisa era stata smontata pochi mesi dopo quell’evento, pezzo dopo pezzo, forse da qualcuno che voleva abbellire il proprio giardino».
«L’illuminazione – prosegue il cittadino – è a dir poco inesistente: su novanta metri di strada si conta un solo lampione. Il suolo è dissestato, scosceso, in alcuni tratti fangoso e reso ancor più accidentato dalle scanalature create dall’acqua piovana che defluisce. E poi, anche di recente, sono state trovate siringhe usate da tossicodipendenti, in particolare nelle nicchie di scolo dell’acqua presenti nel muro laterale, quello dell’ex convento».
Insomma, di ‘amore’ – in senso di cura, bellezza e attenzione – sembra essercene davvero poco, a dispetto del nome della via. «Il problema più grave però – osserva il residente – è che, a fronte di queste condizioni, i veicoli possono transitare liberamente. Così capitano situazioni come quella di un residente della zona che, per ‘tagliare’ verso viale Trento, la utilizza come scorciatoia, spesso a tutta velocità e con pericoli reali per chi si trova a passare a piedi».
La questione-transitabilità è così spiegata: «Lo sbarramento che dovrebbe impedire l’accesso ai veicoli a motore, posto a valle della via, è costituito da una barra metallica bianca priva di segni, tenuta in posizione eretta da un contrappeso e che può essere facilmente aperta. Qualora transiti un veicolo, il conducente non sarebbe neanche sanzionabile considerando che alle estremità della via c’è totale assenza di segnaletica verticale che dovrebbe interdire il transito o quantomeno indicare ‘strada chiusa’». La descrizione delle criticità prosegue: «A volte la barra è lasciata a terra e non sulla colonnina di sostegno: con questa illuminazione carente non mi stupirei se qualcuno, anche scendendo in bici, si facesse male».