Acciaio, tre milioni persi dall’Umbria

Le undici imprese umbre che operano nel settore nel 2015 hanno guadagnato molto meno rispetto all’anno precedente. Lo dice uno studio di Siderweb

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Quasi tre milioni e 200 mila euro di guadagni in meno nel 2015, per le imprese umbre che lavorano acciaio. E quasi tre di questi milioni li hanno guadagnati (in meno) le aziende ternane. Per conoscere i dettagli – in occasione della presentazione dello studio ‘Bilanci d’acciaio’, curato dall’ufficio studi di Siderweb non sono stati resi noti – ci vorrà un po’ di pazienza, ma è inevitabile pensare che una buona parte del calo dei guadagni sia attribuibile alla più grande delle cinque aziende ternane che operano nel settore, la ThyssenKrupp Ast.

IL RIEPILOGO GENERALE

SIDERWEB BILANCI D'ACCIAIOSiderweb L’analisi del centro studi, arricchita dal commento dell’università di Brescia, contiene l’analisi economico-finanziaria dei risultati di bilancio 2015 di 3400 imprese italiane dell’acciaio «è la sintesi di un’analisi in chiave strategica condotta in profondità su tutta la filiera dell’acciaio in Italia – ha affermato il presidente di Siderweb, Emanuele Morandi -. I numeri che emergono ci raccontano di una realtà ‘sfilacciata’, dove il divario tra le imprese più competitive e quelle meno performanti si sta ulteriormente ampliando».

Calo generalizzato Le imprese della filiera dell’acciaio analizzate nell’ambito della ricerca, spiega Siderweb, hanno totalizzato nel 2015 un giro d’affari di 36,6 miliardi di euro, in calo del 10,1% rispetto ai numeri del 2014 (40,7 miliardi di euro). Ma a fronte di un Ebitda stabile nel confronto annuo, attestatosi a 2,5 miliardi di euro, è il risultato netto ad evidenziare un profondo peggioramento. Con un utile nell’esercizio 2015 di 7,002 milioni di euro, il peggioramento rispetto ai 149,6 milioni di euro del 2014 è pari al -95%.

foto_2Produzione in diminuzione La produzione di acciaio, sempre secondo Siderweb, è diminuita nel 2015: di quasi il 3% nel mondo, del 7% in Italia. Uno scenario peggiore rispetto alle attese, caratterizzato da una decelerazione della domanda di acciaio. L’80% del valore aggiunto complessivo della filiera è ottenuto dalla produzione, il 7% dal commercio di acciaio, l’8% dai centri servizio e il 5% dal commercio di rottame e ferroleghe. «L’incidenza complessiva del valore aggiunto caratteristico sul fatturato nel triennio 2013-2015 cresce progressivamente seppur in misura limitata – ha spiegato Claudio Teodori, professore ordinario dell’università di Brescia – passando dal 13,8% al 15,5%. La produzione genera il maggiore valore aggiunto per unità di fatturato (19,3%), seguono il commercio di acciaio e i centri servizio, con valori simili intorno al 10%; infine, il commercio di rottame e ferroleghe con un valore prossimo al 6%».

 

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