Terremoto: «Facebook ristabilisca la verità»

I Comuni di Perugia e Assisi chiedono «una immediata campagna su scala internazionale» per far sapere ai turisti che non ci sono rischi

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di Michele Fioroni e Eugenio Guarducci
Assessori comunali di Perugia e Assisi

Nei giorni scorsi, appena dopo il tragico evento sismico che ha colpito in particolar modo le popolazioni di Amatrice, Arquata del Tronto e Accumoli, il più popolare social network del mondo ha attivato il servizio di “Safety Check” come normalmente usa fare in occasione di emergenze.

Il sistema varato da Facebook è semplice e immediato: la piattaforma rileva la nostra posizione grazie alla geolocalizzazione o alla città che abbiamo inserito nel nostro profilo come residenza e, se rientriamo nell’area in cui è in corso l’emergenza, ci chiede se stiamo bene e se si clicca sull’opzione “I’m safe” e si acconsente cosi di rendere pubblica l’informazione che viene quindi condivisa con tutti i contatti della “lista amici”.

Ma alla base dell’algoritmo e di un freddo calcolo binario c’è un aspetto fondamentale riguardante i criteri di individuazione dell’area interessata dall’emergenza. In questo caso il servizio di Safety Check è stato corredato da una piantina, che ha letteralmente fatto il giro del mondo, in cui viene indicato un cerchio celeste di raggio 90 km, il cui centro peraltro non coincide con quello indicato dagli istituti di geofisica come epicentro del sisma, e che ingloba al suo interno città e territori che oggettivamente non possono e non debbono rientrare tra quelli in cui è in corso una vera e propria emergenza sismica tra cui Perugia e Assisi. Ma cosa c’entrano con l’emergenza queste città? Basti pensare che la stessa

L’Aquila, che pure dista appena 30 km da Amatrice, non ha subito, e aggiungiamo per fortuna, alcun danno dal terremoto del 24 agosto, che pur percepito in una vasta area ha devastato solo alcune frazioni vicinissime e/o corrispondenti all’epicentro.

Di fatto però tutti questi territori, estranei ai danni del sisma, hanno subito un terremoto mediatico che mina alle fondamenta il sistema turistico ed economico: nel mondo della comunicazione globale e, a causa della viralità con cui alcune notizie si diffondono rapidamente, il danno arrecato da un cerchio blu di 90 km che cristallizza l’immagine dell’Italia Centrale come quella di una area da cui stare alla lontana nei prossimi mesi anni, crea danni inestimabili.

Al “Safety Check” di Facebook si è aggiunta anche la fuorviante comunicazione che proveniva dall’App Terremoti che in un processo di incomprensibile generalizzazione ha di fatto esteso l’emergenza vera a territori che non hanno subito alcun danno.

Chi può rimediare? Se lo chiedono tutti gli operatori commerciali colpiti da questo terremoto mediatico, che stanno sollecitando le amministrazioni locali ad intervenire ristabilendo un clima di corretta comunicazione.

Questo sforzo però è difficile se non impossibile da compiere da soli ed è per questa ragione che, congiuntamente, le Città “simbolo” di Perugia ed Assisi ritengono utile chiedere allo stesso social network di essere aiutate fin da subito a ristabilire la verità dei fatti promuovendo una immediata campagna su scala internazionale di sensibilizzazione sul tema che possa ovviamente coinvolgere la stragrande maggioranza del territorio umbro.

Abbiamo apprezzato ciò che il fondatore di Facebook ha voluto per prima cosa fare in questi giorni a favore delle popolazioni direttamente colpite dal sisma. Ora ci auguriamo che un’adeguata attenzione venga posta al fine di risolvere una forte criticità che rischia di assumere una dimensione economica insostenibile per il nostro tessuto produttivo che ha nel Turismo una delle principali risorse.

 

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