Terremoto, ok la legge ma la ricostruzione?

A due anni e due mesi dalla prima scossa, la Regione Umbria approva la legge quadro sulla ricostruzione. Inserito con un emendamento anche il comprensorio spoletino

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Sono passati 784 giorni dal 24 agosto 2016. Le macerie sono ancora a terra in molti punti colpiti dal terremoto. Ma intanto arriva dalla Regione Umbria approva l’approvazione della legge sulla ricostruzione. L’hanno approvata in consiglio regionale con 13 sì (Pd-SeR, Misto RP, Misto MdP) e 7 astensioni (FI, FdI, Misto Umbria Next, Lega, M5S). Se ci sono voluti più di due anni per scrivere una legge non osiamo pensare quanti ce ne vorranno per ricostruire le case.

Cosa dice la legge sulla ricostruzione

Punti centrali sono la riduzione della vulnerabilità sismica e il rafforzamento della percezione di sicurezza delle popolazioni. Viene poi affrontato il tema delle delocalizzazioni, laddove le condizioni delle aree di sedime attuali di edifici e insediamenti non siano in grado di garantire sicurezza o per incrementare la sicurezza degli insediamenti e degli spazi pubblici. Per tutti i comuni del cratere un migliore raccordo con la pianificazione di protezione civile. Particolare attenzione viene posta alla ripianificazione, per riqualificare e mettere a sistema le aree trasformate a seguito del sisma e delle attività svolte nella fase di emergenza. Previsto il ‘Master plan’ per lo sviluppo della Valnerina e Spoleto utile a raccordare la fase di ricostruzione con quella dello sviluppo delle aree maggiormente colpite; approvato quest’ultimo grazie a un emendamento che ha inserito porzioni di territorio maggiormente colpite dal sisma nella disciplina urbanistica prevista per i comuni più colpiti della Valnerina, con una specifica modifica del Piano regionale dei trasporti che preveda il miglioramento del collegamenti in Valnerina, in particolar modo lo svincolo per Cascia, il collegamento con la Foligno-Civitanova via Sellano all’altezza di Scopoli e tutti gli altri interventi volti a favorire il raggiungimento dei territori della Valnerina, indicati dagli Enti locali, dall’Assemblea legislativa e dai soggetti interessati.

Nel dettaglio: nasce l’osservatorio sulla ricostruzione

Il disegno di legge punta allo sviluppo economico delle aree colpite, alla semplificazione, alla sicurezza reale e percepita, alla qualità dell’edilizia con l’utilizzo di tecnologie innovative, alla prevenzione. Viene previsto l’osservatorio sulla ricostruzione, con funzioni di monitoraggio sulle attività di ricostruzione, al fine di verificarne lo stato d’avanzamento, composto da personale dipendente della Regione. Verrà inoltre istituita la Consulta regionale per la ricostruzione, composta da rappresentati delle associazioni interessate alle attività di ricostruzione e della quale può avvalersi l’Osservatorio sulla ricostruzione.

I Prg saranno revocabili

I Comuni maggiormente colpiti (Norcia, Cascia, Preci e Monteleone di Spoleto) potranno revocare le previsioni dei Prg adottati se ostative per la realizzazione degli interventi di ricostruzione e potranno disapplicare alcune disposizioni del testo unico in materia di governo del territorio quali, ad esempio, quelle che prevedono la distanza degli insediamenti dagli allevamenti zootecnici. Prevista la riduzione della fascia di transizione dalle aree boscate per alcuni interventi funzionali alla ricostruzione e per eventuali ampliamenti di insediamenti produttivi e per servizi esistenti. I beni sparsi di interesse storico, architettonico e culturale devono mantenere le caratteristiche tipologiche ed architettoniche degli edifici, ma viene ammesso l’utilizzo di tecnologie e materiali innovativi, con procedure semplificate (con Scia in sanatoria).

Meno vincoli nei borghi

Nei centri storici e borghi caratteristici sono ammessi interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria, il risanamento e restauro e la ristrutturazione edilizia; viene eliminato l’obbligo di dotarsi in via preventiva del piano attuativo qualora si ricorra ad interventi di ristrutturazione edilizia che prevedano modifiche di sedime e di sagoma. Per gli edifici ricadenti negli insediamenti prevalentemente residenziali si consente elasticità negli interventi di ristrutturazione e ricostruzione, con possibilità di ridurre numero di piani e altezze e di ampliare l’area di sedime. Per innalzare la capacità di resistenza sismica dell’isolato, è consentita la riduzione dei piani di alcuni edifici, per raggiungere la minore altezza degli edifici adiacenti o uniformare la stessa, in deroga a densità edilizia, distanze e altezza, fatti salvi i diritti di terzi. Tutti gli interventi ricadenti all’interno di insediamenti produttivi e per servizi hanno anche la finalità della riqualificazione dal punto di vista paesaggistico e della sostenibilità ambientale. Gli edifici danneggiati e ubicati in zone suscettibili di instabilità possono essere delocalizzati, ma all’interno di aree già destinate ad insediamenti dallo strumento urbanistico generale comunale. La delocalizzazione può comportare l’utilizzo parziale di aree contigue al sito originario, aventi diversa destinazione, senza necessità di variante urbanistica.

Piani di protezione civile

Prevista una tempistica certa a carico dei Comuni che hanno subito danni a seguito del sisma del 2016 affinché adottino o aggiornino i Piani di protezione civile in particolare rispetto al rischio sismico. I Comuni dovranno individuare nei propri piani urbanistici aree ed edifici pubblici da utilizzare in eventi emergenziali per il ricovero e la prima assistenza della popolazione, prevedendo anche il riutilizzo parziale o totale delle strutture realizzate in fase di emergenza. Vengono definite temporanee tutte le opere per l’emergenza ed al completamento degli interventi di ricostruzione vanno ripristinate le condizioni antecedenti l’evento sismico. Il processo di ricostruzione dei territori colpiti dal sisma deve tenere conto del paesaggio e dei suoi valori identitari. Per il corretto inserimento paesaggistico vengono individuate alcune tipologie di intervento che possono avere un particolare impatto sul paesaggio alle quali si applicano.

Cosa ha detto la presidente Marini

«La Regione poteva affrontare la ricostruzione con le sole normative nazionale ma abbiamo ritenuto di adottare un disegno di legge unitaria ad hoc in materia di urbanistica, edilizia e sviluppo economico. Credo che la nostra sia stata una scelta corretta, per non abbandonare i cittadini e i professionisti impegnati nella ricostruzione. Il Comune di Spoleto può utilizzare le norme speciali per affrontare la ricostruzione ma questo solo per un periodo e solo per la ricostruzione, non per la normale gestione urbanistico edilizia. Le regole, nella ricostruzione, sono la qualità e la sicurezza. I piani regolatori e i piani attuativi restano vigenti ma le varianti e gli interventi di semplificazione avranno tempisitiche speciali e ridotte».

«Per i 1500 edifici lesionati nel Comune di Spoleto, molti dei quali sono beni culturali, su 15mila edifici lesionati complessivamente dal sisma, potranno essere adottate le norme per la ricostruzione, ma certe norme valgono solo per gli abitati distrutti e per i Comuni del cratere. Grazie a questa legge i Comuni potranno affrontare temi rimasti insoluti per mancanza di risposte normative. Il decreto dignità ha reso più complessa la situazione per le aziende che hanno assunto personale a termine per la ricostruzione e che non potranno rinnovare i contratti. Servono norme nazionali per agevolare la ricostruzione, cambiando anche il modello organizzativo del commissario unico, delegando a presidenti di Regione e sindaci. La Sovrintendenza ha dato parere negativo su 1 pratica per la ricostruzione privata su 800, quindi non esiste questo tipo di problema. Poniamo fine alle polemiche politiche sulla ricostruzione, che non servono e sono sterili. Il percorso della ricostruzione sarà lungo e complesso, quindi basta polemiche e mettiamoci al servizio delle comunità colpite dal terremoto».

Cosa hanno detto in aula i consiglieri

Vista l’importanza del testo in via di approvazione, ci sono stati tantissimi interventi. Ve li proponiamo in successione, così come riportati dall’agenzia del consiglio regionale.

Ricci: «Valutazione positiva»

«Un’opposizione costruttiva deve avere un senso di doverosa responsabilità verso la regione, i suoi cittadini, le sue imprese. Questo ddl è un testo unico di riordino normativo, che con coraggio viene reso flessibile per tre ambiti territoriali e per tre diverse connotazioni di paesaggio. Un testo unico che chiarisce e semplifica: le norme regionali prevalgono sugli strumenti urbanistici dei comuni. Limitando così la necessità dei piani attuativi, portando una forte semplificazione, con minori tempi di rilascio delle autorizzazioni. Un ddl che mette insieme la ricostruzione con lo sviluppo, con strumenti legati allo sviluppo del territorio. E mi auguro che venga previsto un miglioramento delle infrastrutture stradali».

«Per la ricostruzione la Regione si è dovuta munire di uno strumento pubblico qualificato: modificare la natura di Umbria Salute aggiungendo la parola servizi. Era l’unico strumento utilizzabile. E questo per evitare l’alternativa che sarebbe stata Invitalia. Una centralizzazione nazionale che sarebbe stata più lenta negli esiti concreti. Questo determina una centrale unica di acquisto regionale e una centrale di committenza. Grazie a questo strumento gran parte degli interventi pubblici di ricostruzione vengono già attivati. Infine da sottolineare la proroga dei termini della legge regionale che consentiva la ricostruzione del 1997 in Umbria, che consente di utilizzare i 200milioni di euro per completare gli interventi in atto. In conclusione voglio ricordare l’importanza dell’organizzazione delle risorse umane dei singoli comuni coinvolti, determinante per la velocità e l’operatività. Inoltre occorre monitorare che vi siano le risorse necessarie per alimentare la ricostruzione, risorse per cassa».

Squarta: «Finita l’emergenza, aspettiamo la ricostruzione»

«Ci sono state difficoltà gestionali per i due terremoti ravvicinati, che colpiscono un territorio eterogeneo rispetto ad altri sismi. Un territorio già colpito fortemente dalla crisi economica. Per questo il terremoto ha avuto conseguenze devastanti per la nostra regione. La fase della emergenza è stata molto positiva, con una Regione che ha saputo reagire. La fase successiva ha riscontrato delle forti lacune che sono sotto gli occhi di tutti: macerie in strada, casette e stalle consegnate con difficoltà. C’è un totale stallo della fase post emergenziale. Servono riforme strutturali per superare le lentezze della macchina amministrativa. Si deve avere il coraggio di farlo».

«Il decreto sulla ricostruzione ‘189/16’ non poteva funzionare con una governance lunga e complessa. Se la politica non capisce che si deve arrivare ad una riforma della pubblica amministrazione non ne verremo mai fuori. L’emergenza non si può affrontare con la medicina canonica della PA italiana. Le ordinanze che si sono succedute nei mesi hanno dimostrato quanto centro e periferia siano distanti. Il tempo è una variabile fondamentale nella ricostruzione e la mancanza di analisi del fattore tempo è uno dei limiti più evidenti. Il centro operativo regionale dell’Umbria ha impiegato più di due anni per i sopralluoghi da effettuare negli edifici. Il centro storico di Norcia è tornato a fruire della viabilità solo nel mese di agosto del 2018. L’unico modello che può funzionare in emergenza è quello che va in deroga delle norme ordinarie».

«Oggi la ricostruzione non è partita se non per qualche edificio con danni lievi, e ancora non si sta procedendo alle ordinanze di demolizione e rimozione macerie. E questa è la ricostruzione che prendiamo come modello? Sono stati effettuati solo 285 sopralluoghi degli allevamenti zootecnici. L’Ufficio per la ricostruzione ha aperto la sede di Norcia a dicembre 2017 che è divenuta operativa a un anno e mezzo del terremoto con 7 unità. Parliamo di demolizioni: il piano di gestione per la rimozione delle macerie è stato approvato a gennaio 2017, dopo più di un anno, ed è diventato operativo dal marzo 2017. Un anno e mezzo per fare divenire operativo il piano di rimozione macerie. I numeri delle domande di delocalizzazione, poi, rende difficile enfatizzare la ricostruzione. Per la tipologia A, su 118 domande 51 autorizzate; per la tipologia B su 107 domande solo 44 autorizzate; per la tipologia C su 181 domande, autorizzate 111. E questo ritardo comporta la sospensione dell’attività economica, con tutti i rischi e conseguenze che comportano a livello economico nell’immediato. E noi abbiamo il coraggio di dare una valutazione positiva alla fase della ricostruzione?»

Rometti: «Guardare al futuro per superare le difficoltà»

«Le Regioni devono lavorare per riguadagnare autonomia rispetto alle decisioni nazionali. Queste norme vanno in deroga per cinque anni ma si muovono all’interno del quadro legislativo statale. Trovo positivo aver inserito la ricostruzione nel contesto della qualità paesaggistica anche se non abbiamo potuto anticipare le norme del piano paesaggistico. Ci vorranno anni per la ricostruzione ed è importante conciliare le deroghe con il rispetto del paesaggio. La legge prevede alcune semplificazioni per le procedure che ridurranno di ridurre i tempi. Importante garantire alla Valnerina una viabilità più adeguata»

De Vincenzi: «Si modificano i contenitori, non si risolvono i problemi»

«Ennesima scelta della Regione per modificare i contenitori senza risolvere i problemi. Si poteva pensare una legge ad hoc per modificare il quadro, agendo con un briciolo di coerenza e attenzione verso chi in quelle strutture ci lavora. Il riordino delle centrali di committenza prevede l’acquisizione di personale per Umbria salute e servizi quando invece la legge non prevede questa possibilità. In Commissione è stato votato un parere, supportato dagli uffici, che ribadiva l’impossibilità di acquisire personale in quella società. Vengono spostati competenze e servizi senza spostare il personale che dovrebbe garantire i servizi. Verrà assunto altro personale con i soldi del terremoto, togliendo risorse alla ricostruzione. Sarebbe stato più logico separare le due cose, annullare alcuni incarichi, fare un centro unico. La Regione sembra riconoscere di non essere in grado di fare appalti, anche se la legge dice che Umbria salute potrà usare il personale regionale proprio per fare gli appalti. Questa norma creerà ulteriori precari. Non è neppure chiaro quale sarà la disciplina di controllo degli appalti. Sappiamo che c’è bisogno di una legge sulla ricostruzione, ma serviva un provvedimento meno frettoloso. In questo modo saremo costretti a votare contro».

Mancini: «Sprecato esempio del 1997»

«Non serve allungare la macchina amministrativa dell’Umbria: la ricostruzione post sisma del 1997 andava presa ad esempio, era una buona piattaforma da cui ripartire. Invece il Governo centrale ha voluto accentrare tutto, cercando di evitare ipotetiche irregolarità di controllo di spesa. E la macchina burocratica messa in piedi dal Governo Renzi e dai suoi Commissari ha di fatto annichilito quella capacità organizzativa. In in questa legge voi avete appesantito la parte della ricostruzione pesante con norme che nulla hanno a che fare. Voi state declinando norme burocratiche secondo un dettame politico e non tecnico. Siamo a due anni dal sisma. Due anni per fare una legge, due super commissari che hanno fatto modifiche alle loro stesse direttive, che hanno costretto comuni e uffici a rifare atti più volte. Noi vogliamo essere costruttivi e lo abbiamo dimostrato in questi anni con la vicinanza ai cittadini colpiti dal terremoto. Spoleto, ad esempio, non è stata danneggiata in misura marginale: ha avuto 1200 sfollati. Ma la situazione della nostra Regione è chiara: la disoccupazione più alta, il pil in detto calo, infrastrutture negative, situazione di viabilità in difficoltà, la questione dell’aeroporto: il sistema Umbria è malato perché non solo perché ha avuto il terremoto, ma perché in questi cinquanta anni non avete voluto individuare degli uomini e donne capaci, ma solo vostri amici politici».

Liberati: «Nostra astensione è di incoraggiamento»

«Non siamo stati convinti dai rilievi e dalle osservazioni della giunta e dalla maggioranza. Però è bene che ci sia la consapevolezza dei limiti di questo testo. Voi stessi ve ne rendete conto tanto da annunciare rivisitazioni del testo. Il disegno di legge sconta l’elefantiasi burocratica. Resta un problema metodologico a monte: servirebbe un maggiore coordinamento tra Regioni e governo nazionale per una legislazione univoca in tema di catastrofi ed emergenze. Sulla fase dell’emergenza abbiamo più volte mosso critiche alla gestione delle risorse. Ma questa non è la sede per parlare di emergenza».

Brega: «Serve responsabilità»

«Chiedo un’assunzione di responsabilità a tutti i colleghi. Non accettiamo lezioni da chi non partecipa e non conosce. Maggioranza e opposizione si sono confrontate dal 24 agosto su questo testo. Anche gli emendamenti delle opposizioni sono stati valutati. Serve uno spirito di correttezza e non un atteggiamento irrispettoso per chi ha lavorato sl disegno di legge. Il testo cerca di fare quel che è possibile per dare risposte ai cittadini sui problemi concreti del terremoto. Umbria Salute non è un carrozzone per assunzioni. Serviva un centro appaltante e l’unica stazione appaltante che abbiamo è Umbria Salute. Non confondiamo i problemi occupazionali di alcuni dipendenti con il terremoto. Su Spoleto noi abbiamo raccolto quello che l’Amministrazione comunale di Spoleto ha chiesto alla Regione: farsi carico del territorio toccato dal terremoto»

Leonelli: «Grazie a me inserita Spoleto»

«Grazie all’emendamento presentato da me e dal presidente della seconda commissione, Eros Brega, anche la città di Spoleto sarà compresa nel masterplan sulla ricostruzione. Si tratta di una previsione normativa importante perché consentirà anche a Spoleto di accelerare le pratiche relative alla ricostruzione, potendo derogare, solo nelle situazioni più gravi, alle più lente procedure normali. L’individuazione delle aree spetterà al Consiglio comunale, previa sussistenza di comprovate cause di gravità e acquisito il parere dell’Ufficio speciale ricostruzione. La possibilità poi anche per Spoleto di entrare nel master plan della ricostruzione le permetterà di proporsi come vera e propria porta di accesso all’area interessata dalla ricostruzione, consentendole di accedere ad investimenti importanti in termini di infrastrutture, trasporti e servizi».

La nota del Pd: «Rischio stop ricostruzione»

I deputati del Pd delle aree colpite dal terremoto nel 2016 e nel 2017 hanno presentato una serie di emendamenti al decreto Genova, al fine di sostenere, oltre agli adeguati strumenti economici e organizzativi indispensabili alla Liguria e al suo capoluogo così pesantemente colpito, anche quelli per le aree e le popolazioni terremotate. Lo rende noto Walter Verini che aggiunge: «Anche come deputati umbri del Pd (Anna Ascani ed io) abbiamo presentato gli emendamenti, innanzitutto perché se il governo non interviene entro il 31 dicembre c’è il rischio reale che si arresti bruscamente il percorso della ricostruzione e, per questo motivo, è indispensabile approvare misure importanti come la proroga della struttura commissariale e di emergenza fino al 2020, oltreché le proroghe dei contratti per il personale assegnato agli uffici speciali per la ricostruzione, ai Comuni e alle Province, con una adeguata assegnazione di nuove risorse».

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