Vaccini, non solo Covid: «Attenti alla pertosse»

Rossi (Simg): «Patologia sottostimata e subdola, estendere la vaccinazione». Il ruolo dell’inquinamento

Condividi questo articolo su

Il tema della campagna di vaccinazione anti-Covid monopolizza sempre di più la scena mediatica, ma può anche essere l’occasione per riflettere più in generale sull’importanza dei vaccini come arma per combattere altre patologie, anche croniche. È il caso della pertosse, una malattia altamente contagiosa, al centro di un convegno online di alta valenza scientifica che si è svolto mercoledì, con i massimi esperti del settore per riflettere su prevenzione, vaccinazioni e trattamento nei soggetti affetti da patologie respiratorie. Nello specifico è stato un momento d’incontro e confronto per presentare le nuove raccomandazioni Gold (Global initiative for chronic obstructive lung disease) per i pazienti affetti da Broncopneumopatia cronica ostruttiva (Bcpo), con tutte le novità e un focus dedicato proprio alla pertosse, vaccinazione che per la prima volta è stata inserita in questo documento. L’incontro si è inoltre proposto di mettere in luce anche il ruolo fondamentale che la rete svolge per la cura e gestione dei pazienti affetti da patologie respiratorie: dal medico di medicina generale, all’igienista, allo specialista, tutte figure a vario titolo coinvolte nel percorso.

L’analisi della situazione

«La pertosse è una patologia sottostimata e sottodiagnosticata» sottolinea Alessandro Rossi, medico di medicina generale e segretario regionale della Società italiana di medicina generale e delle cure primarie (di cui è anche responsabile a livello nazionale dell’ufficio di presidenza della macro area patologie acute). «Nel giovane adulto e nell’anziano – prosegue -, si presenta in forma clinica molto subdola in quanto rischia di essere scambiata per una tosse prolungata. Stando al database nazionale la prevalenza della malattia è intorno al 10%, un dato che significativo che è un primo spunto per andare e proporre ai soggetti a rischio la vaccinazione. La copertura dei bambini è obbligatoria ed ha in Umbria una percentuale molto buona, tra il 90 e il 98%. Ma la strategia ora deve essere duplice: spingere tutte le donne alla vaccinazione nell’ultimo trimestre di gravidanza ed estendere il richiamo ogni 10 anni. Mai come in questo momento l’attenzione al Covid, che evidenzia l’importanza della vaccinazione come strumento di salute pubblica, può rappresentare un’opportunità per informare più in generale sul tema dei vaccini». Uno strumento nel caso delle malattie respiratorie in generale ancora più importante in Umbria, dove l’inquinamento (registrato in alcune zone della regione) «può rappresentare un fattore in più di diffusione».

Cos’è la pertosse

La pertosse è caratterizzata da tosse molto intensa ed insistente. È un’infezione causata da un batterio, che si può trovare nella bocca, nel naso e nella gola di una persona infetta. La trasmissione, infatti, avviene per contatto stretto attraverso le goccioline di saliva e muco emesse quando la persona parla, starnutisce o tossisce. La vaccinazione diffusa di neonati e bambini ha ridotto notevolmente l’incidenza di malattie gravi. Tuttavia, negli ultimi anni, alcuni paesi, tra i quali l’Italia, hanno assistito ad un aumento dell’incidenza di pertosse, in particolare negli anziani. Vari lavori hanno dimostrato che in questi soggetti, la tosse persistente può durare mediamente per 5-12 settimane. Questo può portare a varie complicazioni come ernia, otite media, polmonite, pneumotorace, frattura delle costole, convulsioni, sincope, sinusite, incontinenza urinaria e perdita di peso. Inoltre, il 40% degli adulti over 60 affetti da pertosse, osservati negli studi, ha maggiori probabilità di andare incontro a complicanze, mentre altre evidenze sottolineano che queste complicazioni posso portare il paziente al ricovero ospedaliero. In questo contesto la vaccinazione contro la pertosse risulta essere la strategia di prevenzione più efficace per proteggere le persone più fragili come i pazienti con patologie respiratorie. Alcuni lavori, infatti, hanno concluso che la vaccinazione dTpa (difterite, tetano e pertosse acellulare) rimane la strategia più efficace contro l’infezione da pertosse nel ridurre la gravità della malattia tra gli adulti tant’è vero che la vaccinazione contro la pertosse è stata recentemente inserita nelle nuove raccomandazioni Gold per i pazienti con Bpco. In Italia, la vaccinazione contro la pertosse è raccomandata e offerta gratuitamente dal Piano nazionale prevenzione vaccinale e va ripetuta ogni 10 anni a partire dai 18 anni di età.

Che cos’è la Bpco

La Bpco è una malattia dell’apparato respiratorio insidiosa, in quanto agli esordi risulta essere asintomatica, mentre nelle fasi più avanzate è responsabile di sintomi molto più gravi come dispnea, tosse con catarro, spossatezza ricorrente, edema, calo dell’appetito e predisposizione allo sviluppo di infezioni respiratorie. Per quanto riguarda il trattamento farmacologico, generalmente la Bpco si cura con farmaci per via inalatoria, che raggiungono così il sito della patologia. Il trattamento è complesso e deve essere pianificato attentamente dallo specialista, in generale si utilizzano: broncodilatatori, corticosteroidi, antibiotici, ossigenoterapia e riabilitazione polmonare. Le cause della malattia possono essere diverse. Nella grande maggioranza dei casi la Bpco è provocata dal tabagismo: il fumo svolge un’azione irritativa costante sui bronchi, determinando un’aggressione cronica alla funzionalità respiratoria. Altre cause sono l’inquinamento e l’esposizione a sostanze tossiche di origine industriale; il deficit di alfa-1-antitripsina, determinato da una malattia genetica caratterizzata dalla mancanza di questa proteina che protegge i polmoni. «Nel XIII Report Health Search, Istituto di ricerca della Simg notiamo che la Bpco, in Italia, ha una prevalenza media del 3% con un trend crescente: dal 2,7% del 2009 al 3% del 2018. Nella nostra regione, questo dato oscilla circa tra il 2,33 – < 2,93%» spiega Rossi.

Prevenzione della Bpco

La prevenzione della Bpco si basa sulla riduzione e sull’eliminazione dei fattori di rischio modificabili. Pertanto, i suoi punti fondamentali sono: non fumare o smettere di fumare prima che sia troppo tardi (l’aspetto più importante della prevenzione della Bpco); evitare l’esposizione al fumo passivo; evitare l’esposizione prolungata agli ambienti particolarmente inquinati. Sul tema dell’inquinamento ambientale è importante l’intervento delle istituzioni governative e delle imprese private nel migliorare la qualità dell’aria, provvedendo a una riduzione delle emissione di sostanze inquinanti. Per chi pratica attività lavorative a rischio è invece consigliato adottare le giuste precauzioni (ad esempio le maschere) volte a ridurre la quantità di particelle o gas inalabili; per chi è fumatore e ha più di 40 anni, sottoporsi a controlli medici annuali anche in assenza di sintomi eclatanti/significativi; adottare una dieta sana e praticare una regolare attività fisica.

Vaccinazioni nei pazienti fragili

È noto che la protezione e prevenzione dalle malattie infettive, con particolare attenzione per le categorie di popolazione vulnerabili a determinate infezioni, risulta importante per la tutela della salute pubblica. In particolare i soggetti che soffrono di malattie a carico dell’apparato respiratorio sono infatti maggiormente esposte al rischio di sviluppare forme severe di malattie quali influenza, polmonite da pneumococco, pertosse e Fuoco di Sant’Antonio, nonché di incorrere in grave complicanze delle stesse. Numerosi studi clinici, insieme alle linee guida per la gestione di patologie respiratorie croniche, sottolineano l’efficacia della vaccinazione quale strumento in grado di prevenire riacutizzazioni, polmoniti e di migliorare la qualità di vita dei pazienti.

Condividi questo articolo su
Condividi questo articolo su

Ultimi 30 articoli