Un incontro a Perugia, in Prefettura, sul Centro Islamico di Umbertide, che tante polemiche ha provocato negli ultimi tempi. Un modo per fare chiarezza e per testimoniare che le istituzioni stanno vigilando con attenzione.

Accoglienza e integrazione Con il Prefetto, Raffaele Cannizzaro, c’erano il Sindaco di Umbertide Marco Locchi, il Vice Questore Vicario Massimo Gambino, il Comandante Provinciale dei Carabinieri Paolo Piccinelli, i rappresentanti della Regione Umbria, Eleonora Bigi, e della Provincia di Perugia, Erika Borghesi, nonché l’Imam di Umbertide Chafiq El Oqayli, che si è detto disponibile a collaborare con le istituzioni per rendere note le informazioni necessarie a garantire la totale trasparenza delle iniziative che saranno organizzate dalla comunità islamica.

Nel rispetto della legge Tutti i presenti – fanno sapere dalla Prefettura – sono stati d’accordo nel sottolineare l’importanza della conoscenza dei diversi aspetti inerenti la struttura da adibire a Centro Culturale Islamico, finalizzata ad una migliore integrazione delle diverse identità religiose e culturali, base dell’esercizio dei diritti civili per una convivenza pacifica nella collettività. Poste le basi per la costituzione di un tavolo di confronto che dovrà portare alla stesura di un protocollo locale che dia attuazione al «Patto Nazionale per un Islam italiano, espressione di una comunità aperta, integrata e aderente ai valori e principi dell’ordinamento statale» recepito dal Ministero dell’Interno.
Il bando nel 2011 Massima vigilanza, ma senza preconcetti, quindi, sulla struttura aggregativa che sta nascendo nell’area dell’ex serra comunale, una parte della quale fu acquistata con regolare procedura pubblica dall’associazione culturale islamica di Umbertide, dopo il bando per la vendita dei terreni edificabili diramato dal Comune nel 2011. Venduta per una cifra di poco superiore ai centomila euro, l’area si estende complessivamente per oltre 1800 metri quadrati ma la struttura occuperà meno di un terzo dell’area.
Come una chiesa di periferia «Nulla di così straordinario – ha fatto notare il Sindaco di Umbertide Marco Locchi, intervistato da Pasquale Punzi – se paragonato ad altre realtà che si possono trovare in Italia. Non sarà più grande di una piccola chiesetta di periferia con annesso oratorio. Del resto, l’associazione offre anche servizi sociali come corsi di Italiano per immigrati, svolgendo un lavoro utile anche ai fini dell’integrazione. Oggi sono in un capannone fatiscente, era anche giusto che avessero un luogo idoneo per i loro incontri e le loro preghiere».
Finanziamenti tracciati Oltre alle proteste sulle dimensioni, sono emerse negli ultimi giorni voci su possibili finanziamenti dal Qatar. Per questo motivo, l’amministrazione comunale ha chiesto all’Imam di fornire informazioni su tutti i flussi finanziari, sia italiani che esteri, dell’associazione – cosa fra l’altro prevista nel patto nazionale – per far conoscere chi sono i finanziatori. La documentazione verrà poi valutata dalle autorità competenti. «Se dovessero esserci dei finanziamenti sospetti i lavori saranno interrotti», assicura Locchi, che però anche su questo punto getta acqua sul fuoco: «Il discorso sui finanziamenti dal Qatar per le moschee italiane è vecchio di anni. Poi, fra l’altro, ci sono tantissime operazioni finanziarie qatarioti in Italia, nelle grandi città, nelle imprese, negli istituti di credito. Chi di dovere controllerà».
«Niente paura» «La moschea (che poi non è una moschea ma un centro culturale) a Umbertide si fa, ma nel pieno controllo, nel rispetto della legge e le garanzie richieste dall’amministrazione e dai cittadini – assicura il sindaco – del resto, molto meglio avere un punto chiaro e trasparente, che permette di controllarne le attività con maggiore facilità, piuttosto che tanti piccoli mini centri di aggregazione. La comunità di Umbertide viene da 30 anni di accoglienza e integrazione – continua Locchi – gli immigrati che vivono qui sono ormai alla terza generazione, non ci sono motivi per opporsi al processo di integrazione».