Vendita quote Asm: «Ennesima resa e gioco al ribasso»

Leonardo Celi, Terni Valley: «Tantissimi lavoratori chiedono altro per la municipalizzata. Inaccettabile dismissione del patrimonio pubblico»

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di Leonardo Celi
componente del direttivo Terni Valley

La situazione di Asm purtroppo era nota da tempo, soprattutto a tante lavoratrici e tanti lavoratori che negli anni hanno pagato in prima persona l’incertezza e la precarietà a causa di politiche che non hanno favorito la stabilità.

L’AVVISO DI ASM: PARTE LA BAGARRE POLITICA

Riteniamo che fra le cause dello stato in cui si trova l’azienda vi sia anche e soprattutto la mancanza di giusti investimenti da parte della proprietà volti a favorire l’occupazione e garantire i diritti dei lavoratori. Un male risalente che negli ultimi anni non ha trovato risposta ma si è acuito.

Abbiamo dato voce alle rivendicazioni delle operatrici e degli operatori dell’Asm in questi anni in consiglio comunale e riteniamo che ancora oggi sia prioritaria, anche per il successo dell’azienda, concentrarsi nello sviluppare politiche occupazionali idonee alle sfide che un asset strategico così importante è chiamato ad attendere. Maggiori diritti, implementazione dell’occupazione e investimenti sulla formazione sono possibili con un controllo pienamente pubblico.

In questo senso ci preoccupa la denuncia dei sindacati dopo la notizia della ricerca di un partner industriale da parte di Asm. Una decisione del genere, senza il confronto preventivo con i sindacati e con i lavoratori, dimostra la mancanza di progettualità di questa amministrazione e il disinteresse che fin dal suo insediamento ha dimostrato per le rivendicazioni di chi lavora in Asm e delle loro famiglie.

Abbiamo sentito brandire quelle preoccupazioni a giustificazione della vendita del patrimonio che Asm possedeva nella gestione del servizio idrico, come se un innesto di liquidità come quello che ha rappresentato la privatizzazione delle quote del Sii, minimo rispetto alla situazione debitoria, avesse potuto portare effettivamente beneficio.

La promessa che con quelle privatizzazioni si sarebbe dato respiro all’azienda e ai suoi conti oggi si è rivelata, in realtà, una falsa promessa, confezionata soltanto per illudere la città e chi ci lavora, nonché per preparare il terreno ad una strategia di privatizzazioni perdurante e ad un inaccettabile dismissione del patrimonio pubblico.

Tantissimi lavoratori, precari, interinali ed in attesa di scorrimento delle graduatorie, chiedono altro per la municipalizzata. L’operazione che viene prospettata non può essere accettata, sia perché intrapresa senza il preventivo e adeguato confronto con le forze sindacali, sia perché non chiarisce gli obiettivi in termini di qualità e forza lavoro, ma sembra l’ennesima resa e gioco al ribasso.

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