Vigili del fuoco: «Sasu, annullare tutto»

I sindacati: «Finanziamento rivolto ad avere più consenso elettorale e non un servizio più efficiente ed efficace»

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La premessa è tutto un programma: «Le organizzazioni sindacali dei vigili del fuoco ritengono che, la convenzione stipulata tra la Regione ed il Soccorso alpino regionale (Sasu) è in netto contrasto con le competenze dei vigili del fuoco e può creare gravi ritardi ed incomprensioni nel soccorso, con enormi disagi per i cittadini umbri». I sindacati insomma, «ravvisano uno sconfinamento in materia esclusiva di soccorso pubblico, di competenza dello Stato».

L’accusa La Regione, dicono Fp Cgil, Fns Cisl, Uil, Cisal, Confsal e Conapo, «ha annunciato di aver sottoscritto la convenzione con l’obiettivo di ‘rendere più efficienti ed efficaci gli interventi di soccorso, recupero e trasporto sanitario e non sanitario’, ma ad una attenta lettura del protocollo emergono inquietanti sconfinamenti in materia di soccorso pubblico».

I fondi Con questo atto, secondo i sindacati, «la Regione Umbria ha inteso corrispondere al Soccorso alpino 750mila euro a fondo perduto – 150 mila all’anno, per anni 5 – di soldi pubblici per implementare una attività di soccorso che è di esclusiva pertinenza dello Stato, il quale a tal proposito finanzia il Corpo nazionale dei vigili del fuoco».

Il sospetto Ma poi i sindacati vanno oltre: «Vista anche la tempistica della sottoscrizione del protocollo, 5 mesi prima delle elezioni Regionali, e scadenza a 5 mesi dalla conclusione del mandato quinquennale, ci viene più di qualche sospetto di un finanziamento con i soldi dei cittadini in realtà rivolto ad avere più consenso elettorale e non un servizio più efficiente ed efficace».

La minaccia I sindacati dei vigili del fuoco, infine, chiedono «l’intervento della presidenza del consiglio e degli organi di controllo, regionali e non, affinché si prendano gli opportuni contatti con la Regione Umbria, al fine della sospensione della convenzione» e anunciano: «Stiamo valutando attraverso i nostri uffici legali, anche l’opportunità di impugnare il protocollo nelle sedi giudiziarie competenti».

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