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Home » Inceneritori, si rinvia: corteo a San Valentino

Inceneritori, si rinvia: corteo a San Valentino

di Lucina Paternesi
21 Gennaio 2016
in Altre notizie, Ambiente e salute, Attualità, Politica
Tempo di lettura: 4 minuti di lettura
L'impianto di Terni Biomassa

L'impianto di Terni Biomassa

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L.P.

Quindici Regioni su 20 hanno detto sì. E’ questo l’esito dell’incontro che si è svolto mercoledì mattina tra i governatori italiani sul decreto attuativo dello Sblocca Italia che prevede la realizzazione di 8 nuovi inceneritori sul territorio italiano, tre al centro, Umbria, Marche e Lazio; due al sud, Abruzzo e Campania e altri tre nelle isole, due in Sicilia e uno in Sardegna.

Il rinvio Nel pomeriggio, poi nella Conferenza Stato-Regioni, è stata ribadita la richiesta dell’istituzione di una ‘cabina di regia’ già chiesta dalle Regioni e il sottosegretario Bressa ha proposto di rinviare il punto ad una conferenza straordinaria che potrebe tenersi il 29 gennaio.

Pala Neri NoIncIl No dell’Umbria Ad opporsi al decreto sono stati i presidenti di sei regioni, Lombardia, Marche, Umbria, Abruzzo e Molise. La contrarietà della Regione Umbria, per la quale era presente questa mattina l’assessore regionale Antonio Bartolini, è motivata dal fatto che «il piano predisposto dal Governo non tiene conto del Piano regionale umbro per la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti – come si legge in una nota – che prevede una precisa scelta in direzione della raccolta differenziata al 68,6 per cento ed il collocamento sul mercato di Combustibile solido secondario (CSS) per 58 mila tonnellate all’anno, portando così il fabbisogno di trattamento termico a 72 mila tonnellate all’anno. Fattori questi che rendono oltretutto economicamente non sostenibile la realizzazione di Umbria di un impianto di termovalorizzazione».

No inceneritori E mentre nella mattinata le Regioni si dividevano sul decreto, a Perugia il comitato ‘No inceneritori’ di Terni e l’Osservatorio Borgo Giglione hanno indetto una conferenza stampa per fare chiarezza su alcune tematiche calde, come la gestione dei rifiuti in Umbria. I timori, tanto per la realizzazione di un nuovo impianto di incenerimento da 130 mila tonnellate quanto per il livello di saturazione delle discariche, da Le Crete a Orvieto a Pietramelina e Borgo Giglione nel perugino, sono tanti. «Fanno passare la combustione dei rifiuti come l’unica strada per chiudere le discariche – afferma Fabio Neri del comitato ‘No inceneritori’ di Terni – quando sappiamo bene che nessun inceneritore farà chiudere le discariche. Perché per ogni 100 mila tonnellate di rifiuti bruciati, tra le 25 e le 30 mila tonnellate di ceneri poi vanno a finire in discarica».

PARLA FABIO NERI – IL VIDEO

Prefettura protesta no inceneritori inceneritore25Nuova manifestazione Reduci dalla manifestazione di mercoledì scorso a Terni dove, in piazza, in un giorno feriale, sono scese più di cinquecento persone, il comitato di cittadini contrari all’inceneritore gestito da Acea a Terni ha deciso di portare avanti la sua battaglia rilanciando con una nuova manifestazione in programma per il 14 febbraio, giorno del santo patrono della città. «Ci prendiamo la giornata degli innamorati – ha proseguito Neri – perché tutta Terni deve dimostrare di amare la propria città».

‘Tattica’ Chiusura degli inceneritori e sventare l’ipotesi di realizzazione di un nuovo impianto, dunque. «In base al carteggio avvenuto lo scorso settembre tra ministero dell’Ambiente e Regione – secondo Neri – l’Acea viene indicata come sito di riferimento. Pubblicamente la Regione si è sempre detta contraria, ma sembra che poi, invece, indichi l’inceneritore già esistente per far confluire lì altri rifiuti da bruciare. In questo modo ne uscirebbe pulita, facendo vedere che è riuscita a bloccare la costruzione di un nuovo inceneritore da 130 mila tonnellate allocandone, però, altre 50 o 70 mila in quello già attivo».

Borgo Giglione Anche nel perugino, però, non va meglio. La discarica di Magione, che da una parte riceve la frazione organica dell’Ati 2, gli scarti di umido che, una volta stabilizzati, producono gas, mentre dall’altra raccoglie rifiuti indifferenziati, rischia di arrivare al limite della sua capienza nel giro di 3-4 anni mentre secondo il Piano regionale dei rifiuti la discarica dovrà continuare a lavorare fino al 2022. Altra incognita è poi anche quella che riguarda la quantità totale di rifiuti gestita dal sito che, secondo l’osservatorio, dovrebbe aggirarsi sulle 120 mila tonnellate annue.

PARLA LUCIO PALA – IL VIDEO

Nuova autorizzazione? Nella relazione presentata dalla Tsa, l’azienda mista pubblico-privata della galassia Gesenu, ai sindaci dell’Ati 2, in una riunione avvenuta lo scorso dicembre, si è tornato a parlare di comunicazioni contraddittorie e dati  poco esaustivi. «Non dimentichiamo, poi – afferma Lucio Pala – che sono ancora in corso le indagini della direzione distrettuale antimafia di Perugia su Gesenu, Gest e Tsa, anche al fine di verificare eventuali ipotesi di reato nella gestione. Da qui nascono anche i nostri dubbi circa un ulteriore razionalizzazione della discarica e la relativa viabilità di riferimento». Soprattutto, ricorda ancora Lucio Pala, al gestore non è ancora stata rinnovata l’autorizzazione e c’è il rischio che tutta la discarica si blocchi. Dove finiranno, a quel punto, i rifiuti?

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