
di Marco Celestino Cecconi
Capogruppo di Fratelli d’Italia-Alleanza Nazionale
in consiglio comunale a Terni
L’ombra più scura e le responsabilità più gravi che si addensano sulla chiusura dell’inceneritore Printer di Maratta sono tutte politiche. E riguardano, primo, il colpevole negazionismo perpetrato per anni dall’Amministrazione comunale (principale garante della salute pubblica sul territorio).
Secondo: il mistero irrisolto sulle risultanze dei controlli che avrebbero dovuto essere effettuati da sempre, prima e a prescindere dalle denunce più o meno recenti di forze politiche e cittadini (e cioè, con quale frequenza arrivavano i rapporti dell’ARPA sul tavolo del sindaco? con quale assiduità il sindaco si preoccupava, comunque, di verificare?).
Terzo: i tempi dell’ordinanza di chiusura temporanea, per certi versi alquanto sospetti. Quarto: i nuovi scenari possibili, non meno sospetti, che magari si aprono proprio a seguito dello stop imposto a Terni biomasse.
La diffida della Regione ai gestori dell’impianto, trasmessa ad esito delle indagini dei Carabinieri e della stessa ARPA, porta la data del 3 maggio: il che, fra le altre cose, significa che quando – esattamente una settimana dopo – su richiesta delle opposizioni di centrodestra, la Marini è venuta a Terni, per confrontarsi con il consiglio comunale proprio sui rifiuti, tra Perugia e Palazzo Spada tutti già sapevano.

Tra Perugia e Palazzo Spada tutti già sapevano che l’impianto sarebbe stato fermato (vedi la successiva ordinanza del sindaco, che adesso fa pure l’ambientalista). E, probabilmente, tutti già sapevano e sanno – pur tacendone completamente al consiglio comunale – che, magari, spento un camino, di tutto ciò che c’è da bruciare dovrà farsene carico l’altro, vale a dire quello dell’ACEA.
In estrema sintesi, tutti (sugli scranni più alti del Comune e della Regione) già sapevano – o senz’altro avrebbero dovuto sapere – quello che i cittadini ternani subivano da troppo tempo in termini di emissioni e scarichi inquinanti. Eppure hanno fatto finta di niente. E tutti già sapevano e sanno come andrà a finire: e ancora una volta hanno provato a tenerlo nascosto. Con la pretesa, adesso, di farci credere di essere i garanti della nostra salute. E, domani, di fronte al “fatto compiuto”, di dover adottare scelte “obbligate”.
La magistratura faccia il proprio corso, individuando anche nella politica le complicità. E i ternani non si limitino a guardare il dito (l’attuale ordinanza di chiusura temporanea): perché la partita vera si gioca sulla luna.