Una ‘Foresta’ a Terni, ecco i progetti scelti

Cinque i gruppi selezionati che realizzeranno, al ‘Ternifestival’, le abitazioni per residenze artistiche nel viale alberato del Caos

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La presentazione

Arrivano da tutta Italia i cinque gruppi di lavoro incaricati di realizzare le case sugli alberi che ospiteranno le residenze artistiche di ‘Foresta’, progetto innovativo di ‘Ternifestival 2016’, primo esperimento assoluto in Italia di residenza artistica in case sull’albero. A spuntarla, fra le 86 candidature pervenute a Indisciplinarte, sono stati ‘Equalogical Lab’, ‘Jacob Dench – Dario Sanchez – Chris Pugsley’, ‘Zapoi’, ‘Falegnameria Fa.Sa.’ e ‘Simone Picano – Valeria Poggiani – Bruno Poggiani’.

Foresta Prende proprio il nome dalla natura il progetto di ‘Ternifestival 2016’ ideato da Dom e cofinanziato dalla fondazione Carit che, attraverso delle installazioni artistiche, vuole trasformare temporaneamente estetica, funzione e fruizione di una parte degli spazi esterni del Caos di Terni durante il periodo della manifestazione. Il cuore del progetto sta in un dispositivo architettonico in grado di comunicare con l’esterno e accogliere al proprio interno la vita e le idee degli artisti in residenza. L’installazione ricrea, attraverso giochi di luce, costruzioni e allestimenti di spazi dedicati all’incontro, l’intricato ecosistema della foresta.

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Gli alberi che ospiteranno le ‘case’

Le case sugli alberi Nella progettazione delle case, gli architetti hanno tenuto conto di alcuni parametri fondamentali, come il rispetto e l’incolumità dell’albero, la sicurezza della struttura e l’abitabilità della casa. Ad abitare le case saranno poi gli artisti, che per quindici giorni, durante il festival, studieranno e vivranno il mondo osservandolo dall’alto, dall’interno di un ecosistema naturale che lo circonda, rispettandone i ritmi e riportandone le peculiarità e proponendo un progetto che potrà essere realizzato nell’edizione 2017 di ‘Ternifestival’. I lavori di costruzione avranno inizio il 27 agosto per concludersi nei primi 10 giorni di settembre. Ognuna delle case sull’albero avrà le dimensioni di 3,5 x 2,5 metri e includerà un luogo in cui studiare e dormire, provvisto di rete elettrica, ma senza allacci di gas e acqua. Per il fissaggio delle strutture è stato rispettato il criterio di salvaguardia dell’albero con sistemi di vario genere.

La giuria A premiare i progetti delle cinque abitazioni che verranno costruite su altrettante piante di tiglio, sono state una giuria nazionale e una giuria tecnica. Della prima fanno parte Stefano Boeri, progettista del ‘Bosco verticale’ di Milano, Mariella Stella, impegnata dal 2002 nel mondo della pubblica amministrazione in progetti di welfare e sviluppo locale e co-fondatrice di ‘Casa Neutral’ a Matera e Leonardo Zaccone, sound designer, artista performativo e formatore, cofondatore di ‘Roma Makers’ e di ‘Corete’. La giuria tecnica è invece composta da Carlo Fioretti, architetto della direzione urbanistica del Comune di Terni, Dino Andreani, agronomo, Gianluca Paterni, funzionario amministrativo del Comune di Terni per i servizi delle attività culturali e Simone Lorenzoni, architetto e progettista che ha collaborato con Gatr, Associazione giovani architetti di Terni.

Il progetto ‘Equalogical Lab’

Il progetto ‘Equalogical Lab’

‘Equalogical Lab’ è un gruppo di lavoro italiano nato nel giugno del 2011, con l’intenzione di continuare a portare avanti gli studi e gli esperimenti progettuali e culturali iniziati nel 2004 all’interno del Dis (Dipartimento di strutture) della facoltà di architettura dell’Università di RomaTre. Negli anni tante persone hanno partecipato alle diverse attività organizzate, trasformando ‘Equalogical Lab’ in una piattaforma aperta alla partecipazione di tutti coloro che sono interessati a sperimentare tecnologie bio-ispirate per la costruzione di una cultura architettonica sostenibile. Attraverso la geometria e la forma sferica, il concept rappresenta e interpreta la complessità della natura e del suo rapporto con l’uomo e l’arte. La struttura è progettata secondo un totale rispetto poggia su una sistema di ancoraggio a terra, senza gravare sull’albero o sulle sue radici. Sia la struttura della casa, sia le modalità costruttive sono forme di auto-costruzione che utilizzano materiali naturali e riciclati, con sistemi completamente autoportanti, smontabili e riciclabili. La tecnologia è semplice e a basso costo dei due sistemi costruttivi; i diversi momenti di costruzione sono caratterizzati da gesti iterativi e ripetitivi, che permettono di coinvolgere non solo adulti ma anche ragazzi in età scolare.

‘Jacob Dench – Dario Sanchez – Chris Pugsley’ Gruppo di lavoro neozelandese, si compone di due giovani poco più che ventenni, Jacob Dench, architectural designer e Dario Sanchez, appassionato di biologia e di Chris Pugsley, veterano ecologista ambientale. Il concept si basa sull’idea di Ottavia, una città-ragnatela, con un precipizio in mezzo a due montagne scoscese, dove la città è il vuoto, legata alle due creste con funi, catene e passerelle. Si cammina su traversine di legno o ci si aggrappa a maglie di canapa. La rete serve da passaggio e da sostegno, mentre tutto il resto è appeso sotto: scale di corda, amache, case fatte a sacco, attaccapanni, terrazze, lampadari, in un vita sospesa che è meno incerta che in altre città. La casa stessa ricorda un sistema vivibile inserito in una struttura di ragnatela.

Il progetto 'Zapoi'

Il progetto ‘Zapoi’

‘Zapoi’ Il gruppo italiano Zapoi, con membri provenienti dalla Campania, si è formato nel 2014 e riunisce architetti, grafici e artigiani. Il programma del gruppo si sviluppa su due livelli, ricerca e azione, intendendo l’architettura come uno strumento utile al servizio della collettività per comprendere e incidere sulle dinamiche urbane. Nei progetti sperimentali, notevole importanza assume lo scambio interdisciplinare con l’arte e l’artigianato e la libera partecipazione delle persone. Il concept ricorda, come una lucciola, un punto luminoso nell’oscurità della natura, la cui corazza di coleottero si scorge solo alla luce del giorno, tra i rami. Così questa casa, che di giorno appare solida nella sua struttura di pilastri e travi a vista, di notte diventa solo luce, diventando così un punto di riferimento nel buio della natura. Il sistema costruttivo è molto semplice, basato su un nodo, e la struttura si presenta completamente autoportante, dove l’albero non assolve ad alcuna funzione strutturale, pur risultando intrecciato con essa.

Il progetto ‘Falegnameria Fa.Sa.’

Il progetto ‘Falegnameria Fa.Sa.’

La ‘Falegnameria Fa.Sa.’ in cui lavorano Piero Palazzo, Francesco Fanelli e Saverio Fanelli, nasce a Campobasso nel 1993, dalla passione per la lavorazione del legno. L’attività all’inizio artigianale cresce nel corso degli anni e comincia ad operare nel campo dell’edilizia con piccole strutture in legno, si dedica inoltre all’arredamento di case mobili dallo stile dinamico e moderno. Con questi prodotti l’attività continua ad espandersi e comincia ad allargare i propri orizzonti anche fuori regione. Nei lavori dell’azienda si concretizzano sempre concetti fondamentali di innovazione attraverso l’utilizzo di moderne tecnologie, senza mettere da parte la tradizione. La casa è di forma quasi sferica, in una forma che deriva da un solido che approssima la sfera. È un poliedro non regolare formato da un unico tipo di triangolo che si ripete fino a chiudere l’intero volume. La scelta di questa forma deriva in parte dalla filosofia di partenza e in parte dalla volontà di ottenere un organismo costituito da piccoli elementi standard che uniti fra loro creano una struttura rigida e molto leggera. Un solaio in legno che si prolunga lateralmente fino a terra rappresenta la struttura portante della casa.

‘Simone Picano – Valeria Poggiani – Bruno Poggiani’ Il collettivo è formato da due giovani architetti, Simone Picano di 28 anni che vive e lavora a Roma e Valeria Poggiani, 30 anni, ternana e Mauro Poggiani, operaio ternano in pensione. Il concept ricorda un nido ed è costituito da un semplice rivestimento formato da decine di funi annodate attorno ai rami con un metodo molto semplice, senza utilizzo di chiodi o colle, che permette di racchiudere e rendere intimo lo spazio in parte già disegnato a pochi metri dal terreno. Un vero e proprio nido che prende vita dal tronco e si sviluppa fino ad un’altezza utile e sicura per chi lo vivrà. Per una maggiore stabilità alcuni elementi sono stati però pensati con parti di irrigidimento lignei.

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