Umbria: ecco i numeri della crisi strutturale

Meno 14,6% Pil, meno 35% investimenti e 8% dei consumi: una emorragia senza fine. Dramma disoccupazione. «Serve un patto sociale», dice Giannangeli

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Negli ultimi dieci anni l’Umbria ha perso il 14,6% del Pil, il 35% degli investimenti e l’8% dei consumi. Sul fronte occupazionale si devono recuperare ancora circa 7mila posti di lavoro, anche se la disoccupazione è aumentata di oltre 24mila unità essendosi aggiunte le persone in cerca di lavoro, soprattutto donne.

IL DOSSIER DI CNA

Giannangelli e Cesca

Artigianato in affanno Il settore più sofferente è stato quello dell’artigianato, ma in termini percentuali le imprese di grandi dimensioni sono diminuire maggiormente, registrando una riduzione del 6,8%. Infatti, dopo questo decennio terribile, le micro e piccole imprese continuano a rappresentare il 95,4% dell’imprenditoria umbra.

Turismo ok nonostante tutto L’unico settore in cui il Pil è cresciuto costantemente è stato il turismo, che ha registrato un +8%, facendo da volano all’aumento delle imprese di alloggio e ristorazione. Risultati eccellenti si sono avuti anche nelle esportazioni, cresciute del 38%, specialmente nei settori Made in Italy (meccanica, agroalimentare, moda e arredo casa).

      La presentazione dello studio

Meno imprese Oltre tremila imprese in meno – dalle oltre 83mila del 2007 alle attuali 80mila – in Umbria a causa della crisi. Sono diminuite soprattutto le imprese della manifattura, delle costruzioni e dei trasporti, mentre sono aumentate sensibilmente quelle che operano nei servizi tradizionali e innovativi.

Ripresa (lenta) dal 2015 I dati – impietosi – sono stati illustrati da Alberto Cestari del centro studi Sintesi. Ma non c’è solo pessimismo: «Alla fine del 2014 i dati erano molto più drammatici, poi, a partire dal 2015, l’economia è tornata a crescere: il Pil è aumentato del 3,2% in due anni, l’occupazione ha ricominciato a salire, soprattutto lavoratori dipendenti a tempo indeterminato, il cui numero complessivo è tornato ai livelli del 2007. Riduzioni sensibili si sono registrate invece tra gli occupati a tempo determinato e soprattutto tra i lavoratori autonomi. Ciò che preoccupa di più è che negli anni della crisi l’Umbria ha perso più della media nazionale ed ora cresce meno dell’Italia».

GIANNANGELI A UMBRIAON: «UN PATTO PER L’INNOVAZIONE» – INTERVISTA

Giannangeli: «Più giustizia sociale» La ripresa è in atto, insomma, ma ci vorranno anni per recuperare il terreno perso: «Serve un patto per l’innovazione e la giustizia sociale in Umbria – dice Roberto Giannangeli, direttore Cna – perché se è vero che la ripresa è in atto, per tornare ai livelli pre crisi ci vorranno anni. Troppi se pensiamo che in gioco c’è la tenuta sociale della regione. Ognuno faccia la sua parte: istituzioni, imprenditori, sindacati e lavoratori».

Manifattura digitale «Nell’economia del futuro – ha affermato Roberto Giannangeli, direttore di Cna Umbria – a fare la differenza saranno i saperi e l’innovazione e questi non dipendono dalla dimensione d’impresa ma dalla qualità delle persone che vi lavorano. Ecco perché secondo noi si deve puntare sulle piccole imprese, al cui interno si trovano competenze enormi. La sfida del futuro è l’integrazione fra manifattura tradizionale e digitale per riavvicinare le piccole imprese al mercato globale, dall’internazionalizzazione del territorio per incrementare il turismo, dalla velocizzazione della ricostruzione post sisma per fare ripartire l’area del cratere al più presto, senza dimenticare la creazione di nuove infrastrutture, tra cui il nodo di Perugia e il collegamento con l’alta velocità».

Puntare sull’innovazione «I risultati dello studio – ha aggiunto il presidente Cesca – con la consueta crudezza dei numeri, ci dicono che è il momento per provare a riannodare i fili di una società completamente trasformata, cercando di creare un nuovo senso di comunità, un primo passo per ridefinire una nuova identità della nostra regione quale passaggio imprescindibile per creare un nuovo modello di sviluppo. Ecco perché secondo noi occorre un patto per l’innovazione e la giustizia sociale in Umbria, puntando sull’innovazione delle imprese, sulle competenze professionali, sulle infrastrutture, creando opportunità per i giovani e portando avanti la lotta alle povertà, perché le eccessive disuguaglianze possono facilmente trasformarsi in ingiustizie sociali. Non tutti i problemi si possono risolvere a livello locale, ma molto spesso le soluzioni arrivano dal territorio” partendo dal basso, dai problemi reali delle imprese, dei lavoratori, dei giovani e delle famiglie».

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