Castel Giorgio, ‘giallo’ intorno alla centrale

Terni, il comitato che si oppone invia in Regione un dossier e denuncia un «grave conflitto di interessi»

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Adesso la faccenda della centrale geotermica che si vorrebbe costruire nel territorio di Castel Giorgio, a poca distanza dal lago di Bolsena, si fa davvero complicata. Tanto da assumere i contorni del giallo. Perché, denuncia chi si oppone al progetto, sarebbero emerse «nuove e gravi notizie», tanto che «i comitati della zona hanno in tal senso inviato un documento di diffida alla presidente Marini, ma anche di collaborazione, per aiutare la giunta a prendere la decisione giusta. Riservandosi tuttavia, di fronte alla delicatezza e gravità della materia, di ricorrere in giudizio in tutte le idonee sedi nazionali ed internazionali».

L’indagine E, stando alle cose che dicono, la questione sarebbe davvero inquietante: «Secondo una perizia predisposta da una autorevole scienziata (la professoressa Fedora Quattrochi; ndr) dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv) – dice Vittorio Fagioli, portavoce dela Rete nazionale NO Geotermia elettrica speculativa e inquinante – parte dei dati sensibili utilizzati nel progetto di impianto geotermico di Castel Giorgio sarebbero inattendibili. Un fatto inquietante, non solo per gli aspetti legali, ma per le gravissime ricadute sui rischi per la vita e la salute dei cittadini della zona interessata. Sottacere questi rischi, come dimostrato dall’autorevole scienziata, comporta pericolosissime ricadute sull’incolumità e la salute dei cittadini e dell’ambiente della zona coinvolta».

L’allarme Vittorio Fagioli spiega che «uno dei delicati rapporti tecnici predisposto dall’ente pubblico Ingv a supporto del progetto privato presentato per l’impianto di Castel Giorgio presenta gravi deficienze: dati incompleti secondo gli standard internazionali e Ingv; misure essenziali mal rilevate o non fatte; insufficienza dei dati raccolti; pericolosità di incidenti mortali per uomini ed animali sottaciute; pericolosità non rilevate per abitazioni e ambienti». Ma il rapporto sarebbe «anche corredato di conclusioni non conseguenti con le misurazioni eseguite».

Le domande Come possono, si chiede il portavoce dell’associazione, «i cittadini e le amministrazioni fidarsi? Soprattutto se in gioco ci sono possibili terremoti, inquinamento delle falde acquifere e dell’aria, perfino a livelli mortali? Di che cosa discutono i vari enti che devono decidere, comprese le Regioni Lazio e Umbria e i Ministeri dello sviluppo economico e dell’ambiente, se i dati scientifici sui quali discutono non sono corretti?».

La denuncia Ma poi, gli oppositori al progetto si spingono oltre e parlano di un possibile «grave conflitto di interessi» che peserebbe sull’intera questione – e nel documento inviato alla Regione ci sono nomi, cognomi e ruoli – che viene definito «così grave che dovrebbe già bloccare ogni processo autorizzativo in quanto di per sé causa di nullità di tutti gli atti connessi».

La richiesta La Regione Umbria, spiega Fagioli, «deve ora dare il suo assenso o il suo diniego al progetto. Già una approvazione sarebbe incredibile, fatta in dispregio dei sentimenti e delle fondate preoccupazioni dei cittadini, dei sindaci, delle forze politiche regionali che si sono espresse contro, supportati dal parere di importanti scienziati di fama internazionale. Ma ora, dopo quello che sta emergendo, dare luce verde a questo controverso progetto sarebbe un atto di totale irresponsabilità, o peggio. Siamo certi che la presidente Marini ne terrà il dovuto conto».

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