Vaccini, Umbria lenta. Da Codacons esposto contro i medici no vax

Appello ai magistrati di Perugia e Terni: «Il vaccino è un dovere dei medici». Cgil: «Dati bassi, così non va»

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Sta nascendo un movimento trasversale di medici che si rifiutano di somministrare i vaccini. Contro di loro si mobilita il Codacons. Anche in Umbria. Sale intanto la preoccupazione per i ritardi nella campagna vaccinale nella nostra regione.

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Vaccino, i dati dell’Umbria

Secondo gli ultimi dati ufficiali del governo nella nostra regione sono state somministrate 46.611 dosi sulle 76.435 consegnate, pari al 61%, uno dei dati più bassi d’Italia (solo Calabria e Sardegna hanno dati peggiori). Ma se si guarda al rapporto tra vaccini somministrati e popolazione, l’Umbria è addirittura ultima in Italia, con appena l’1,69% della popolazione che ad oggi è effettivamente vaccinata (avendo ricevuto la seconda dose), contro ad esempio il 3,08% dell’Emilia Romagna, il 3,17% del Piemonte e addirittura il 4,19% della provincia autonoma di Bolzano.

VACCINI IN UMBRIA: ARCHIVIO UMBRIAON

L’esposto del Codacons

«Il compito di vaccinare contro il Covid i soggetti che rientrano nel piano vaccinale non è una facoltà dei medici di famiglia ma un preciso obbligo a loro carico, cui non è possibile sottrarsi, da più parti d’Italia giungono tuttavia proteste da parte dei camici bianchi, molti dei quali hanno comunicato la decisione di non vaccinare i propri pazienti ritenendo insufficienti le dosi di vaccino fornite. Una situazione, che ritarderebbe l’intero piano vaccinale italiano e potrebbe avere ripercussioni sul piano penale»: per questo motivo il Codacons ha presentato un esposto alle Procure della Repubblica di Terni e Perugia, affinché siano aperte indagini penali sui camici bianchi che si rifiutano di somministrare vaccini.

«Avviare indagini disciplinari»

«Rifiutare le vaccinazioni potrebbe costituire, infatti, ipotesi penalmente rilevanti come l’interruzione di pubblico servizio, e aprire la strada a provvedimenti disciplinari che potrebbero portare i medici ribelli ad essere esclusi dal servizio sanitario nazionale». Il Codacons chiede alla magistratura di avviare indagini sul territorio tese ad accertare l’operato dei medici di base e procedere per la possibile interruzione di pubblico servizio nei confronti di coloro che rifiuteranno di vaccinare i cittadini che ne hanno diritto.

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Cgil: «Umbria fanalino di coda, così non va»

Cgil, Cisl e Uil dell’Umbria esprimono «forte preoccupazione» per la lentezza con cui sta procedendo la campagna di vaccinazione anti covid-19 in Umbria: «È evidente che questo primato negativo, per di più in un territorio ad altissimo livello di contagio e in cui la pressione sulle strutture sanitarie è ancora massima, è inaccettabile e richiede un immediato cambio di passo; le nostre organizzazioni da tempo chiedono programmazione partecipata, che consenta di migliorare un’organizzazione evidentemente deficitaria della campagna e soprattutto preveda l’immediata inclusione tra le categorie da vaccinare, di tutte quelle lavoratrici e lavoratori che, pur non avendo un contratto di diritto pubblico, svolgono la propria attività all’interno di strutture pubbliche, come ospedali e scuole. 

«Discriminate alcune categorie»

I sindacati si riferiscono in particolare a lavoratrici e lavoratori della cooperazione o di società partecipate che svolgono attività di mensa, pulizia, assistenza, educazione all’infanzia, front-office, in molti casi fianco a fianco con personale già vaccinato o in via di vaccinazione. «Queste palesi forme di discriminazione, che peraltro comportano un rischio per la salute collettiva, oltre che per lavoratrici e lavoratori direttamente coinvolti, vanno subito sanate – concludono Cgil, Cisl e Uil dell’Umbria – Altrimenti saremo costretti a ricorrere a tutte le forme di mobilitazione possibili per garantire un diritto fondamentale, come quello alla salute».

Intanto Il mondo cattolico contro Johnson&Johnson per le cellule fetali

L’arcidiocesi di New Orleans, intanto, invita a rifiutare il vaccino Johnson&Johnson perché ritenuto ‘immorale’. Il motivo? L’uso di cellule di origine fetale nella sperimentazione e produzione del vaccino, derivate da aborti eseguiti negli anni 70 e 80. Al contrario la chiesa della Louisiana dà il via libera a Pfizer e Moderna, «perché – spiegano – hanno utilizzato le cellule abortive soltanto per i test di laboratorio».

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