Una strada per Petri, eroe della polizia

Perugia – Si è svolta martedì mattina, alla presenza del capo della Polizia Lamberto Giannini, l’intitolazione di una strada al sovrintendente capo ucciso durante un’attività di controllo

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Avrebbe compiuto 66 anni quest’anno Emanuele Petri, sovrintendente capo originario di Castiglione del Lago ucciso il 2 marzo del 2003 nel corso di una attività di controllo. A lui è stata intitolata martedì mattina una strada di fronte alla questura di Perugia. C’era anche il capo della Polizia, direttore generale della Pubblica Sicurezza, prefetto Lamberto Giannini.

La cerimonia

Alla cerimonia, oltre al prefetto Giannini, al questore, al sindaco, che hanno proceduto allo scoprimento della targa, hanno partecipato il presidente della Regione, il prefetto, le altre autorità locali, la moglie ed il fratello del valoroso poliziotto. Presente anche il presidente dell’associazione ‘Emanuele Petri’. Grande solennità e commozione nelle parole di Patrizia Mattei, sostituto procuratore presso il Tribunale di Spoleto, familiare dell’uomo. La commemorazione si è conclusa con la benedizione del Cardinale Gualtiero Bassetti e l’esecuzione del silenzio d’ordinanza da parte del trombettiere della Banda Musicale della Polizia di Stato.

Il video

Chi era Emanuele Petri

Nato a Castiglione del Lago l’1 febbraio del 1955 Emanuele entra in Polizia nel 1973 come Allievo Guardia di Pubblica Sicurezza dopo aver frequentato la Scuola di Polizia di Trieste. Presta servizio presso i reparti Mobili di Roma, Firenze ed Arezzo e viene assegnato nel 1992 alla Polfer della stazione di Terontola.

La morte

Il 2 marzo del 2003, il sovrintendente Petri è impegnato, assieme a due colleghi, Bruno Fortunato e Giovanni Di Fronzo, nel servizio di “scorta viaggiatori” su un treno della tratta Roma-Firenze. Poco prima della stazione di Castiglion Fiorentino, Petri e i suoi colleghi – durante i controlli di routine – richiedono i documenti ad un uomo e ad una donna con fare sospetto che viaggiano sul convoglio, percependone subito la falsità. Con reazione improvvisa e rapidissima, l’uomo estrae una pistola e la punta al collo di Petri, intimando ai suoi colleghi di gettare le armi. Uno dei due agenti obbedisce, nonostante ciò, l’uomo non esita a sparare: Petri muore sul colpo. Spara anche all’altro agente ancora armato che risponde al fuoco ferendo l’assalitore che decede alcune ore dopo in ospedale: si tratta di Mario Galesi. La donna, invece, dopo una colluttazione viene bloccata: è Nadia Desdemona Lioce. Dalle prime indagini risulta che i due soggetti sono pericolosi terroristi appartenenti alle “Brigate Rosse” responsabili, tra l’altro, degli omicidi di Massimo D’Antona e Marco Biagiavvenuti, rispettivamente, nel 1999 e nel 2002. Il materiale rinvenuto sul treno permetterà agli investigatori di ricostruire l’organico delle nuove “Brigate Rosse” e di arrestarne gli appartenenti.

La fotogallery

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