Stop negozi dalle 14 del sabato: malumori e richiesta di revoca

Covid Umbria – Presa di posizione dei consiglieri FdI e di Fioroni della Lega dopo la nuova ordinanza Tesei. Commercianti imbufaliti. I cartelli a Terni

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La chiusura dei negozi dalle ore 14 del sabato e per tutta la domenica. È l’argomento al centro dell’attenzione in merito alla nuova ordinanza per le misure anti Covid-19, firmata venerdì dalla presidente della Regione Umbria, Donatella Tesei, e valida fino al 21 marzo. Malumore – eufemismo – tra i commercianti ma non solo. Anche a livello politico il dibattito è acceso. Fratelli d’Italia prende posizione e lancia l’input agli alleati: «Esagerato, facciamoli lavorare. Siamo gli unici in Italia, perché?».

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«Rivedere il divieto». La pressione

Sono i consiglieri regionali Marco Squarta ed Eleonora Pace – da mesi in disaccordo su diversi temi con gli alleati – a chiedere di cambiare la misura: «Un provvedimento illogico, una mazzata gratuita per tutti i commercianti che, già allo stremo delle proprie forze, non hanno la possibilità di incassare niente durante gli unici due giorni in cui avrebbero opportunità di farlo». Focus in particolar modo sul passaggio dell’ultima ordinanza regionale in cui si dice che «è vietata l’apertura dalle 14 del sabato e della giornata di domenica di ogni attività commerciale a esclusione di generi alimentari, prodotti agricoli e florovivaistici». Squarta e Pace chiedono all’esecutivo di modificare il divieto già dal prossimo weekend: «In più i commercianti si sono già dovuti adeguare alle disposizioni che prevedono la misurazione della temperatura corporea per i clienti, il contingentamento degli ingressi in base ai metri quadrati del negozio e l’obbligo di far indossare mascherine Ffp2. Compatibilmente ai prossimi sviluppi del quadro epidemiologico chiediamo la possibilità di annullare questo divieto; ci piacerebbe comprendere i criteri che hanno mosso il Cts a suggerire una simile decisione in quanto, secondo noi, si tratta di una decisione illogica adottata a fronte delle varie imposizioni alle quali i commercianti si sono adeguati sin dall’inizio senza battere ciglio. Ci risulta che l’Umbria, regione in cui si registra un miglioramento rispetto alle scorse settimane – terminano – sia l’unica zona arancione in cui gli esercenti vengono obbligati a tenere chiuso e per questa ragione chiediamo di annullare immediatamente il divieto già nel prossimo weekend». Parola alla Regione.

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«Restino aperti il sabato pomeriggio»

Presa di posizione anche da parte del consigliere regionale – vicepresidente dell’assemblea legislativa – Paola Fioroni della Lega: «Gli esercizi di vicinato in misura maggiore rispetto alle medie e grandi superfici generano gran parte del fatturato nella giornata del sabato. La chiusura anticipata – sottolinea – il sabato pomeriggio richiede dunque ai commercianti un enorme sacrificio in un momento drammatico per le sorti delle loro attività. Le abitudini dei consumatori sono cambiate con il Covid a causa in del largo utilizzo dello smart working che ha ridotto sensibilmente gli acquisti durante la settimana che per tali motivi si sono ulteriormente concentrati il sabato pomeriggio. Pur essendo convinta che non sia il momento di abbassare – conclude –  la guardia ritengo che sia possibile rimodulare l’ordinanza regionale in anticipo rispetto alla sua scadenza prevista il 21 marzo, consentendo l’esercizio delle attività commerciali di vicinato il sabato pomeriggio e la domenica sin dal prossimo fine settimana, dati epidemiologici permettendo». Altra decisione che ha fatto innervosire e non poco chi, ormai da un anno, sta cercando di resistere alle tante problematiche causate dal Covid.

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Confcommercio Terni: «Forte preoccupazione»

Confcommercio Terni esprime invece «pieno dissenso sulla prescrizione regionale e manifesta forte preoccupazione per il disagio economico e sociale degli operatori commerciali Le decisioni assunte con l’ultima ordinanza della Regione Umbria sono eccessivamente penalizzanti per le attività commerciali già da tempo in difficoltà sul piano economico e sociale. A seguito del diffondersi anche nei nostri territori delle nuove varianti del virus, comprendiamo la necessità di interventi sul piano sanitario per controllare il rischio di un aumento dei contagi ma sottolineiamo come la chiusura di gran parte delle attività commerciali potrebbe non essere efficace in termini di contenimento nella diffusione della pandemia. Siamo invece certi che aggraverà le già forti criticità economiche per gli operatori. La chiusura dei negozi non risolverà il problema del sovraffollamento nelle vie e nelle piazze dei Comuni della nostra regione , in quanto la voglia di socialità e di vita all’aria aperta porterà comunque molti cittadini ad uscire nel fine settimana. Come da tempo sottolineato non comprendiamo perché l’esercizio dell’attività di impresa, seppure in presenza di prescrizioni sempre più rigide in termini di protocolli per la prevenzione del Covid-19, con rilevanti investimenti e spese da parte degli operatori, debba essere considerato il principale fattore di rischio e veicolo del contagio. Molte piccole attività del settore non alimentare, presenti nei centri commerciali, sono chiuse ormai da mesi, sebbene queste strutture continuino ad essere meta di consumatori ed all’ingresso delle stesse siano previsti controlli ai fini del contingentamento delle persone che vi accedono. In ragione di quanto evidenziato chiediamo alla Regione di modificare l’ordinanza con riferimento alla chiusura di gran parte delle attività economiche nel fine settimana e, nel contempo, invitiamo i sindaci e le altre autorità competenti a vigilare capillarmente sul territorio affinché vengano effettivamente rispettate tutte le altre limitazioni previste. Come Confcommercio chiediamo – in chiusura – da tempo al Governo una maggiore programmazione e più coordinamento negli interventi, rivendicando adeguati e tempestivi indennizzi a fondo perduto ed altre forme di aiuto. Riteniamo altresì importante, per quanto di loro competenza, il ruolo delle istituzioni presenti sul territorio soprattutto per l’attuazione di un efficace piano di vaccinazioni, di interventi ed investimenti finalizzati, a sostenere adeguatamente la ripresa nonché azioni volte alla prevenzione del diffondersi dei fenomeni di illegalità e di disagio sociale».

Protesta anche Bartoccini

«Grazie al governo nazionale i centri commerciali continuano a stare chiusi sabato e domenica. Grazie al governo regionale le attività al di fuori dei centri commerciali staranno chiusi sabato pomeriggio, il migliore giorno lavorativo. Conseguenze: stamattina abbiamo dovuto contingentare le persone perché chi voleva acquistare è venuto la mattina. Quindi grande afflussi nei negozi con rischio assembramento. Oggi pomeriggio negozi vuoti perché chiusi. La prima domanda che mi viene spontanea è: perché? Perché si continua a fare provvedimenti insensati??? Oggi pomeriggio le location dedicate allo struscio saranno affollate, in primis il centro storico. Perciò: il corso sarà pieno e i negozi chiusi e vuoti. Perché?» così il presidente del gruppo Bartoccini Gioiellerie, nonché presidente della squadra di volley femminile di Perugia.

M5S Terni: «Il sindaco assiste in silenzio»

Attacca anche il gruppo pentastellato ternano: «‘I negozi di vicinato in Umbria devono rimanere aperti il sabato pomeriggio perché possano sopravvivere’. Non lo dicono le opposizioni. A mettere in discussione l’ultima ordinanza regionale della presidente Tesei è il suo stesso partito. Addirittura la vicepresidente del consiglio regionale della Lega, Paola Fioroni. Una voce di dissenso che vorremo sentire anche dal sindaco di Terni, che invece come abbiamo già denunciato mostra solo debolezza politica nei confronti dei provvedimenti presi dalla Regione su Terni. Cittadini e commercianti sono impotenti di fronte all’incapacità del sindaco di tutelare gli interessi di tutte le categorie che pagano a caro prezzo i provvedimenti di chiusura. Provvedimenti che, quando necessari per tutelare la salute pubblica, non abbiamo mai contestato nel merito. Ma non possiamo ignorare il grido dei commercianti che sulle vetrine affiggono cartelli con scritto ‘Meno chiusure, più vaccini e più controlli per le strade’. L’inadeguatezza della maggioranza leghista che governa l’Umbria, in ritardo nella somministrazione dei vaccini nonostante i criteri per la distribuzione siano stati decisi nella Conferenza Stato-Regioni che è presieduta proprio dalla governatrice Tesei, viene contestata a Perugia perfino dagli stessi esponenti della Lega. Negozi chiusi e nessuna richiesta di ristori, ora che c’è la Lega al governo e Giorgetti al Mise. La Tesei ha smesso di bombardare il governo di richieste come faceva con il precedente esecutivo. Ma davanti agli esercizi di vicinato chiusi al sabato pomeriggio, evidentemente, non c’è appartenenza di partito che tenga. Questo almeno succede a Perugia. Invece a Terni – conclude il M5S – il sindaco assiste passivamente e in silenzio. Sono settimane che con dati da zona gialla, siamo relegati in zona arancione. Senza ristori e in ritardo sui vaccini».

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