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Umbria, settore delle costruzioni si ferma

di Simone Francioli
12 Marzo 2019
in Apertura 5, Economia, Imprese, Lavoro
Tempo di lettura: 2 minuti di lettura
Paolucci (Fillea), Petrini (Filca), Paloni (Feneal)

Paolucci (Fillea), Petrini (Filca), Paloni (Feneal)

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di G.N.

Dopo 24 anni, torna a fermarsi, per un giorno, il settore delle costruzioni e porta il suo grido di allarme e di protesta direttamente a Roma, con lo sciopero generale dei lavoratori delle costruzioni, programmato, a livello nazionale, per venerdì 15 marzo da Fillea Cgil, Filca Cisl e Feneal Uil. Dall’Umbria partiranno cinque pullman.

Cantieri e numeri

Martedì mattina, i tre sindacati regionali di Fillea, Filca e Feneal, in una conferenza stampa presso la Casse Edile di Perugia, hanno fatto il punto della situazione, ribadendo che «la ripartenza dell’economia, in Umbria come in Italia, passa dalla ripartenza del settore delle costruzioni. Solo dai cantieri del terremoto potrebbero arrivare circa 12mila posti di lavoro, che in una fase difficile come l’attuale, sarebbero per l’Umbria una straordinaria boccata d’ossigeno». Il settore delle costruzioni – hanno detto i segretari Augusto Paolucci, Emanuele Petrini e Stefano Paloni – «contribuisce da solo a oltre il 10% del Prodotto interno lordo regionale, ma se partissero i cantieri del cratere sismico e quelli delle infrastrutture questo dato potrebbe aumentare sensibilmente». Venerdì 15, dal governo, i sindacalisti si attendono «risposte» e l’apertura di «un confronto per far ripartire i lavori pubblici».

La crisi del settore

I sindacati umbri dei lavoratori delle costruzioni hanno sottolineato che «nell’ultimo decennio il settore è stato attraversato da una crisi senza precedenti: 600mila posti di lavoro persi a livello nazionale, 20mila in Umbria, con 3mila aziende chiuse. Numeri che fanno tremare i polsi e che impongono l’apertura di un confronto serio con il governo». Un confronto ancor più urgente per l’Umbria che «soffre di un ritardo infrastrutturale drammatico, basti pensare alle tante situazioni aperte, dalla E45 alla Perugia-Ancona, dalla Due Mari alla Terni-Civitavecchia, dalla Pian d’Assino a tutta la rete ferroviaria regionale».

Cementir, una vertenza aperta. Sicurezza e legalità

I sindacalisti parlano anche della vertenza della ex Cementir di Spoleto, sul cui futuro pesano oggi grande incertezze: «Si tratta dell’unica cementeria all’interno del cratere per di più in un territorio, lo Spoletino, fortemente in crisi. Anche questa vertenza sarà al centro della nostra mobilitazione». Un altro grande tema che i sindacati porteranno in piazza sarà quello della sicurezza e della legalità. «L’Umbria è stata protagonista nel 1997 di un’esperienza fortemente positiva con il Durc per congruità, strumento in grado di garantire una selezione delle imprese nella ricostruzione post terremoto e quindi di favorire la qualità del lavoro. Oggi questo strumento è messo in discussione, una scelta che ci vede assolutamente contrari».

Uno sciopero allargato

Lo sciopero di venerdì non riguarderà solo i lavoratori dell’edilizia e delle costruzioni, come hanno precisato a margine della conferenza stampa i tre segretari generali di Cgil, Cisl e Uil dell’Umbria, Vincenzo Sgalla, Ulderico Sbarra e Claudio Bendini, ma «l’Italia nel suo complesso e tanto più la nostra regione nella quale la ripartenza del settore è indispensabile per un rilancio complessivo dell’economia e dei consumi. Per questo, le nostre confederazioni saranno al fianco di Fillea, Filca e Feneal, per chiedere al governo l’apertura di un tavolo sulla costruzioni e sullo sviluppo del paese».

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