di Francesca Torricelli
Dal 18 al 27 settembre, Terni sarà una città investita da progetti culturali, spettacoli, performance e laboratori, dove alcune delle esperienze più significative del teatro italiano incrociano nuovi progetti ‘made in Umbria’ e alcuni talenti emersi nella regione. ‘Ternifestival’, il festival internazionale della creazione contemporanea compie 10 anni e festeggia questo giro di boa con nuove sfide.
Il Teatro Stabile dell’Umbria Novità di questa decima edizione è che il Teatro Stabile dell’Umbria diviene titolare del ‘Ternifestival’. Le due realtà, fra cui è da sempre viva una collaborazione, oggi divengono un’unica entità permettendo di integrare e arricchire ancor meglio le due anime del teatro umbro, quella più consolidata e quella più giovane e sperimentale. Franco Ruggieri, direttore del Teatro Stabile dell’Umbria, durante la presentazione del festival al teatro Morlacchi di Perugia ha, infatti, spiegato che «la scelta di presentare qui questa decima edizione, non è affatto casuale. Quest’anno il festival diventa organicamente una parte del lavoro e delle capacità progettuali del Teatro Stabile dell’Umbria, realtà di rilievo nazionale e internazionale che ha un forte radicamento sul territorio umbro. Terni è parte di questo radicamento, luogo e città che ospita i lavori del Teatro Stabile e che 10 anni fa ha generato il progetto del ‘Ternifestival’».
Capitale della cultura ‘Ternifestival’ è, ormai, «parte integrante della nostra città», è intervenuto l’assessore al Comune di Terni, Giorgio Armillei. «I festeggiamenti per questo decimo anniversario creano uno spazio privilegiato per riflettere sul futuro e non per guardare indietro. L’amministrazione comunale crede molto nel rapporto con il Teatro Stabile e non può che sostenerlo. La candidatura a ‘Capitale della cultura’ punta al rapporto tra Terni e l’Umbria e il ‘Ternifestival’ è uno dei punti forti».
Nuove riflessioni «Questa edizione speciale – ha sottolineato Linda di Pietro, direttrice artistica del festival – raccoglie e stimola nuove riflessioni sui cambiamenti che abbiamo registrato in questi dieci anni, ampliando lo sguardo dall’universo festival a uno scenario più vasto abbracciando nuove tendenze estetiche e processi di produzione, nuove chiavi di lettura di un decennio che ha rivoluzionato le definizioni di creazione, comunità, condivisione».
L’INTERVISTA A LINDA DI PIETRO: IL VIDEO
Il percorso 10 giorni, 7 location, 37 artisti e 1 monumento collettivo, il tutto partendo dal Caos di Terni per poi diramarsi sul territorio. «L’edizione 2015 propone 5 percorsi – ha spiegato Linda Di Pietro – che si intrecciano come costellazioni di senso. All’interno di questo percorso s’incontra la tagliente vena contemporanea di due formazioni internazionali per la prima volta in Italia: gli spagnoli ‘El conde de Torrefiel’ e l’anglo-svizzero Phil Hayes in scena con Maria Jerez e Thomas Kaserbach. Accanto a loro in questo percorso nella scrittura contemporanea, oltre al premio ‘Hystrio’ per la vocazione Valentino Mannias, anche due produzioni italiane: la rivoluzione di ‘Be Normal!’ del Teatro Sotterraneo e il paradosso contemporaneo di ‘Thyssen’, con la regia di Marco Plini di e con Carolina Balucani, che rilegge l’attualità con le parole del futuro».
Monumento temporaneo «La città resta il luogo d’eccellenza per i nostri progetti più ambiziosi». Olivier Grossetête, per la prima volta in Italia, «realizza un monumento temporaneo pensato per il nostro spazio urbano: 15 metri di altezza per una tonnellata di cartone. Un monumento alla condivisione e alla partecipazione eretto dagli stessi cittadini che prenderanno parte al processo di costruzione e contribuiranno ad una creazione collettiva». Accanto a questo, «’L’uomo che cammina’ del trio Delogu-Sirna-Gautier, in cui quello che sembrava essere un anonimo centro di provincia si trasfigura, prende forme insolite e i confini tra realtà e rappresentazione si assottigliano fino alla confusione, alla vertigine. Inoltre, ‘ArtinReti’ e ‘Via Industriae’, con ‘Il Gioco del Loco’, attivano un laboratorio di due giorni, condotto con il coinvolgimento di agenti del territorio e progettisti nazionali, il cui scopo è preparare il ‘Gioco’, nella sua dimensione pratica e preparare al gioco i partecipanti, introducendo i temi dello spazio pubblico e dell’arte nella sfera sociale».
Sessualità e identità in trasformazione In questo percorso s’incontrano «lo ‘scandaloso’ viaggio teatrale di Silvia Calderoni che, dopo 10 anni con Motus, si avventura in un esperimento dall’apparente formato di Dj/Vj set e l’anteprima della trilogia sulla transessualità di Livia Ferracchiati, giovanissima autrice e regista tuderte».
Nuove frontiere «L’anima politica del festival – ha aggiunto la direttrice artistica – si dipana tra l’installazione di Robert Montgomery, che farà brillare con il fuoco una poesia dedicata all’Europa in un rito di purificazione collettivo, e il collettivo Ligna che ci catapulterà nel 1915 con ‘Il grande rifiuto’ che esplora le possibilità individuali e collettive di cambiare gli eventi attraverso il re-enactment di una storia che non ha mai avuto luogo e di cui non si conosce la fine. Inoltre, Arkadi Zaides approfondisce la sua riflessione sul conflitto israelo-palestinese selezionando ed esaminando i filmati dei volontari del progetto ‘Camera del B’Tselem’, che prevedeva la distribuzione di telecamere a palestinesi in zone di conflitto affinché documentassero episodi di violazione dei diritti umani, mentre Markus Ohrn, attraverso un’installazione dal doppio punto di vista, esplora la cultura occidentale applicando un doppio sguardo straniante nella visione del film ‘Persona’».
Apparizioni e scoperte I paesaggi visivi, sonori e performativi di ‘Opera’, l’hammam del pensiero di France Distraction e i percorsi itineranti realizzati da altre tre compagnie: l’opera museal-coreografica dei Nanou, in cui l’ospite/spettatore è invitato a scegliere il suo tempo di fruizione muovendosi liberamente con un proprio percorso; l’esplorazione itinerante del buio e dell’ignoto fatta da Christian Bakalov in ‘Bright’; il percorso in nove stazioni di Trickster-p che intrappola la fiaba di ‘Biancaneve’ in un onirico viaggio sonoro. Inoltre, torna in Umbria, dopo anni di assenza, Romeo Castellucci, con la rimessa in scena di uno dei suoi storici capolavori, il ‘Giulio Cesare’, del 1997, oggi riportato in vita e parte integrante del progetto ‘Corso di Linguistica generale’ curato da Piersandra di Matteo.
‘We are not going back’ e ‘We need to pass!’ Accanto al programma di festival si dipanano due progetti di residenza commissionati ai migranti bloccati a Ventimiglia nei primi giorni di luglio 2015: ‘We are not going back’ e ‘We need to pass!’. «Con ‘We are not going back’, abbiamo invitato quattro compagnie ad abitare uno spazio dismesso e trasformarlo, attraverso un rischioso processo di co-creazione, in un luogo di sospensione spazio-temporale, un annullamento dei codici e ritmi ordinari, una base da aprire e vivere insieme al pubblico durante il festival, in orari prestabiliti, come un miracolo che avviene a comandamento. ‘Base 10’, a metà tra un campo di addestramento e la piattaforma di lancio per un viaggio interstellare». Per quanto riguarda, invece, ‘We need to pass!’, ha concluso Linda Di Pietro, «un quartetto di danzatrici italiane – Contessa, D’Intino, Guarino, Mancini – con il provocatorio titolo ‘Out streets are not paved with’ raccontano di un quartiere come di una piccola nazione, terra di approdi, migrazioni, strade, storie e comunità. E così gli spettatori potranno ascoltare le storie dei migranti al citofono delle case, potranno sperimentare gli innumerevoli metodi con cui i profughi cercano di fuggire dai territori in guerra, avranno modo di costruire quelle strade dorate di cui l’Europa sembra aver perso conoscenza».