«Un calvario per chi da Città di Castello va a scuola ad Arezzo»

Lettera di un gruppo di genitori tifernati che lamentano disagi in serie per loro ed i propri figli

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Riceviamo e pubblichiamo una lettera di un gruppo di genitori

Per qualcuno andare a scuola è un momento di crescita importante e bello, per altri, invece, è un vero e proprio incubo. A causa dei trasporti. Siamo un gruppo di genitori, i cui figli si recano quotidianamente ad Arezzo per frequentare un istituto superiore.

La scelta è caduta sulla cittadina toscana perché sapevamo che c’era una rete di mezzi pubblici che avrebbero potuto accompagnare i nostri figli da casa a scuola, in tutta tranquillità, come accade in ogni altra città d’Italia. Invece: ecco cosa accade quando un ragazzo decide di andare a scuola ad Arezzo ma abita a Città di Castello.

Partiamo dai biglietti che non si trovano se non a San Giustino, Lama o Sansepolcro: nel comune tifernate è quasi impossibile reperirli. Già è un disagio dover comprare il titolo di viaggio, non vogliamo menzionare quando l’anno scorso sotto lockdown, quando non si poteva viaggiare tra comuni, cosa è accaduto. Il fatto di dover comprare singoli biglietti e non un abbonamento perché, come si vedrà, manca il servizio.

Inoltre, spesso il biglietto per una ragione oscura non può essere obliterato nel pullman ma l’utente deve scrivere con la propria penna il suo ingresso nel biglietto, una volta salito a bordo. Per arrivare a destinazione, ovvero a casa o a scuola, i figli devono scendere a Le Ville, frazione del comune di Monterchi, e aspettare la coincidenza. Il più delle volte il bus che arriva è pieno e quindi il viaggio è in piedi. Alla faccia del distanziamento e delle regole anti contagio Covid, oltre al rispetto della sicurezza stradale.

A volte il pullman, letteralmente, non passa: così un gruppo di pendolari minorenni rimane a piedi e noi genitori dobbiamo armarci di santa pazienza, liberarci, chiedere ore di permessi per andare a prendere i figli. Ovviamente la peggior beffa è per chi ha fatto l’abbonamento che ha pagato 630 euro per avere un disservizio.

Senza contare che spesso i nostri figli sono trattati a male parole da alcuni autisti che dovrebbero prendersi carico di questi minorenni: i quali hanno una sola colpa, quella di aver scelto la scuola che può formarli per raggiungere i loro sogni. Purtroppo viviamo in una città vicina a tutti e lontana da tutto. La vera ricchezza di un paese non sta nelle macchine che uno possiede ma dai mezzi di comunicazione che ha e noi non li abbiamo.

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