Tumore vescica, Terni in prima linea per studio innovativo

La struttura di oncologia medica e traslazionale protagonista nell’ambito del congresso Asco: «Cambierà la pratica clinica in tutto il mondo»

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Viene definito «uno studio innovativo i cui risultati sono destinati a cambiare la pratica clinica in tutto il mondo nell’ambito del trattamento di pazienti con carcinoma avanzato della vescica». La nuova speranza arriva grazie al lavoro svolto dall’Oncologia medica e traslazionale del ‘Santa Maria’ di Terni, protagonista nell’ambito dell’abstract numero 1 del prestigioso congresso americano Asco.

Il dottor Sergio Bracarda

L’evento e la novità

Si tratta del maggior evento mondiale in ambito oncologico con circa 35-40 mila professionisti da tutto il mondo. «Quest’anno – spiega il dottor Sergio Bracarda, direttore della struttura complessa di oncologia medica e traslazionale del nosocomio ternano – l’abstract innovativo numero 1 presentato nella sessione plenaria del congresso ha visto la partecipazione della nostra struttura, nella persona della dottoressa Claudia Caserta, mia valida collaboratrice ed esperta di neoplasie del tratto genitourinario. I risultati di questo studio cambieranno rapidamente la pratica clinica in tutto il mondo e questo anche grazie al nostro apporto e alla nostra competenza».

La dottoressa Claudia Caserta

I vantaggi e la sopravvivenza

Nel dettaglio è la dottoressa Caserta a dare delucidazioni su ciò che comporta: «Lo studio internazionale a cui abbiamo partecipato ha dimostrato la possibilità di ottenere importanti vantaggi in termini di sopravvivenza nei pazienti con neoplasia vescicale avanzata che abbiano ottenuto una risposta favorevole alla chemioterapia di prima linea. Una condizione che, purtroppo, si associa a frequenti recidive di malattia, a volte così precoci da rendere impossibile l’inizio di una seconda linea di terapia. In particolare, questo studio, condotto su ben 700 pazienti, ha dimostrato un aumento della sopravvivenza di circa 7 mesi nei pazienti che avevano ricevuto una terapia di mantenimento con avelumab, uno dei nuovi farmaci immunologici anti PD-L1, rispetto a chi non l’aveva fatto. Un risultato fino ad ora mai osservato in prima linea in questa patologia».

La ricerca

Non si ferma qui l’attività della struttura di oncologia a Terni: «Al momento – continua Bracarda – sono attivi oltre 80 studi clinici e altri sono in via di attivazione, alcuni anche proposti dai nostri gruppi di ricerca e accettati a livello nazionale e internazionale, con numerosi pazienti provenienti anche da altre regioni, inseriti nelle varie sperimentazioni. Vari gli approcci innovativi in corso di verifica sia nelle varie patologie urogenitali (neoplasie renali, vescicali, prostatiche) sia nell’ambito delle patologie della mammella, del polmone e del tratto gastroenterico. Tutto ciò anche grazie al nostro staff di ricerca, alla intensa attività multidisciplinare in ambito oncologico e all’interesse della direzione dell’azienda ospedaliera per la ricerca». Focus dunque sull’innovazione: «Traslare, cioè trasportare queste novità nelle normali attività assistenziali quotidiane è la nostra mission e proprio per questo siamo in grado di offrire ai nostri pazienti una qualità che ci viene riconosciuta a tutti i livelli».

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