Umbria ‘amianto zero’: «Obiettivo possibile»

Cgil, Cisl e Uil tornano a chiedere una mappatura della presenza della fibra sul territorio e un’operazione di bonifica: «Anche opportunità per creare lavoro»

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«Vogliamo che l’Umbria diventi la prima regione in Italia ad ‘amianto zero’». È l’obiettivo della Cgil, Cisl e Uil che martedì mattina hanno posto il tema della bonifica dall’amianto al centro di un’iniziativa che si è svolta alla Scuola edile di Perugia, con la partecipazione dei segretari nazionali delle tre organizzazioni, Angelo Colombini (Cisl), Silvana Roseto (Uil) e Maurizio Landini (Cgil).

Monitoraggio «A 26 anni dall’approvazione delle legge che ha messo al bando la fibra killer le operazioni di censimento e bonifica nel Paese sono ancora quasi all’anno zero. E l’Umbria non fa eccezione, perché dopo aver avviato un percorso positivo e un primo monitoraggio, non è stato messo in campo – dicono i sindacati – un intervento realmente efficace. Per Cgil, Cisl e Uil è quindi necessario prima di tutto completare un censimento esaustivo della presenza di amianto in Umbria, sfatando come prima cosa la falsa convinzione che questo non sia un problema che riguarda anche il ‘cuore verde’. Al contrario spesso ci accorgiamo della presenza di eternit anche in aziende dove non ne è mai stata denunciata la presenza».

Malattie Secondo i dati del registro tumori umbro, nel decennio 2007-2016, «le persone morte per mesotelioma, che è solo una delle malattie collegate all’amianto, sono state in media 17 all’anno, 20 nell’ultimo quinquennio. E il dato è destinato ad aumentare ulteriormente – avvertono i sindacati – se non si pone la bonifica come priorità politica. Da un primo censimento effettuato dall’Arpa, ma attraverso l’autocertificazione, e quindi scarsamente attendibile soprattutto nel settore privato, in Umbria è accertata la presenza d’amianto in almeno 84 edifici pubblici e 104 privati, per un’estensione pari a 269 mila metri quadrati».

Bonifica «È già un dato allarmante, ma sicuramente molto inferiore alla realtà. E allora, una mappatura completa dell’esistente, a partire dai settori produttivi, è il primo obiettivo da porsi». Ma accanto a questo, i sindacati umbri richiamano l’attenzione sul ciclo raccolta-smatlimento, «che oggi comporta costi esorbitanti, tali da innescare un rischio concreto di infiltrazioni malavitose nel business, come testimoniano i casi di discariche abusive, riscontrati anche nella nostra regione». Da qui la proposta rivolta alla Regione Umbria di «prevedere la certificazione delle imprese abilitate allo smaltimento». Infine, la bonifica dell’amianto per i sindacati ha anche importanti risvolti di carattere occupazionale. «Ad esempio – come ribadito in più interventi – nell’edilizia. Pensiamo solo al lavoro che si potrebbe generare – hanno suggerito i sindacati – investendo nella sostituzione e nell’ammodernamento delle rete di distribuzione dell’acqua, che in molti tratti sono fatte di amianto».

Responsabilità Cgil, Cisl e Uil sono convinte che ci sia la possibilità concreta di «liberare completamente l’Umbria dall’amianto e di farlo entro il 2028, anno fissato dall’Unione Europea come obiettivo comunitario su questo fronte. Ma per riuscirsi serve un’assunzione di responsabilità collettiva, da parte di politica, istituzioni, aziende e cittadinanza tutta. Da parte nostra continueremo a insistere nella nostra azione di sensibilizzazione e denuncia, come una goccia che alla fine riesce a scavare la pietra».

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