Cassa Covid chiesta per ‘svuotare’ la Treofan: indagati in tre

Terni – Cig chiesta con la ‘scusa’ del virus ma la produzione andava bene. Gli inquirenti: «Chiusura già decisa nel 2018»

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Cassa integrazione ottenuta tra il 10 agosto e il 10 ottobre scorsi, con la ‘scusa’ dell’emergenza Covid-19 in atto, quando in realtà – per gli inquirenti – la motivazione della crisi era tutta nella volontà della proprietaria Jindal di chiudere la Treofan. Per questo la procura di Terni ha formulato l’ipotesi di truffa aggravata ai danno dello Stato e, attraverso le indagini sviluppate dalla Guardia di finanza di Terni, chiesto ed ottenuto dal tribunale un decreto di sequestro preventivo per equivalente «per aver indebitamente percepito la somma di euro 15.453,05 a titolo di cassa integrazione Cig con la causale ’emergenza da Covid-19’». Indagati a piede libero tre soggetti: il Ceo, il direttore finanziario della Treofan Germany (controllante della Treofan Italy Srl) e il rappresentante legale nel periodo di riferimento dell’indagine (luglio-ottobre 2020). Di contro non è coinvolto il liquidatore della Treofan.

TREOFAN, SIGLATO L’ACCORDO CON I SINDACATI

Nel mirino la gestione della crisi aziendale

Così il comando provinciale della Guardia di finanza di Terni, coordinato dal colonnello Livio Petralia, in una nota: «Parallelamente all’evolversi delle vicende della contrattazione sindacale in essere tra il noto gruppo indiano Jindal, proprietario della Treofan Italy Srl, ed i lavoratori dello storico polo ternano, sotto il coordinamento del procuratore capo Alberto Liguori, i militari del locale comando provinciale hanno condotto mirati accertamenti che hanno disvelato criticità sulla gestione della crisi aziendale».

Andrea Longo, comandante nucleo polizia economico finanziaria

«Crisi legata alla chiusura decisa in tempi non sospetti»

«Al termine di settimane di indagini condotte dal Nucleo di polizia economico finanziaria – proseguono le Fiamme Gialle ternane – è stato accertato che la Treofan Italy Srl, attraverso il proprio management, avrebbe artificiosamente creato le condizioni atte a richiedere ed ottenere, indebitamente, il contributo della cassa integrazione Cig con la causale ’emergenza da Covid-19′ previsto a sostegno delle imprese colpite dagli effetti della pandemia. Gli approfondimenti hanno consentito di verificare come la compagine societaria abbia fatto ricorso al contributo per il periodo intercorrente tra il 10 agosto ed il 10 ottobre 2020, attraverso una falsa rappresentazione della realtà aziendale, la cui lamentata condizione di crisi economica sarebbe da ricondurre alla espressa volontà del gruppo indiano di chiudere lo stabilimento ternano già a far data dalla sua acquisizione, avvenuta nel 2018».

«Cassa chiesta e ottenuta solo per svuotare i magazzini»

«Pertanto, la flessione della produzione non sarebbe da attribuire agli effetti distorsivi del Covid-19 – osservano gli inquirenti -, bensì ad una preordinata politica aziendale che nel tempo, progressivamente, ha visto dirottare gli ordinativi dalle linee di produzione ternane in favore di quelle delle sedi tedesche della società Treofan Germany GmbH (controllante della Treofan Italy Srl) ovvero della sede brindisina della Jindal Film Europe Brindisi Srl, imprese facenti parte del medesimo Gruppo Jindal. L’accesso alla cassa integrazione, fruita per poco più di 2 mila ore a fronte delle oltre 50 mila richieste e concesse dall’Inps a sostegno della ripresa della produttività, sarebbe stato strategico al solo fine di creare le condizioni favorevoli allo svuotamento del magazzino della sede ternana dei prodotti finiti e delle materie prime, per un valore di circa 11 milioni di euro, aggirando in tal modo il blocco delle portinerie innescato dallo sciopero indetto dai sindacati nei primi giorni del mese di agosto 2020».

Il colonnello Petralia

Denunce e sequestro

«Pertanto – spiega la Guardia di finanza di Terni – la dirigenza aziendale pro-tempore è stata deferita per il reato di truffa aggravata in danno dello Stato, avendo indebitamente richiesto ed ottenuto la somma di euro 15.453,05 a titolo di cassa integrazione Cig con la causale ’emergenza da Covid-19′. I militari del nucleo di polizia economico finanziaria hanno sottoposto a sequestro il profitto del reato, congelando la somma equivalente presente sui conti correnti in uso alla società, così come disposto dal gip Simona Tordelli».

«Rappresentazione falsa della realtà»

Così il procuratore Liguori in conferenza stampa: «La richiesta di sequestro preventivo da parte della Procura (ai fini della confisca ed eseguito su un conto corrente societario, ndR) è una iniziativa che nasce tramite canali istituzionali, in particolare statali, e non su iniziativa di parte. Si tratta di una indagine ancora in fase embrionale e concentrata solo ed esclusivamente su fatti ritenuti penalmente rilevanti. In occasione della gestione di alcuni istituti messi a disposizione dallo Stato attraverso l’Inps, l’azienda ha utilizzato un canale legato all’emergenza Covid-19. Ciò per un calo di produttività giustificato con la pandemia. Abbiamo ritenuto invece, in base a prove dichiarative raccolte in fase di indagine e nell’immediatezza, che non si è assistito in questa fase, mi riferisco al 2020, ad un calo della produzione: c’è anzi stato un aumento. La cassa integrazione causa Covid prevede un monte ore per l’azienda che ne fa richiesta. Ne sono state chieste 50 mila, con un utilizzo di 2.272 ore: pochissime e che secondo noi non sono state usate per assistere la produttività, ma per spostare le materie prime dalla sede ternana a quella di Brindisi, per un valore di circa 11 milioni di euro, dove sono state poi lavorate. Ciò lasciando pochissimo su Terni. Per la procura c’è una rappresentazione falsa della realtà in relazione alla richiesta ed all’utilizzo dell’ammortizzatore sociale, con conseguente truffa ai danni dello Stato».

Alberto Liguori

«La volontà di chiudere il polo ternano risale al 2018»

Il maggiore Andrea Longo, comandante del Nucleo di polizia economico finanziaria delle Fiamme Gialle ternane, ha spiegato che «la sovvenzione statale prevista con diversi decreti, mira a sostenere la produttività contenendo l’impatto sociale degli effetti del Covid-19. Emerge invece, dalle indagini, una realtà diversa: la produzione nel corso del 2020 non è diminuita, anzi. Il prodotto realizzato nel polo ternano, film plastico, ha un ampio utilizzo alimentare e nel lockdown tale mercato è stato molto sostenuto. Sembra che il gruppo Jindal avesse in animo, con una politica preordinata, di distogliere la produzione dal polo di Terni, spostando l’interesse su altri centri di produzione come la sede di Brindisi. La volontà di porre fine al polo ternano era probabilmente già in essere qualche tempo fa e il disegno di chiudere l’impianto si sarebbe forse concretizzato subito se non ci fosse stato il blocco dei licenziamenti attuato in fase Covid, quando era previsto l’utilizzo di 18 settimane di integrazione salariale prima di procedere ai licenziamenti. Ad ottobre tale scenario, con un ulteriore Dpcm, è mutato e la Treofan ha subito fatto richiesta di 9 delle 18 settimane previste per poter adire ai licenziamenti. Il presupposto dell’accesso a questa integrazione non si è mai concretizzato. Lo scorso agosto le portinerie del sito ternano erano state occupate dai lavoratori e il ricorso alla cassa sembrava aver dato la possibilità di una ripresa: è stato un po’ lo strumento con cui sono stati calmati gli animi delle maestranze. Neanche a farlo apposta, sempre nello stesso periodo venivano spostati logisticamente beni e materie prime per oltre 11 milioni di euro».

Leonardo Latini

«Scorrettezza dei manager»

In merito alla vicenda il sindaco di Terni Leonardo Latini sottolinea che «l’azione della magistratura e dei militari della Guardia di Finanza di Terni nei confronti della proprietà della Treofan ha posto in evidenza un aspetto importante di questa sconcertante vertenza: quello relativo alla scorrettezza dei manager che l’hanno gestita. Ricordo che nello scorso mese di novembre, come sindaco della città, chiesi al Mise ed al Governo di verificare la legittimità delle azioni poste in essere dalla multinazionale anche nel giovarsi di sostegni economici nazionali o regionali e denunciai il comportamento della proprietà come inaffidabile e inadeguato in riferimento agli obiettivi definiti dai lavoratori, dai loro rappresentanti e dalle istituzioni. Come amministrazione comunale esprimiamo apprezzamento per le azioni della magistratura e delle Forze dell’Ordine – conclude – e continueremo a lavorare per l’obiettivo finale che resta sempre  quello della reindustrializzazione del sito, nell’interesse dei lavoratori e della comunità cittadina».

I parlamentari della Lega: «Attivati con il Mise»

«Un plauso alle Fiamme Gialle – scrivono Virginio Caparvi, Riccardo Augusto Marchetti, Valeria Alessandrini, Barbara Saltamartini, Luca Briziarelli, Simone Pillon e Stefano Lucidi – per la professionalità e l’attenzione dimostrata in una vicenda molto complessa quale quella della Treofan Terni. Secondo la magistratura nella condotta della proprietà indiana vi sarebbe un’espressa volontà di chiudere lo stabilimento ternano già dal momento dell’acquisizione. Nulla di nuovo nei contenuti, che avevamo già denunciato a mezzo stampa più volte, pur tuttavia l’entrata in scena da parte dello Stato in questa vicenda è un segnale importante – proseguono – per l’azienda e per i lavoratori. Non ci interessa questionare nel merito del reato contestato perché sarà compito della magistratura indagare, evidenziamo il nodo politico di una vicenda legata alla strategicità della produzione industriale di una azienda che è stata messa nel mirino da parte del colosso indiano al fine di perseguire ambizioni di mercato che nulla hanno a che vedere con la redditività di un sito che, come sottolineato dalle rappresentanze sindacali, nel periodo di quarantena ha lavorato a ritmi più che sostenuti. Alla luce dell’accordo siglato dall’azienda e da tutte le sigle sindacali, ci siamo già attivati con il Mmnistero dello Sviluppo Economico affinché il valore produttivo del sito non venga disperso anche attraverso possibili processi di reindustrializzazione».

La senatrice Pavanelli (M5S): «Interrogazione al ministro Giorgetti»

«Ringrazio la magistratura – la nota di Emma Pavanelli, senatrice M5S – e le Fiamme Gialle per le accurate indagini che hanno portato alla scoperta di una truffa aggravata ai danni dello Stato.  In una situazione così difficile, è fondamentale la vicinanza con i lavoratori, come il Movimento 5 Stelle ha sempre fatto.
Infatti nei prossimi giorni presenterò un’interrogazione al ministro Giorgetti essendo presso il suo dicastero il tavolo di crisi sulla vicenda Treofan. Nell’interesse dei lavoratori e della comunità, continueremo a vigilare affinché si faccia tutto per reindustrializzazione del sito».

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