Treofan di Terni, torna a crescere l’allarme

Dal 2020 perderà l’esclusività del proprio prodotto, timori anche per la tassa sulla plastica. «Ritardi negli investimenti, l’azienda dia risposte»

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Dal 1° gennaio il prodotto di punta dello stabilimento Treofan di Terni sarà commercializzato sul mercato con il marchio Jindal e sarà prodotto anche negli altri stabilimenti europei del gruppo, perdendo di fatto quella esclusività che rappresenta oggi l’80% della produzione e che ha finora garantito la marcia a ritmo serrato degli impianti, tanto da mettere in difficoltà la gestione delle ferie e il ricorso a prestazioni straordinarie, visti i carichi di lavoro. Si prospetta dunque «incerta, per quanto riguarda le prospettive future» – stando alle parole di Filctem, Femca e Uiltec – la situazione dell’azienda del polo chimico ternano, tornata al centro di un incontro al Mise che si è svolto martedì pomeriggio e che, vista l’assenza della proprietà, non ha risolto le preoccupazioni di sindacati e lavoratori.

Investimenti e assunzioni al palo

L’assenza è stata giustificata con la richiesta di rinvio presentata dagli stessi vertici aziendali il 10 ottobre, a causa dall’impossibilità di presentare il piano di reindustrializzazione del sito di Battipaglia, fermo dal dicembre scorso. Su pressione sindacale l’incontro si è comunque svolto ugualmente – presenti il responsabile delle crisi industriali del ministero, le segreterie nazionali e territoriali e le rsu – per fare il punto della situazione, in vista del prossimo tavolo già fissato per il 29 ottobre. Oltre alle preoccupazioni sulla commercializzazione del prodotto (ufficializzata da una comunicazione aziendale), è stato anche denunciato il ritardo della realizzazione del piano prospettato dall’azienda per il 2019, nei tavoli precedenti, in termini di investimenti economici e assunzioni annunciate del personale. «Nel merito – spiegano Filctem, Femca e Uiltec – l’azienda non ha rispettato gli impegni sul rapporto tra unità lavorative e volumi prodotti, negando i trasferimenti intercompany dei lavoratori di Battipaglia in cassa integrazione straordinaria a Terni, prima annunciati e poi non realizzati, senza alcuna giustificazione».

L’imposta sugli imballaggi

Motivo di ulteriore preoccupazione è dato dalla legislazione in corso di approvazione, contenuta nel Def, «che inserisce un’imposta aggiuntiva sugli imballaggi da fonte fossile, che rischia nel breve periodo di accelerare la riduzione della domanda sul mercato italiano ed europeo, mettendo a rischio l’intera filiera produttiva e l’indotto del Bopp in Italia». «Questo – continuano i sindacati – ci fa essere fortemente preoccupati per tutti gli stabilimenti Jindal presenti sul territorio nazionale. Non è più tollerabile per i lavoratori l’atteggiamento irrispettoso adottato fino ad ora dalla società. Dopo circa 12 mesi di vertenza sono stati disattesi incontri ed impegni assunti nazionali e locali. Cosa ancora più grave è stato di non avere mai potuto incontrare la nuova proprietà dopo la scellerata cessione da parte di De Benedetti. E pensare che ieri, dopo aver declinato l’incontro in Italia, mister Jindal era in Europa, esattamente a Francoforte in riunione con i vertici aziendali di Treofan, uno schiaffo ai lavoratori ed al Governo italiano».

L’appello alla chiarezza

La delegazione sindacale ha dunque chiesto al Mise di trasferire direttamente alla proprietà, che nell’incontro programmato per il 29 ottobre lavoratori e organizzazioni sindacali si attendono «risposte chiare sui progetti e piani industriali futuri che mettano gli stabilimenti presenti nel nostro Paese in condizioni di lavorare, produrre ed essere maggiormente competitivi anche sullo scenario internazionale. In assenza di tutto ciò – concludono i tre sindacati -, la risposta dei lavoratori sarà determinata e proporzionale all’atteggiamento aziendale e coinvolgerà tutti i dipendenti di Jindal/Treofan presenti sul nostro territorio nazionale».

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