di Piero Bruni
Presidente Associazione Lago di Bolsena
Vogliamo sperare che alle improvvide autorizzazioni rilasciate dai Ministeri per l’impianto geotermico di Castel Giorgio, proposto dalla LTW&LKW Geotermia Italia S.p.A. vi pongano rimedio i Presidenti delle Regioni Lazio ed Umbria ai quali spetta la parola finale.
Non si sta discutendo su ‘geotermia SI o geotermia NO’, ma su ‘dove SI e dove NO’. Per Castel Giorgio popolazione e sindaci hanno decretato un netto NO.
Le motivazioni ambientali sono note. Aggiungiamo che non è certo che l’impianto proposto da ITW&LKW funzioni.
L’ENEL, dopo aver trivellato una diecina di pozzi, ha rinunciato a sfruttare lo stesso serbatoio geotermico a causa delle incrostazioni di carbonati nelle tubazioni. Solleva perplessità e meraviglia che il problema venga risolto da un nuovo venuto che, senza alcuna esperienza nel settore della geotermia e senza fare la minima prova pratica della tecnica che intende adottare, propone un MEGA impianto di 9 pozzi, del costo di 25 milioni di euro, senza però avere le risorse per realizzarlo.
LTW&LKW ha un capitale di un milione di euro. Tutte le azioni sono di proprietà di un unico socio austriaco.
ITW&LKW ha speso per l’avviamento 2-3 milioni di euro versati dal socio, sotto forma di prestito o di capitale. Se ottenesse l’autorizzazione delle Regioni il prezzo delle sue azioni, detenute al 100% dal socio austriaco, aumenterebbe a dismisura con un guadagno immediato di alcuni milioni di euro, e ciò ‘senza muovere zolla’ con un progetto sulla carta, indipendentemente dal fatto che si realizzi o meno e che funzioni.
Per contro, senza le autorizzazioni, perderebbe i 2-3 milioni di euro fin qui investiti. Ciò spiega l’accanita campagna giornalistica, fatta di promesse aleatorie, fino a rovesciare la situazione e accusare gli oppositori di conflitto di interesse.
Ammesso che ITW&LKW ottenga l’autorizzazione i 25 milioni potrebbero forse essere reperiti nel mercato finanziario internazionale, ma la loro provenienza potrebbe essere non controllabile.
In conclusione o esiste fin da ora un finanziatore referenziato e trasparente che presenta un piano industriale offrendo garanzie, oppure il finanziatore non esiste.
Posto che rimangono prevalenti le note considerazioni ambientali, si rileva che per qualsiasi piccolo appalto pubblico è necessaria la Qualificazione e altre certificazioni inclusa quella antimafia.
Nel caso in oggetto, di grande interesse pubblico e quantificabile in diecine di milioni si prospetta di concedere l’autorizzazione ad una controparte sconosciuta.
Se venisse accordata, ai responsabili dell’autorizzazione potrebbe essere addebitata negligenza e mancata cautela.