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Home » Terremoto, a Norcia scuole al raddoppio

Terremoto, a Norcia scuole al raddoppio

di Simone Francioli
30 Novembre 2016
in Attualità, Dal territorio, In evidenza, Terremoto 2016
Tempo di lettura: 5 minuti di lettura
Norcia

Norcia

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Le scuole a Norcia raddoppiano. Sono infatti in arrivo tre nuovi moduli containerche ospiteranno gli alunni di quelle dell’infanzia, elementari e medie, lasciando così l’attuale plesso ‘De Gasperi-Battaglia’ – dove si fa lezione con la turnazione mattutina e pomeridiana – agli studenti delle scuole superiori.

Un prefabbricato-scuola a Norcia
Un prefabbricato-scuola a Norcia

Il nuovo plesso Ad annunciare la costruzione del nuovo polo scolastico è la dirigente Rosella Tonti. I tre nuovi moduli abitativi, finanziati dall’associazione Rava e da Coop Centro Italia, saranno installati nell’area che attualmente ospita il primo soccorso, accanto all’ospedale attualmente inagibile. «Crediamo che il nuovo plesso possa essere pronto per la fine di gennaio e così potremmo riprendere il regolare corso delle lezioni e tutti torneranno a scuola di mattina».

La ricostruzione «A soli tre mesi dall’inizio della crisi sismica, e ad un mese dalla drammatica scossa del 30 ottobre, sono state firmate e pubblicate le ordinanze del Commissario straordinario Vasco Errani, che di fatto consentono l’avvio della ricostruzione degli edifici lievemente danneggiati. Si tratta di un atto di grandissima importanza perché ci permette, mentre continuiamo nell’azione di assistenza alle popolazioni, di far partire parallelamente la ricostruzione».

Catiuscia Marini e Vasco Errani
Catiuscia Marini e Vasco Errani

Le ordinanze A dirlo è la presidente della Regione Umbria, Catiuscia Marini, anche nella veste di vice commissario per la ricostruzione, commentando le tre ordinanze firmate dal Commissario straordinario, Vasco Errani, relative a interventi di ripristino di immobili con danni lievi, alla delocalizzazione immediata e temporanea di stalle, fienili e altre strutture agricole dichiarate inagibili, e per la ripartizione del personale tecnico ed amministrativo da assumere a supporto delle strutture che si occupano di ricostruzione.

Zero anticipi «Per la prima volta – spiega Marini – cittadini, imprenditori, titolari di attività economiche, ed altri soggetti, possono avviare da subito gli interventi per la riparazione dei danni, senza peraltro doversi far carico di anticipazioni economiche, sia per ciò che riguarda la progettazione che la realizzazione degli interventi, ciò in virtù dell’accordo tra Stato e sistema bancario che garantirà il pagamento diretto a professionisti e imprese dei relativi costi. Ma ancor più importante e significativo è il fatto che ciò avverrà ‘a burocrazia zero’. Vale a dire i titolari del diritto agli interventi di ripristino non dovranno attendere alcuna autorizzazione e la procedura potrà essere avviata subito dopo la semplice presentazione della documentazione».

terremoto-foto-alessandro-balsamino-7Danni lievi Per dare avvio agli interventi per il ripristino immediato della agibilità di edifici e unità immobiliari ad uso abitativo e produttivo che hanno subito danni lievi, sono stati stabiliti criteri, modalità e procedure per l’avvio dei lavori e per la loro conclusione, vincoli, termini per l’accesso alla domanda di contributo. Per questi immobili, i soggetti legittimati possono avviare immediatamente gli interventi di riparazione con rafforzamento locale secondo le modalità e le procedure stabilite con l’ordinanza, salva la facoltà di richiedere l’accesso ai contributi per i lavori eseguiti. I lavori devono essere ultimati entro sei mesi di concessione del contributo, pena la decadenza dal contributo, con la possibilità di richiedere una proroga che il Comune, per giustificati motivi, può autorizzare per non più di due mesi. Per gli edifici dichiarati di interesse culturale, l’inizio dei lavori è subordinato all’autorizzazione della Direzione generale per i beni culturali e paesaggistici.

terremoto sisma stalla stalle animali bestiameGli allevatori Un’altra ordinanza «è volta a tamponare l’emergenza degli allevatori e consente di velocizzare la delocalizzazione immediata e temporanea di stalle, fienili e depositi, che sono crollati o hanno subito danni gravi, presso strutture temporanee realizzate in prossimità degli attuali insediamenti, in modo da consentire la prosecuzione delle attività produttive. Ipresidenti delle Regioni Umbria, Lazio, Abruzzo e Marche, possono autorizzare, ove necessario, la fornitura ed installazione di impianti temporanei di delocalizzati per la stabulazione, l’alimentazione e la mungitura degli animali, nonché per la conservazione del latte e per fienili e depositi e, qualora i singoli operatori ne facciano richiesta, concedere l’autorizzazione ad eseguire autonomamente gli interventi, nonché autorizzare gli operatori all’acquisto o al noleggio delle attrezzature che garantiscono la continuità dell’attività produttiva, se quelle precedenti risultino danneggiate e inutilizzabili.

I beni culturali Un patrimonio di oltre 8.500 opere ‘ferite’ dai terremoti che si sono susseguiti dal 24 agosto scorso nell’Italia centrale. Sono 3.245, in particolare, i ‘beni culturali immobili’ danneggiati: il numero, fornito dal ministero, si riferisce a «segnalazioni qualificate» di danni ed è aggiornato al 27 novembre. «Nel 90 per cento dei casi questi beni immobili sono chiese», ha spiegato all’agenzia Agi il prefetto Fabio Carapezza Guttuso, capo dell’Unità di crisi del ministero dei Beni Culturali. «I beni culturali mobili danneggiati sono, invece, circa 5.300», ha aggiunto, precisando che si tratta in questo caso di opere che sono state già recuperate e portate in uno dei quattro depositi scelti per ospitarle. Al momento «non c’è una stima economica dei danni al patrimonio culturale, ma si tratta certamente di miliardi di euro, considerando che sono 130 i comuni devastati e il numero di beni culturali mobili danneggiati potrebbe decuplicare, arrivando ad almeno 50mila. Il maggior costo sarà, però, rappresentato dalla ricostruzione delle chiese, dei campanili annessi, degli affreschi e dei mosaici. Inoltre, in alcuni casi, per ricostruire questi beni sarà necessario intervenire sul dissesto idrogeologico».

Sopralluoghi ‘fast’
Sopralluoghi ‘fast’

Sopralluoghi ‘Fast’ Il 64% a Norcia, il 39% a Preci, il 37% a Cascia e il 15% a Monteleone di Spoleto. Sono le percentuali aggiornate – alle 20 di martedì, i dati sono del centro regionale della protezione civile – in riferimento all’inagibilità diretta degli edifici nei quattro comuni umbri più colpiti dal sisma.

sopralluoghi-fast-umbria-verificheRischio esterno Ai dati si aggiungono inoltre quelli legati all’inagibilità per rischio esterno – edifici che potrebbero essere utilizzati ma che sono situati in zone a rischio per effetto degli edifici circostanti -, che portano le percentuali al 72% di non utilizzabilità per Norcia, 44% a Preci, 42% a Cascia e 17% a Monteleone di Spoleto: mancano tuttavia le rilevazioni alle ‘zone rosse’ del comune nursino e di Preci. I sopralluoghi infatti, in tal senso, sono iniziati mercoledì mattina: a mercoledì, quelli effettuati in totale nei quattro comuni, sono stati 3 mila e 691 (1901 a Norcia, 1183 a Cascia, 449 a Preci e 158 a Monteleone di Spoleto).

I quattro comuni più colpiti
I quattro comuni più colpiti

Gli altri comuni Un fattore che è destinato a far salire le percentuali di Norcia e Preci. Sopralluoghi ‘fast’ sono stati richiesti anche da altri venti comuni (Arrone, Avigliano, Baschi, Bastia, Bevagna, Cannara, Collazzone, Foligno, Giano, Magione, Massa Martana, Montefranco, Perugia, Poggiodomo, Spello, Spoleto, Valfabbrica, Giove, Trevi e Valtopina): la media per loro è del 76% di agibilità, del 23% di edifici non utilizzabili per danni diretti e l’1% non utilizzabile per rischio esterno. I sopralluoghi effettuati in questi comuni sono stati 1318, che portano dunque il totale a 5 mila e 9.

‘Zona rossa’ La presidente Catiuscia Marini ha anche partecipato ad una assemblea con i cittadini e gli operatori economici di Castelluccio di Norcia, per una comune valutazione delle priorità relative alla ricostruzione, a partire dalla delicata questione della viabilità. Su questo specifico tema è stata già convocata per lunedì prossimo una riunione tra i rappresentanti della Protezione civile, della Regione e di Anas, che dovrà definire gli aspetti tecnici per gli interventi di ripristino ed il relativo cronoprogramma. Nel corso dell’incontro la presidente Marini ha definito molto importante anche il lavoro in corso all’interno del centro storico di Norcia, che vede impegnati la Protezione civile, i vigili del fuoco, il Comune di Norcia, Regione e Ufficio del Commissario – suffragato anche dai contenuti dei decreti legge – per la messa in sicurezza degli edifici al fine di consentire in tempi rapidi la riapertura, anche parziale, dell’attuale zona rossa. «Considero fondamentale questo impegno – ha affermato la presidente Marini – a rendere accessibile, in sicurezza, parti importanti del centro storico di Norcia, restituendo ai cittadini il più possibile l’agibilità e accessibilità della loro città, anche per permettere a tanti di avviare gli interventi di riparazione degli edifici lievemente danneggiati. Inoltre, ciò rappresenterebbe un segno importantissimo di ripartenza per tutta la comunità, dai singoli cittadini, agli operatori economici. I sopralluoghi tecnici ed il lavoro di questi giorni da parte del sistema unitario della Protezione civile e delle istituzioni  va in questa direzione, e sono molto grata al lavoro intenso, serio e silenzioso che tecnici e operatori della Protezione civile e dei Vigili del fuoco stanno facendo per i nostri cittadini».

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