Torgiano, falda contaminata: un imprenditore nei guai

La procura di Perugia ha chiuso le indagini condotte dai carabinieri del Noe su un’attività di recuperi. Numerose violazioni riscontrate

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Rifiuti speciali pericolosi e non pericolosi, gestiti presso una ditta di recuperi di Torgiano, senza le prescritte autorizzazioni. L’indagine condotta dai carabinieri del Noe di Perugia, coordinati dal capitano Francesco Motta, è stata chiusa dalla procura di Perugia (pm Carmen D’Onofrio) che contesta al legale rappresentante dell’azienda – un 52enne folignate – tutta una serie di reati di carattere ambientale.

Materiali di ogni tipo e in quantità oltre i limiti

Fra i rifiuti gestiti dall’attività, alcuni speciali e pericolosi (bombole gas gpl, estintori), altri speciali non pericolosi (componenti di apparecchiature elettriche ed elettroniche, personal computer, pneumatici, residui di lavorazioni edili). Materiali stipati in quantità ben superiori rispetto a quelle autorizzate: circa 25 mila tonnellate in più, nel triennio 2017-2019, rispetto a quanto stabilito dall’Autorizzazione unica ambientale.

L’inquinamento delle acque

Fra le altre cose, l’errata gestione dei materiali avrebbe anche causato – stando alle analisi condotte da Arpa Umbria nel marzo del 2019 – un deterioramento delle acque sotterranee, in particolare del pozzo aziendale, contaminate da tetracloroetilene con valori fra le 500 e le 200 volte superiori al massimo consentito dalla legge. Ora l’imprenditore, per il quale la procura potrebbe formulare la richiesta di rinvio a giudizio, rischia il processo.

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