di L.P.
Con la crisi economica anche gli immigrati se ne vanno. Quelli che restano, invece, acquisiscono la cittadinanza. Sono questi i primi due dati che saltano all’occhio se si parla di immigrazione in Umbria, analizzando il dossier statistico sull’immigrazione del 2015.
Il rapporto è stato presentato giovedì mattina al salone d’onore di palazzo Donini, alla presenza dell’assessore regionale alla coesione sociale e welfare, Luca Barberini, al dirigente del servizio programmazione e sviluppo della rete dei servizi sociali e integrazione socio-sanitaria della Regione Umbria, Alessandro Maria Vestrelli, Eleonora Bigi e Francesco Francescaglia, autori del capitolo sull’Umbria del dossier, Coulibaly N’gollo Mohamed, dell’associazione degli ivoriani in Umbria e Pawel Gajewski, professore di teologia delle religioni alla facoltà valdese di teologia.
I numeri Una presenza forte, quella degli immigrati, nella regione. L’Umbria, infatti, è seconda solo a Emilia Romagna e Lombardia quanto a incidenza di popolazione straniera, se pur il dato è lievemente in calo per quanto riguarda la provincia di Perugia, dove il totale degli immigrati è sceso a 75.432 unità, mentre a Terni la presenza è sostanzialmente stabile. Un totale di 98.618 immigrati, per lo più provenienti da Romania (26.030; +1,5% rispetto al 2013), Albania (16.155; -3,3%) e Marocco (10.085, -2,7%). Questo soprattutto nel capoluogo, perché a Terni risiede, invece, la maggioranza degli indiani (66,9%) e dei pakistani (66,0%) presenti in regione.
Cittadinanza A Perugia, dove risiede un quinto degli immigrati della regione (12,3% di incidenza sulla popolazione) il calo del numero di stranieri è superiore alla media regionale, -6,2%, e riguarda soprattutto i cinesi, ecuadoriani e marocchini. Mentre a Terni il numero di stranieri è in leggero aumento, toccando la cifra di 12.806. Un vero e proprio fenomeno strutturale, sottolineato dall’aumento delle acquisizioni di cittadinanza italiana: +49,2%; a fronte di una media nazionale di +29,0%, più marcato nella provincia di Perugia (+57,8%) rispetto a quella di Terni (+19,8%).
Chi viene e chi va Chi decide di lasciare l’Umbria, invece, lo fa per motivi economici. Sono soprattutto i migranti non comunitari, come ecuadoriani, moldavi, cinesi, peruviani e filippini che hanno raggiunto l’Umbria per cercare condizioni di vita migliori ma che, evidentemente, non le hanno trovate.
Lavoro Nel 2014 l’economia umbra ha continuato a ridursi, anche se in misura minore rispetto al biennio precedente e secondo le stime della Banca d’Italia il prodotto interno è diminuito dello 0,4%. La crisi ha colpito soprattutto la siderurgia e le costruzioni, tradizionalmente quelli che registrano una maggiore presenza di lavoratori stranieri. Se un primo momento i lavoratori stranieri sono risultati complementari, secondo il dossier oggi sono ormai indispensabili in alcune specifiche mansioni, a cominciare dal welfare familistico. Ma gli immigrati hanno risentito della crisi più degli italiani: nel 2014, le nuove assunzioni hanno segnato un calo per gli stranieri (-4,1%, più marcato tra i non comunitari, -5,4%, rispetto ai cittadini Ue, -1,9%) e un aumento per gli italiani (+5,5%). Secondo Unioncamere Umbria, le imprese a gestione immigrata al secondo trimestre del 2015 sono 7.144, in aumento, rispetto al 2013, del 5,7% (+386) e rappresentano l’8,8% del totale delle imprese umbre (media nazionale 9,5%; +7,74%). Esse sono concentrate nei settori delle costruzioni (30,6% del totale delle imprese straniere; 31% nel 2013) e del commercio (34,3%; nel 2013 era il 30%). Nel commercio, invece, le imprese straniere sono notevolmente aumentate (12,3%).
Religione La stima elaborata dal dossier sull’appartenenza religiosa degli stranieri residenti in Umbria ci dice che il 59,3% di questi è cristiano (35,7% ortodossi, 18,3% cattolici e 4,7% protestanti), un valore superiore alla media nazionale per effetto del maggior numero di ortodossi presenti, mentre il 32,2% è musulmano, una percentuale identica alla media nazionale. Sotto la media nazionale, invece, si collocano induisti, buddisti e altri appartenenti a religioni orientali.
«Ponti e non muri» Così Papa Francesco aveva detto lo scorso giugno in piazza San Pietro durante l’Angelus. E’ l’unica soluzione anche per Alessandro Maria Vestrelli, dirigente del servizio programmazione e sviluppo della rete dei servizi sociali e integrazione socio-sanitaria della Regione Umbria. «L’immigrazione è una ricchezza – ha affermato – dobbiamo continuare a lavorare per l’integrazione di questa parte ormai strutturale all’interno della nostra società. Gli aspetti difficoltosi, ci sono, ma anche quelli positivi: la dote di creatività, innovazione, le risorse e il capitale umano rappresentato dagli immigrati che possono essere una grande risorsa per la nostra regione».