Torri medievali Terni: «Degrado e pericoli»

Interrogazione di Liberati e Carbonari (M5S) su Penna della Rocca e Rocca di Cesi: «Appare a rischio la tenuta»

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Torri medievali, elevato degrato e pericolo per escursionisti-visitatori. Questi i temi contenuti nell’interrogazione presentata dai consiglieri regionali M5S – Andrea Liberati e Maria Grazia Carbonari – in merito ai siti di Penna della Rocca e Cesi (frazione di Terni).

Le torri

Andrea Liberati e Maria Grazia Carbonari

Nella premessa i consiglieri pentastellati sottolineano che «le alture della Conca ternano-narnese sono punteggiate da un sistema di torri di controllo assai risalente nel tempo. Si tratta di strutture in pietra di pregevole fattura, ma ampiamente in rovina, dopo decenni di abbandono e di inadeguata tutela da parte degli organi statuali a ciò preposti. Così, a circa 700 metri di quota, in posizione intermedia tra monte Torricella e monte Torre Maggiore, al di sopra di borgo Rivo – Pietrara, si trova Penna della Rocca sul cui sperone insistono i resti di un ricco e antico presidio utile a controllare l’importante valico.  Non lontana, e all’incirca alla stessa quota, ma al di sopra dell’abitato di Cesi, insiste invece la Rocchetta di Cesi, ivi posta a presidio delle Terre Arnolfe, ma anch’essa ampiamente disgregata. ali siti sono collocati a relativa distanza dall’antico municipio romano di Carsulae. Sono anche molto vicini a monte Torre Maggiore, rilevante luogo di culto dei naharki prima e della civiltà romana poi, con un imponente complesso monumentale. Gli insediamenti/fortificazioni di Penna della Rocca e Rocchetta di Cesi risultano pure inclusi nel primo repertorio censuario elaborato a seguito del protocollo d’intesa stipulato tra Regione Umbria e direzione regionale per i beni culturali e paesaggistici dell’Umbria del 13 settembre 2011 per la realizzazione della Carta archeologica dell’Umbria (Cau) tra i ‘siti archeologici ed elementi del paesaggio antico’. I suddetti luoghi rappresentano anche un importante itinerario per gli appassionati di escursionismo e alpinismo, viste le creste e i percorsi, con variazioni più e meno impegnative. Già dagli anni ’70 sono diventati teatro di sistematiche attività».

Le condizioni e il futuro

Liberati e Carbonari aggiungono quindi che «i siti in questione, pur rappresentando una testimonianza unica relativamente alla storia delle Terre Arnolfe e di Terni, versano oggi in condizioni precarie, minacciati da una folta vegetazione unitamente alla scarsa attenzione nel mantenerli in sicurezza. Oggi appare a rischio la tenuta stessa delle torri e delle mura, con potenziale pericolo di crolli e cedimenti dell’intera area». E dunque viene interrogata la giunta per sapere «se avvierà un’indagine ufficiale, atta a escludere la possibilità di eventuali, irreparabili danni al patrimonio monumentale dei beni potenzialmente presenti nell’area; quali siano le iniziative urgenti previste per scongiurare nuovi distacchi di pietre, bloccando pure le frane in corso dalle falesie; se esigerà restauri conservativi e nuovi scavi archeologici per recuperare i tanti elementi di valore storico-culturale collocati nelle aree descritte, anche considerando che lo stato attuale dei siti mette a repentaglio l’incolumità dei non pochi escursionisti e visitatori; se esistano rischi specifici per l’abitato di Cesi, vista la tutt’altro che perfetta condizione strutturale dell’area della Rocchetta e, infine, se intenda coordinare e sollecitare un più sistematico e incisivo intervento in loco della Soprintendenza, chiedendo ufficialmente l’insediamento di un ufficio statuale nella conca, anche alla luce delle condizioni oggettivamente penose in cui versano da decenni taluni beni culturali a Terni (e nel circondario), quali Villa Palma, la Fontana di Piazza Tacito, l’ex Convento di Colle dell’Oro, il Teatro Verdi, le sempre più sbrecciate residue mura cittadine, le condizioni pessime delle stesse poche torri medievali rimaste, a voler tacere di molto altro».

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