di M.T.
Alla fine il verso lo hanno trovato e il 20 maggio prossimo le segreterie nazionali dei sindacati dei metalmeccanici. le segreterie territoriali, le segreterie confederali regionali e locali, le Rsu e il direttivo sindacale del gruppo Ast, saranno tutti intorno ad un tavolo – al vertice hanno dato un titolo evocativo, ‘Made in Terni’ – per fare il punto della situazione alle acciaierie.
L’incontro Alle 9,30 di mattina, in un albergo cittadino, il confroto sarà anche l’occasione, per i rappresentanti nazionali, per rimettere piede a Terni, visto che dopo l’accordo del 3 dicembre 2014 non si erano praticamente più visti.
Il silenzio La ‘strategia del silenzio’, intanto, prosegue. Mentre di Ast si parla un po’ dappertutto – e con la campagna elettorale che sta per entrare nel vivo la faccenda promette nuove e interessanti sortite – i diretti interessati, la stessa Ast e gli altri soggetti in campo, tacciono.
La politica Se Giorgia Meloni ha chiamato direttamente in causa il governo nazionale e quelli locali, Antonio Tajani ha sollecitato anche l’Ast a prendere decisioni rigorose in relazione al processo di bonifica delle scorie. A queste sortite, però, non ha fatto seguito replica alcuna.
I temi Di cose da dire – e da capire – ce ne sarebbero invece parecchie: a cominciare, ne ha fatto cenno la stessa Meloni, del possibile ‘spacchettamento’ di Ast per poter meglio collocare sul mercato le varie ‘unit’; per non trascurare le strategie di medio-lungo periodo della stessa Ast, ma soprattutto della casa madre ThyssenKrupp; definendo anche, una volta per tutte, lo scenario con il quale ci si dovrà confrontare.
La società delle Fucine Proseguono, intanto, gli incontri tra azienda e sindacati: stavolta è toccato alla Società delle Fucine, per la quale il percorso che dovrà portarla all’incorporazione in Ast, hanno spiegato i rappresentanti aziendali a quelli sindacali, prosegue, ma, dicono questi ultimi, «non sono stati specificati ancora i tempi e i modi».
Difficoltà e impegni L’azienda, dicono i sindacalisti, «conferma il difficile momento che sta attraversando l’intero sistema della fucinatura e la propria strategia, che è quella di insistere nella produzione di grandi fucinati con maggior valore aggiunto. Conferma alcuni investimenti straordinari ed altri di ordinaria gestione e operatività impiantistica; altra conferma – spiegano le Rsu – è stata data in relazione alla volontà di «regolarizzare l’organizzazione del lavoro nel reparto Ccf e una maggiore chiarezza della gestione del personale nel reparto Fuc dopo l’applicazione unilaterale della nuova organizzazione del lavoro».
Il commento La sintesi finale delle Rsu è impietosa: «Nonostante alcuni impegni da parte dell’azienda in materia di ambiente, sicurezza e organizzazione del lavoro, resta per noi complessivamente insufficiente l’impegno rispetto alle tante altre questioni da noi poste, che nonostante la volontà espressa non chiariscono rapide condizioni di risoluzione. Confermiamo la nostra perplessità al piano di riorganizzazione aziendale, che tiene conto a nostro avviso del recupero secco dei costi a discapito delle condizioni di lavoro dei lavoratori».
Ilserv Altro fronte che è sul punto di riaprirsi è quello relativo alla Ilserv: la Fiom Cgil di Terni, infatti, parla di «silenzio assordante che in questi mesi sta interessando la questione e più in generale il sistema degli appalti nel sito industriale di Tk-Ast. Sono ormai mesi che sono state formulate le offerte per il rinnovo degli appalti e da tempo viene evidenziata la necessità di riorganizzare l’azienda, ma è evidente che senza certezze, senza progetti questa situazione è ingestibile».
I problemi Le lavorazioni e i servizi forniti da Ilserv, «nel corso degli anni, sono divenuti organici e fondamentali per la committente Ast e la professionalità delle lavoratrici e dei lavoratori risulta decisiva nei processi produttivi. La Fiom come sempre, è disponibile al confronto per la risoluzione dei problemi che prescinde il coinvolgimento e la conoscenza delle difficoltà , ma è contraria a valutazioni che guardino solo ad aspetti economici, senza considerare la qualità del lavoro e tutti gli aspetti sociali che riguardano oltre 300 famiglia della nostra città ».
La minaccia Se si è scelto «il silenzio con la consapevolezza di presentarci il conto alla fine – minaccia la Fiom – è bene che si sappia che i lavoratori non rimarranno in silenzio e che con l’avvicinarsi dell’estate arriverà il ‘caldo’, ‘molto caldo’».