Umbria e rifiuti: «Nessun accordo»

Netta la posizione della Regione: «In assenza di un accordo politico non c’è possibilità di aprire le nostre discariche a servizio della capitale»

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Ci poteva essere una possibilità su mille che la Regione uscisse vincitrice dalla ‘battaglia’ sui ‘rifiuti’ in corso in Umbria da ormai qualche anno. E il sindaco di Roma Virginia Raggi sembra avergliela fornita su un piatto d’argento.

Contro la sciagura Mentre la presidente Marini è fuori e gli uffici sono già mezzi vuoti, a palazzo Donini giovedì mattina il telefono trilla in continuazione. La prima notizia trapelata è che stavolta la presidente ha intenzione di far vedere i muscoli. Una posizione netta, quella della Regione Umbria, contro la sciagurata ipotesi che la discarica Le Crete di Orvieto si trovi, di nuovo, a dover accogliere i rifiuti da fuori regione.

Piano regionale dei rifiuti «Gli impianti non sono di proprietà dei gestori – dicono da palazzo – non sono loro a decidere quali rifiuti raccogliere. I conferimenti vengono decisi dal Piano regionale dei rifiuti e qualsiasi decisione di accogliere in discarica rifiuti da fuori regione deve ricevere, per legge, l’assenso della Regione ricevente». Ma se, nel caso in particolare, il gestore ha anche la proprietà degli impianti? «Non può decidere comunque, in autonomia, di far venire ‘la monnezza’ da fuori se dietro non c’è un accordo politico».

La Regione si opporrà Non sembrano esserci dubbi, dunque, né tantomeno tentennamenti. «Quando ci fu l’emergenza a Napoli, nel 2003, i rifiuti che arrivavano dalla Campania rientravano in un accordo tra Governo e Regioni. In assenza, quindi, di un accordo politico non c’è alcuna possibilità di aprire le nostre discariche e metterle a servizio della capitale». L’intesa, dunque, non ci sarà e, anzi, «La Regione si opporrà con tutti i mezzi a qualsiasi ipotesi di accordo con la Regione Lazio».

L’assessore Cecchini «Il sindaco di Roma ha scelto un assessore all’ambiente altamente competente, quindi farebbe bene se si facesse spiegare come funziona la gestione dei rifiuti, perché forse non è al corrente del fatto che i rifiuti urbani destinati ad operazioni di smaltimento, devono essere smaltiti nella regione in cui vengono prodotti e che inoltre, per utilizzare gli impianti, non basta esserne proprietari, ma è necessaria una condivisione con le istituzioni locali e la comunità», commenta così l’assessore all’ambiente della Regione Umbria, Fernanda Cecchini, le dichiarazioni del sindaco della capitale, Virginia Raggi.

Completa indisponibilità «Occorre precisare – afferma l’assessore – che i rifiuti provenienti da altre regioni possono essere conferiti in discariche fuori dal territorio di provenienza solo con il raggiungimento di un’intesa tra le Regioni interessate. Pertanto, per utilizzare l’impianto di Orvieto, occorrerebbe un’intesa tra la Regione Umbria e la Regione Lazio. In ogni caso, l’Umbria, sin da ora, dichiara la completa indisponibilità ad accogliere i rifiuti di Roma, visto che il nostro obiettivo è garantire la durata più lunga possibile alle discariche dell’Umbria che dovranno lavorare esclusivamente al servizio della nostra comunità».

Raccolta differenziata L’assessore Cecchini ha quindi ricordato che «la Regione ha attivato a ritmo serrato un gruppo di lavoro istituito ad hoc, proprio per monitorare la situazione degli impianti e per verificare l’accelerazione della raccolta differenziata, anche attraverso uno stretto monitoraggio. L’obiettivo della Regione infatti è di incentivare la raccolta differenziata limitando così il conferimento in discarica in modo da garantirne una lunga durata». A tal proposito, ricorda, «la Giunta regionale dell’Umbria ha approvato due delibere con le quali si incoraggia la raccolta differenziata e si definiscono modalità di conferimento in discarica per garantire agli umbri un buon servizio e senza creare disagi alla comunità». Concludendo, l’assessore ha evidenziato quanto sia «bizzarro che per risolvere un’emergenza di un territorio che conta 5 milioni di abitanti, si chieda di utilizzare impianti di una regione che ne conta 900 mila, come appunto l’Umbria».

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