di Italo Federici
Presidente Confesercenti Terni
Il tempo passa, aumentano le pressioni, le promesse e le offerte. Stiamo parlando della Camera di Commercio di Terni, ancora a rischio accorpamento, anzi, fagocitamento, da parte della Camera di Commercio di Perugia. L’ennesimo scippo alla città, l’ultimo, avendo con la logica della regionalizzazione e/o razionalizzazione, accentrato istituzioni, enti, associazioni. I rischi non sono ancora scongiurati e, per questo, pur di salvaguardare poltrone e posti di comando per singoli e categorie, ci si sbilancia in offerte di posti, in promesse di primarietà, in tutto ciò che può stimolare l’ambizione personale.
Come Confesercenti di Terni non siamo disponibili a prestarci a questo gioco che lasciamo ad altri che soffrono di protagonismo. La Confesercenti di Terni, insieme ad altre componenti camerali, di presidenza, giunta e consiglio, si è espressa contro l’accorpamento con Perugia ed a favore del ricorso amministrativo contro questa ipotesi. Dopo la sospensione decretata dalla sesta sezione del Consiglio di Stato in sede giurisdizionale lo scorso anno e dopo le positive sentenze del Tar del Lazio in favore della Camera di Commercio di Crotone (a rischio accorpamento con Catanzaro e Vibo Valentia) e, prima ancora di Pavia (a rischio accorpamento con Cremona e Mantova), l’ordinanza del tribunale amministrativo che rimanda la riforma delle Camere di Commercio alla Corte Costituzionale, è un ulteriore aspetto positivo ma non definitivo.
Troppo tempo che si assiste ad un silenzio assordante sulla vicenda. Non vorremmo che le promesse e le offerte della premessa avessero fatto breccia in qualcuno o qualche associazione. Anche la politica, che a suo tempo si e sbracciata per salutare positivamente la sospensione tace: troppo silenzio soprattutto da chi si e dichiarato paladino del ‘fare’. I cittadini di Terni sono con noi. Vorremmo che le iniziative riprendessero, che anche le istituzioni mostrassero una forte ed incisiva azione, sia istituzionale che politica, con l’obiettivo di giungere ad una modifica della riforma, salvaguardando l’ultimo ente non regionalizzato, simbolo di una città che lotta unita, una città che unita vine e, soprattutto, una città che unita rinasce.