di Francesca Torricelli
Sergio ha 80 anni e con sua moglie Saibi – un po’ più giovane di lui – e le loro due figlie – una di 8 anni e una di 16 mesi – da 4 giorni vivono in auto perché, da quanto mi hanno raccontato, gli è stata tolta la casa. La vita a Sergio non ha purtroppo risparmiato nulla. «Ora sono pensionato, ma nella mia vita ho sempre fatto il fabbro – mi ha detto – e con la mia prima moglie, che mi ha dato due figli – una femmina e un maschio – avevamo una casa assegnata dall’Ater in via Brodolini a Terni. Un’appartamento che avevamo preso a nome di mia moglie, ma purtroppo nel 2010 una terribile malattia ha deciso di portarmela via».
Le grandi perdite
Sergio nel 2011 ritrova l’amore in Saibi e decide di sposarla, «ma la vita è beffarda e nel 2012 perdo anche mia figlia, a causa della stessa malattia di mia moglie. Uno strazio tremendo, un dolore che non si può spiegare. Nel frattempo l’appartamento, con la scomparsa di mia moglie e di mia figlia, era passato a nome di mio figlio e nel 2016 ci cointestiamo l’affitto e andiamo a viverci tutti insieme, io, Saibi e la nostra prima figlia e mio figlio con la sua famiglia. Una convivenza troppo difficile, però, che mi costringe nel 2018 a chiedere a mio figlio di trovare un altro posto in cui stare con la sua famiglia. Non potevo sapere, però, che la vita non ci aveva ancora presentato il conto. Mio figlio è venuto a mancare qualche mese dopo, anche lui a causa di quel male bastardo».
L’amara scoperta
Sergio si fa forza, ha Saibi al suo fianco, una bimba piccola e un’altra in arrivo e la vita piano piano deve andare avanti. A fine gennaio 2020 tutta la famiglia va in viaggio a Tunisi, dalla famiglia di Saibi, «un viaggio che viene però interrotto poco dopo – spiega Sergio – dalla telefonata di una nostra vicina di casa che mi chiede di tornare il prima possibile perché nel palazzo si sono rotti dei tubi dell’acqua e la situazione è molto grave. Io prendo il primo volo disponibile e torno in Italia, lasciando mia moglie e le due bambine in Tunisia. Al mio arrivo a casa un’altra amara sorpresa: la polizia Locale, su richiesta dell’Ater mi aveva messo i sigilli all’appartamento».
Un incubo
Da lì inizia un nuovo incubo per Sergio e la sua nuova famiglia. «Mi metto in contatto con un’agente di polizia che mi spiega i motivi dei sigilli, ovvero che con la morte di mio figlio io avevo perso tutti i diritti su quell’appartamento, e mi da un aiuto per trovare una sistemazione provvisoria in una casa di accoglienza. Mi trovavo in un incubo, io da solo qui, sballottolato tra una casa e una chiesa per trovare un posto dove poter dormire, senza avere nemmeno la possibilità di entrare in casa a riprendere le mie cose. Mia moglie con le bambine in Tunisia che nel frattempo, con l’emergenza Covid e con la grave situazione che stavo vivendo io in Italia, ho preferito non far tornare in Italia. Pensavo veramente di non farcela».
L’appello: «Aiutateci»
A giugno, alleggerita un po’ l’emergenza sanitaria, Sergio torna a Tunisi da Saibi e le sue bimbe. «Mi mancavano, mi sentivo morire qui da solo. Avevo voglia di riprendermele e riportarle a casa. Ma quale casa se non avevamo più niente? Le abbiamo pensate tutte con mia moglie, ma non riuscivamo almeno da lì a trovare una soluzione. Nel frattempo è passata l’estate e noi dovevamo assolutamente riprenderci in mano la nostra vita. Il 30 settembre siamo tornati a Terni, abbiamo bussato ad un po’ di porte, ma nessuno ha voluto darci una mano. Io ho ormai 80 anni, sono diabetico e viviamo con la mia piccola pensione di nemmeno 500 euro. Abbiamo tutte le nostre cose, i ricordi di una vita, dentro una casa nella quale non possiamo entrare. Per ora viviamo in auto, nel parcheggio del centro commerciale di Cospea. Ma per quanto tempo ancora ce la faremo? Che cosa dico alle mie figlie? Come le curo e le scaldo? Aiutateci. Per favore».
L’assessore ai servizi sociali Cristiano Ceccotti
«Purtroppo la situazione del signor Sergio la conosciamo da anni – fa sapere Cristiano Ceccotti assessore ai servizi sociali del Comune di Terni – una vera situazione di disagio sociale. Il signor Sergio non risultava intestatario dell’immobile perché il subentro prevede un’anzianità residenziale che lui non aveva. Purtroppo con il decesso del figlio abbiamo dovuto provvedere ad un’analisi sociale e non trovando nessuno in casa e trovando anche le utenze staccate, abbiamo dovuto definire lo sfratto. Quando il signor Sergio è tornato in Italia, nei mesi di novembre e dicembre, abbiamo avuto una serie di incontri in cui più volte gli abbiamo proposto una serie di alloggi alternativi in diverse strutture che lui ha sempre rifiutato perché chiedeva un appartamento solo per lui e la sua famiglia. In base alle normative che siamo tenuti a seguire abbiamo continuato a chiedere al signor Sergio degli incontri, anche interagendo con le associazioni del territorio, che lui ha sempre rifiutato. Siamo pronti ad affrontare la situazione che è di vero disagio sociale, specialmente per le figlie minorenni, ma da parte sua devono esserci i presupposti e i doveri nel seguire una serie di procedure in base alle normative».