«I familiari dell’assassino? Non li abbiamo ancora incontrati. Ci hanno fatto avere le loro condoglianze e quando vorranno testimoniarci direttamente la loro vicinanza, noi ci saremo. Chiediamo solo giustizia per quello che è successo a David. Nient’altro». Diego, il fratello di David Raggi, ha raccontato la tragedia di piazza dell’Olmo ai microfoni de ‘I fatti vostri’.
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Il racconto Intervistato da Giancarlo Magalli, Diego ha ripercorso il dramma che ha colpito la sua famiglia, i tanti amici di David e un’intera città. «Non c’è una spiegazione per quanto accaduto – ha detto il giovane -. All’inizio l’omicida ha cercato di giustificarsi dicendo di non ricordare nulla. Quella sera mio fratello stava uscendo dal locale quando si è imbattuto in questo tipo, ubriaco, che gli ha detto ‘ma cosa guardi’. Lui ha alzato le mani come ad arrendersi e l’altro gli ha sferrato il colpo mortale alla gola. All’inizio chi stava lì pensava fosse solo uno schiaffo, il pezzo di vetro che Amine Aassoul aveva in mano era nascosto bene. Poi, di fronte al sangue che zampillava, tutti hanno capito la gravità».
L’ultimo saluto Fra i primi a capirla, proprio David, le cui competenze da operatore del 118 gli hanno purtroppo permesso di comprendere ciò che stava accadendo: «In ambulanza – ha detto Diego – ai soccorritori ha lasciato il suo ultimo messaggio: ‘Dite ai miei familiari e ai miei amici che gli voglio bene’». Parole struggenti a cui hanno fatto seguito quelle del padre Valter, intervistato a Terni.
Il papà «Sono giorni durissimi per noi – ha spiegato il genitore alla giornalista di Rai Due -. David era il ragazzo più buono del mondo, il figlio che tutti vorrebbero avere. Ci manca tanto». Valter ha raccontato i momenti terribili di quel maledetto 13 marzo: «A mezzanotte sono stato svegliato dalla telefonata di un’amica. Mia moglie era impegnata al lavoro, nel turno di notte. Mi ha detto: ‘Vieni al pronto soccorso che David è stato colpito da un uomo’. Sono corso subito e lì mi hanno detto ciò che nessun genitore vorrebbe mai sentirsi dire». Sull’omicida: «Conosco tanti marocchini che sono onestissimi lavoratori e tutti i rappresentanti della comunità di Terni ci sono stati vicini. Non voglio strascichi né vendette, ma mi aspetto giustizia. Perché paghi ciò che è giusto pagare. Perchè mi ha tolto un figlio. Voglio tutta la giustizia del mondo».
L’Imam I microfoni de ‘I fatti vostri’ hanno raggiunto anche l’Imam di Terni, Mimoun El Hachmi: «Sì, conosco la famiglia di Amine Aassoul, la mamma, i fratelli e il patrigno. Non penso sia un ragazzo cattivo – ha detto l’Imam -, aveva tanti problemi anche in famiglia. Sì, anche precedenti penali, rapine e altre cose. Ho parlato con la madre che in lacrime mi ha chiesto di portare solo le scuse alla famiglia Raggi. Era distrutta e ripeteva: ‘Non è colpa mia’. È una famiglia di brave persone e non esiste che si possa uccidere qualcuno, per nessun motivo».