Narni: «Le scorie avvelenano Nera Montoro»

L’accusa viene da Andrea Liberati (M5S): «Arsenico e piombo alle stelle»

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L’accusa è pesante: «Il fu giardino diletto del Grand Tour – la Conca Ternano-Narnese, gioia e delizia dei poeti romantici di mezza Europa – è stato utilizzato negli ultimi 100 anni quale colossale deposito di scorie siderurgiche prima dallo Stato italiano, titolare delle acciaierie, e poi dalla Thyssen, detentrice degli impianti di viale Brin dal 1994. Su questo, purtroppo, nessuna nuova».

Le scorie A dirlo è Andrea Liberati, già vice presidente regionale di Italia Nostra ed oggi impegnato in politica con il Movimento 5 Stelle (è stato il terzo tra i più votati nelle ‘regionalie’): «Siamo venuti in possesso di dati che indicano come le suddette scorie, unitamente alle ceneri di pirite, elementi fortemente ammorbanti, siano state impiegate ben al di là del bacino locale. È il ‘caso Nera Montoro’. Negli anni ’40, la società ‘Terni’, allora proprietaria di gran parte del sito industriale di Montoro, alterando la conformazione naturale dei suoli, sotterrò (anche lì) i suoi inquinantissimi rifiuti, creando montagnole di scorie fortemente avvelenate, alte fino a 30 metri, al fine di realizzare i piazzali degli stabilimenti e i terrazzamenti sul fiume Nera».

Le conseguenze Le falde dell’area, dice Liberati, «sono contaminate. La Regione Umbria ha infine approvato anni fa un progetto di bonifica tuttora in corso, provando a isolare il sito con degli sbarramenti, consistenti in ben 48 pozzi da cui si emunge l’acqua sporca per avviarla a un apposito sistema di trattamento.

L’arsenico Il sottosuolo, ovviamente, registra numeri impressionanti quanto a concentrazioni di arsenico – fino a dieci volte oltre il valore di allarme a ben 11 metri di profondità – e di piombo – fino a nove volte oltre il livello di allarme: è il caso del Fosso dell’Osteriaccia, così come fotografato nel 2006 dall’analisi di rischio Syndial, Gruppo Eni.

I tentativi In superficie i terreni sono stati pure rimossi fino a un metro di profondità, ma tutto questo non sembra ancora sufficiente, perché è stato accertato che, nonostante l’applicazione delle ‘migliori tecnologie disponibili’, i valori residui previsti nel sottosuolo continueranno a eccedere le soglie di concentrazione individuate nel decreto ministeriale 471/99».

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