Umbria, la Lega caccia Melasecche: «Non c’è più fiducia»

La scure leghista si abbatte sull’assessore regionale: «Lo diffidiamo dall’agire e dal parlare in nome e per conto del partito»

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La nota, diffusa dalla Lega Umbria martedì mattina, è stringata e sa di terremoto politico: «La Lega Umbria comunica l’esclusione di Enrico Melasecche (assessore regionale con deleghe decisamente pesanti, ndR) dalle liste degli iscritti al partito con decorrenza immediata. Il provvedimento intrapreso rappresenta un atto politico dovuto e legittimo, adottato in conseguenza del venir meno del rapporto di fiducia con il partito e dall’incompatibilità tra il suo operato e gli obiettivi proposti dalla Lega nell’ambito di governo regionale, oltre che dal mancato adempimento delle norme statutarie della Lega. Alla luce di tale espulsione, la Lega diffida Enrico Melasecche dall’agire e dal parlare in nome e per conto del partito». Raggiunto telefonicamente, l’assessore regionale non sembra accusare il colpo: «Sono in montagna, in Trentino, e mi sto rilassando. Sono assolutamente sereno».

Il quadro

L’isolamento di Enrico Melasecche nel partito, con il passare dei mesi, è parso via via sempre più evidente, testimoniato anche dall’assenza in occasione dell’ultima visita di Matteo Salvini nella città di Terni. Vuoi per il ‘protagonismo spinto’ (per i detrattori) o ‘l’attivismo produttivo’ (per i sostenitori) dell’assessore regionale ternano – mai fermo e sempre pronto a seguire la propria strada e le proprie convinzioni, oltre che un po’ allergico agli ordini di scuderia -, vuoi per la vicenda delle mancate dimissioni da consigliere regionale – dopo la nomina ad assessore nella giunta Tesei – che, se rassegnate, avrebbero liberato un posto ‘verde’ nell’assemblea di palazzo Cesaroni. Ma di mezzo c’è anche l’evidente raffreddamento dei rapporti con un altro leghista qual è il sindaco di Terni, Leonardo Latini. Ora la Lega Umbria è andata dritta per la sua strada, mandando un messaggio chiaro – da ‘spalle al muro’ – alla stessa presidente della Regione (ora unica rappresentante del partito in giunta insieme all’assessore Luca Coletto) probabilmente anche nell’ottica di un futuro rimpasto dell’esecutivo. Melasecche, in tal caso, avrà carte importanti da giocarsi per restare in sella? Più in generale: quali cambiamenti, considerando che Fratelli d’Italia da tempo scalpita, è lecito attendersi? Tornando alle tensioni poi esplose nel ‘redde rationem’ di martedì, i detrattori le ricollegano a molteplici aspetti: le liti sul nodino di Perugia, le fughe in avanti su diversi aspetti, presunti ‘vuoti’ in materia di rifiuti, ambiente, salute – trittico critico nel Ternano -, edilizia, urbanistica, atteggiamenti ‘social’ che hanno finito per irritare pezzi di partito. Nel calderone, insomma, c’è finito di tutto un po’, e la ‘pietanza’ – rappresentata dall’epurazione – per alcuni «non era più rinviabile».

I capigruppo di minoranza in consiglio regionale

«Mentre i cittadini umbri continuano a sentire sempre più forte il peso di questi mesi difficili, in cui gli effetti dell’emergenza sanitaria e della crisi economica e sociale si sono fatti via via più pesanti, la Lega apre ad una crisi di giunta regionale che conferma l’irresponsabilità e la pochezza del suo gruppo dirigente nazionale e regionale». A scrivere sono i capigruppo di minoranza in consiglio regionale Tommaso Bori (Pd), Thomas De Luca (M5s), Andrea Fora (Patto civico) e Vincenzo Bianconi (Misto). «Si tratta – affermano – di una classica crisi al buio, di quelle da consumare irresponsabilmente in prossimità del Ferragosto, tentando di non dare troppo nell’occhio. Ma così non sarà di certo, visti anche gli appetiti delle altre componenti di maggioranza che da tempo chiedono più spazio e visibilità. È bastato un diktat di Matteo Salvini per espellere un assessore regionale dal suo partito e causare uno stallo politico e amministrativo su deleghe centrali come quelle dei trasporti e delle infrastrutture, su cui andranno a concentrarsi gran parte delle risorse del Pnrr e quelle della prossima programmazione dei fondi europei. Prendiamo atto del silenzio della presidente Donatella Tesei, a cui chiediamo di non trascinare le istituzioni regionali nelle faide interne al suo partito che dimostrano quanto questa maggioranza abbia cuore l’interesse collettivo e il futuro dell’Umbria».

La segreteria del Partito Democratico di Terni

«Apprendiamo dalla nota odierna della Lega della cacciata dal partito di Ernico Melasecche. Questo rientra pienamente nel quadro di lotte intestine per il potere a cui la Lega e la destra ci hanno abituato da quando sono maggioranza di governo a Terni e in Regione, ma tuttavia è un ulteriore elemento inquietante che non solo ci dà la rappresentazione di come sia fragile questa maggioranza, ma di quanto poco conti la città di Terni rispetto a dinamiche interne delle destre», scrivono dalla segreteria del Partito Democratico di Terni. «Ci ritroviamo a distanza di settimane dall’ultimo e tumultuoso rimpasto della giunta ternana, dopo l’ennesima richiesta di chiarimenti, rimasta come per ogni altra volta completamente disattesa a doverci e dover chiedere cosa stia accadendo a Terni, quali forze si muovono, quali accordi sotterranei ci sono sotto a questa superficie apparentemente simile al caos primordiale, che giustifichino il totale disinteresse per la città e per i suoi cittadini, per le crisi in atto che sembrano restare sullo sfondo. Questo mentre i settori chiave dell’economia ternana, a partire dall’ast e al polo idroelettrico stanno cambiando proprietà nel più completo disinteresse di Regione e Comune e mentre andrebbe posto in essere un impegno corale per l’impiego delle ingenti risorse del Pnrr. Terni e l’Umbria non possono continuare a rimanere ostaggio di poteri esterni ed estranei alle comunità locali».

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