L.P.
Nel giorno in cui in procura arrivano gli esposti dei cittadini che, attraverso un’azione legale congiunta, hanno depositato gli atti relativi ad alcuni casi di tumore, in consiglio regionale vengono ascoltati alcuni membri del comitato ‘Soltanto la salute’.
Audizione L’invito in terza commissione era arrivato direttamente dal presidente Solinas, su proposta del consigliere Squarta, dopo che la magistratura ha aperto un fascicolo per disastro ambientale e ha fatto sequestrare oltre 250 ettari di terreno, tra cui anche vere e proprie coltivazioni, in quella che è stata rinominata la ‘Valle dei fuochi umbra’. Lì dove cioè, per 30 anni, sono finite le ceneri di combustione da lignite provenienti dalla vicina centrale Enel di Pietrafitta o da La Spezia. Lì sotto, negli anni, assieme alle ceneri, ci potrebbe essere finito di tutto perché, come ricordato anche martedì in consiglio regionale, negli anni ’80 la normativa in campo ambientale aveva maglie molto più larghe. Trent’anni dopo, però, i dati mostrano che proprio lì, tra i comuni di Piegaro e Panicale, l’incidenza di tumori è più alta che in altre zone dell’Umbria.
Preoccupazioni Che i cittadini del posto fossero preoccupati già da tempo, lo dimostrano le lettere e gli esposti e, persino, la raccolta firme portata avanti da Legambiente già a partire dagli anni ’90. Le preoccupazioni, oggi, diventano però certezze. Quei terreni sono contaminati e c’è una correlazione tra le immissioni in atmosfera e nel sottosuolo e i problemi relativi alla salute degli abitanti. A confermarlo, alla terza commissione, sono stati quindi il presidente del comitato Ivano Vitali assieme a Marco Scoprioni, Sabrina Ciprini, Cristiana Sarchioni e l’avvocato Marcello Volpi.
Ceneri sepolte con rifiuti Un incontro lungo, quello in cui il comitato ha portato il punto di vista dei cittadini direttamente in Regione, per far capire che l’attività di ripristino ambientale e bonifica è non solo necessaria, ma non più rinviabile. «Le ceneri prodotte dalla centrale sono state stoccate in alcune discariche ed anche vendute ed usate per spianare il terreno su cui realizzare strutture e impianti. Alla metà degli anni ’80 – è stato evidenziato – la Centrale e la vetreria occupavano, indotto e trasporti compresi, quasi mille persone su 9mila abitanti dei due Comuni. Le ceneri sono state prima portate in discarica e poi rivendute alle cementerie». In parte sono state sepolte insieme ai rifiuti, poi sono arrivate le ceneri dalla centrale Enel di La Spezia, con le proprie caratteristiche e problemi, usate anche per riempire e fare da base per campi sportivi.
Analisi Non essendo mai stati ascoltati, i rappresentanti del comitato hanno confermato di aver intrapreso azioni mirate a comprendere se esistono effettivamente elementi inquinanti e pericolosi sepolti nel sottosuolo, se questo ha comportato riflessi negativi sulla salute dei cittadini e se acqua e suolo hanno subito contaminazioni. «Speriamo che tutte le analisi, anche epidemiologiche, diano esito negativo. Non vogliamo di certo rovinare l’immagine del nostro territorio, su cui abbiamo investito tutte le nostre risorse, vogliamo anzi tutelarlo. Non esprimiamo alcuna soddisfazione quando una grande fetta di territorio viene sequestrata, ci aspettiamo solo che siano fatte le bonifiche necessarie e ci aspettiamo dalle istituzioni le decisioni giuste per il futuro. Tutti noi osserviamo la massima cautela ma la stessa cautela così deve essere per tutti coloro che si occupano della questione, per evitare pericolosi conflitti».
Gli studi Così, se a Fabro il sindaco aveva rassicurato tutti con le più recenti analisi commissionate all’Arpa, viene fuori un altro studio dell’Università di Perugia del 2002 in cui già si evidenziava un forte inquinamento dei terreni a causa della presenza di piombo, titanio e cromo. Mentre le ultime analisi evidenzierebbero la presenza di manganese, selenio, vanadio e altri nocivi per la salute. I Comitati sorti già negli anni ’80 riuscirono a far abbandonare l’uso del carbone nella centrale e si opposero all’interramento delle ceneri, per il quale non sarebbe chiaro se siano state rispettate le procedure necessarie ad evitare la contaminazione del suolo e delle acque.
‘Valnestore sviluppo’ C’è poi, all’interno di questa storia lunga 30 anni, un altro capitolo. Quello che riguarda la società ‘Valnestore sviluppo’, una partecipata della Provincia, dei comuni di Piegaro e Panicale e della Comunità montana monti del Trasimeno. Secondo il comitato l’azienda pubblica avrebbe ricevuto appositi finanziamenti proprio per l’attività di bonifica dei territori e su cui i componenti del Comitato vorrebbero fosse fatta chiarezza. Già in alcuni atti pubblici del 2009 e del 2010 «si faceva già riferimento agli interventi di bonifica intorno alla centrale, a dimostrazione che era conosciuto il problema dell’inquinamento delle aree ed era nota l’esigenza di un intervento».
Rifiuti tossici Nel 1991, come ha ricordato il consigliere Squarta, un decreto del presidente della Giunta regionale autorizzava lo stoccaggio provvisorio di rifiuti tossici e nocivi, come batterie esauste e rifiuti solidi contaminati da pcb, nei pressi della Centrale di Pietraffitta, da parte di Enel. Nel 2002 la Regione ha deciso di affidare quei terreni alla ‘Valnestore sviluppo’, società pubblica a era stato affidato l’obbligo del ripristino e recupero ambientale dei terreni e delle condizioni di sicurezza entro 18 mesi. Nel 2004 una determinazione dirigenziale della Regione citava un protocollo di intesa del 2001 tra la presidenza del Consiglio dei ministri, la Regione Umbria, i Comuni di Panicale e Piegaro, Enel, che impegnava quest’ultima a cedere i terreni dopo averli bonificati. «È dunque necessario verificare cosa ha fatto la ‘Valnestore sviluppo’ e come ha utilizzato i fondi che aveva a disposizione. Da quanto ci è stato riferito servirebbero 50/100mila euro per effettuare uno studio epidemiologico sulla zona: questi fondi devo essere trovati», ha concluso Squarta.
Notizie strumentali E invece, negli anni, non è stato mai fatto nulla. Eppure per l’assessore all’ambiente non si deve strumentalizzare o creare polemica sui media. Dello stesso avviso è anche il presidente Solinas che ha spiegato di essere molto sensibile ai problemi di saluti degli umbri ma anche «preoccupato dal fatto che possa essere compromesso un territorio importante per l’Umbria a causa di strumentalizzazioni ed esagerazioni dei media». Saranno le indagini di Asl, Arpa e magistratura a fare chiarezza su tutto, le indagini dovranno verificare se davvero metalli pesanti, idrocarburi e radioattività delle ceneri possano aver determinato o determinare danni alla salute. Ma qualcuno dovrà anche verificare se ci sono stati atti della regione sul ripristino ambientale e che tipo di seguito abbiano avuto.