Umbria, analisi flussi: la Lega è un ‘cannibale’

Dai 12 mila voti alle europee del 2014 ai 171 mila del 2019. Rispetto alle ultime politiche il partito di Salvini pesca da M5s, Pd e FI

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«Le elezioni europee hanno sconvolto il panorama politico della nostra regione, molto più di quanto avvenuto in altre regioni italiane. Il voto di appartenenza non c’è più: è calata radicalmente la fedeltà al proprio partito politico. Nello stesso giorno, a distanza di qualche secondo, un elettore vota a sinistra per le europee e a destra per le comunali oppure viceversa. Il confronto tra le politiche del 2018 e le europee di quest’anno rivela una enorme mobilità. Si potrebbe definire un elettorato più libero e più maturo»: sono alcune delle considerazioni fatte dal professor Bruno Bracalente dell’università di Perugia sull’analisi dei flussi elettorali in Umbria, lo studio presentato martedì mattina a palazzo Cesaroni, condotto con il software messo a punto dal professor Antonio Forcina e con la collaborazione di Nicola Falocci e Brunello Castellani del servizio studi e valutazione delle politiche dell’assemblea legislativa dell’Umbria.

SPECIALE ELEZIONI 2019

Il professor Bracalente

Lega ‘cannibale’, sinistra tiene, destra cresce

«Le oscillazioni che hanno interessato i principali partiti e movimenti – ha spiegato Bracalente – sono di entità senza precedenti: il Pd, che alle europee del 2014 aveva avuto uno straordinario successo, ha perso 120 mila voti in cinque anni e quasi 20 mila anche rispetto alle politiche del 2018; il M5s ha più che dimezzato i propri voti rispetto alle politiche di un anno fa, perdendone 75 mila; lo stesso ha fatto Forza Italia che in un anno è passata da 60 mila a 29 mila voti; la Lega, che alle europee del 2014 aveva ottenuto 12 mila voti, è passata a 103 mila alle politiche del 2018, fino a raggiungere i 171 mila voti in queste elezioni europee; stabile la sinistra radicale, intorno ai 25 mila voti, mentre sia la destra di Fratelli d’Italia che le altre liste di centro destra o estrema destra sono in decisa crescita, dai 25 mila voti del 2014 ai 38 mila di queste elezioni europee».

L’analisi dei flussi

Oltre a confermare i consensi ottenuti alle elezioni politiche di un anno fa, la Lega ha ricevuto flussi in entrata da tutti i settori dello schieramento politico. In primo luogo dal M5s che ha ceduto alla Lega oltre il 16% dei 141 mila voti ottenuti nel 2018 (circa 24 mila). Il secondo flusso in entrata per consistenza assoluta è quello di provenienza Pd, che ha ceduto alla Lega circa 21 mila voti, il 16% dei 127 mila ottenuti nel 2018. Molto consistente è anche il flusso di provenienza Forza Italia che ha ceduto alla Lega oltre un quarto dei suoi 60 mila voti (17 mila). Altri flussi provengono da FdI e dalle altre liste di destra (in complesso circa 7 mila) e, in misura notevole, dal non voto del 2018 (circa 11 mila).

Il Partito Democratico

Il Pd ha mantenuto quasi il 90% dei propri voti del 2018. I principali flussi in uscita sono andati al non voto (oltre 16 mila voti assoluti, 13% dei propri voti del 2018) e alla Lega (21 mila voti, 16%), mentre è stato a è stato modesto il deflusso verso il M5s (2 mila voti). In entrata il flusso principale proviene dalle liste di sinistra che, complessivamente, hanno ceduto al Pd il 23% dei propri voti del 2018 (oltre 6 mila). Anche le altre liste di centrosinistra gli hanno ceduto il 23% dei loro voti (3 mila) e, come la Lega, ha recuperato una parte dell’astensionismo del 2018: circa il 3%, pari a 5 mila voti. A differenza della Lega, il Pd ha invece intercettato poco il consistente flusso in uscita dal M5s (3 mila voti). Il saldo dei flussi in entrata e in uscita è negativo per oltre 20 mila voti.

Movimento 5 Stelle ‘tradit0’

Il dimezzamento dei voti del M5s è stato determinato in primo luogo dall’astensionismo: il flusso verso il non voto ha infatti riguardato ben il 37% dei propri elettori del 2018 (oltre 50 mila). Ha inoltre pesato il già ricordato flusso verso la Lega (24 mila voti), mentre sono stati limitati i flussi verso il Pd e le liste di sinistra (circa 3 mila voti ciascuno). In entrata piccoli flussi di provenienza da entrambi i lati dello schieramento politico e uno un po’ più consistente dal non voto delle politiche (circa 6 mila voti).

Forza Italia in calo

Il dimezzamento dei voti di Forza Italia deriva principalmente dal flusso verso la Lega a cui ne ha ceduti 17 mila, pari a circa il 28% di quanti ne aveva ottenuti un anno fa. Ne ha poi ceduti 15 mila al non voto e quasi 4 mila a FdI, in parte compensati da un flusso in entrata dal medesimo partito; in entrata anche altri piccoli flussi di varia provenienza e dal non voto del 2018.

Fratelli d’Italia sorride

Tale le altre liste quella che ha ottenuto il migliore risultato è Fratelli d’Italia che ha acquisito voti da Forza Italia e dalla Lega (circa 3 mila voti da ognuno), dal M5s (meno di 2 mila) e anche dal non voto del 2018 (altri 3 mila voti); ne ha a sua volta ceduto in diverse direzioni, in particolare alla Lega (3/4 mila). Le altre liste di destra e centro destra hanno avuto flussi in entrata provenienti da diverse liste, anche di centro sinistra, ma sempre molto limitati.

Fenomeno Lega

Alle europee del 2014 la Lega Nord nel 2004 aveva meno di 12 mila voti, oltre la metà dispersi in varie direzioni. I 171 mila voti delle europee del 2019 sono dunque quasi tutti nuovi e derivano da tre flussi in uscita da altri partiti e movimenti, a cui si aggiunge un flusso consistente dal non voto. In valore assoluto, il flusso più consistente viene dal Pd, che alla Lega ha ceduto oltre il 30% dei suoi 228 mila voti del 2014 (circa 71 mila); seguono i flussi provenienti da FI (37 mila, oltre la metà dei propri voti delle europee precedenti) e dal M5s (18 mila, 20%); infine circa 32 mila voti ha saputo recuperarli dall’astensionismo del 2014, due terzi dei 50mila astenuti di allora tornati a votare in queste ultime europee. La Lega è dunque diventata, da poco più di zero, il primo partito della regione pescando consensi da molti elettori che si erano allontanati dalla politica e dal voto e da una estesa massa di elettori scontenti soprattutto dei partiti tradizionali, tanto di centro sinistra (Pd) quanto di centro destra (Forza Italia), nonché di soggetti politici nuovi come il M5s.

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