Treofan e indagini: «Quali conseguenze per i lavoratori?»

Framarini (Femca Cisl) dopo l’inchiesta per truffa: «La cassa integrazione firmata a febbraio non può essere messa in discussione. Servono certezze»

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di Fabrizio Framarini
segretario generale Femca Cisl Umbria

Dopo le notizie apprese in questi giorni tramite stampa relative all’azione della Guardia di finanza nei confronti della Treofan, sarà il caso di capire ora cosa succederà operativamente ai lavoratori.

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I capi di imputazione nei confronti dell’azienda da quanto si legge sono molto gravi. A livello sindacale abbiamo posto l’attenzione sulle azioni messe in campo dalla controllante Jindal nei confronti della controllata Treofan fin dall’inizio della vertenza. Nei vari tavoli istituzionali abbiamo denunciato, già a partire dalla scorsa estate, la volontà nemmeno troppo celata da parte di Jindal di mettere in campo una serie di azioni (vedi la distrazione a nostro avviso di ordini dal sito ternano verso altri siti del gruppo) che ci hanno fatto temere il peggio per Treofan.

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Questi nostri sospetti evidenziati e portati avanti con lunghi giorni di lotta, si sono poi materializzati a fine novembre, quando il management Treofan/Jindal ci ha annunciato la volontà di mettere in liquidazione la Treofan, motivando tale decisione con problematiche legate ad un calo di mercato (calo che nei fatti avrebbe però interessato solo controllata e controllante ma non la concorrenza) a cui si sommavano le conseguenze legate alla pandemia da Covid-19.

Il resto, da novembre ai giorni nostri, è storia conosciuta – la vertenza sindacale si è conclusa (?) con la stipula di un accordo il 25 febbraio scorso che prevede tra le altre cose l’avvio di 12 mesi di cassa integrazione straordinaria per tentare la reindustrializzazione del sito. Tecnicamente ora l’azienda deve attivarsi presso il ministero del lavoro per farne formale richiesta di avvio.

Tra la stipula dell’accordo e la richiesta di incontro al ministero del lavoro per la sottoscrizione del verbale di cassa integrazione si è inserita temporalmente l’inchiesta della procura di Terni. A livello sindacale, visto l’evolversi della situazione, oltre ad avere piena fiducia nella magistratura, abbiamo però assoluta necessità di capire come gestire ora la situazione. Con la fabbrica ferma da tempo infatti la cassa integrazione è di vitale importanza e non vorremmo che questa fosse messa minimamente in discussione. Da essa dipendono economicamente i 136 lavoratori ed è a loro che in estrema sintesi si devono dare certezze.

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