Terni, quella fontana che non trova pace

Piazza Tacito, una grana da risolvere in fretta

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Pasqua è tempo di pace. E va bene. Ma da martedì si dovrà prendere di petto un problemino mica da ridere. Perché, come umbriaOn ha rivelato venerdì scorso, c’è da risolvere la grana relativa alla fontana di piazza Tacito ed ai suoi controversi mosaici.

Corrado Cagli

Corrado Cagli

Il dietrofront Il nuovo soprintendente per le belle arti dell’Umbria, Stefano Gizzi, nominato un mesetto fa, ha infatti detto «fermi tutti» e, invece di nominare come previsto i nomi dei due tecnici che avrebbero dovuto fare parte della commissione incaricata di stilare progetto e far partire la gara d’appalto per il rifacimento dei mosaici, ha inviato una lettera al Comune e alla fondazione Carit in cui dice chiaramente che non è il caso di rimuovere ciò che resta dei mosaici del Cagli e rifarli ex novo. La strada – secondo lui, anche se bocciata a suo tempo – è una sola: restaurare.

FOTO GALLERY: I MOSAICI DELLA DISCORDIA

I lavori fatti

I lavori fatti

Le reazioni L’assessore comunale ai lavori pubblici Stefano Bucari ha già fatto sapere che «con questa presa di posizione la soprintendenza smentisce sé stessa, i tecnici impegnati, le conclusioni stilate dall’istituto Venaria di Torino e lo stesso ministero dei beni culturali», e aveva chiarito che «non consentiremo che gli interventi, questo ed altri, costino un euro di più a causa di valutazioni affrettate». Mentre il presidente della fondazione Carit, Mario Fornaci uole verificare «direttamente con la soprintendenza. Prima di dire la nostra vogliamo approfondire la questione con i soggetti competenti».

 

Il montaggio del 'pennone'

Il montaggio del ‘pennone’

Il progetto Per ridare vita alla fontana – il progetto ha preso il via il 16 luglio del 2013 – si era prevista una spesa di circa 615mila euro, 250mila dei quali sono proprio della fondazione Carit. L’11 agosto dello scorso anno è stato montato il nuovo ‘pennone’ in acciaio inox ultra-resistente, alto 29 metri; mentre l’impianto idraulico è stato completamente rifatto. Quello che il soprintendente vorrebbe gettare nel cestino, insomma, altro non è che il progetto – che la stessa soprintendenza aveva coordinato – che aveva illustrato il 26 marzo alla platea qualificata del XXI Salone dell’arte del restauro e della conservazione dei beni culturali di Ferrara.

 

L'analisi dei mosaici

L’analisi dei mosaici

L’analisi Il tutto si fonda su un’indagine relativa allo stato di conservazione del mosaico, attraverso la scansione laser e il rilievo fotogrammetrico dell’intera superficie, svolta dalla Fondazione Centro conservazione e restauro ‘La Venaria Reale’ di Torino. Marco Demmelbauer, coordinatore della sezione manufatti in metalli, ceramica e vetro, aveva spiegato che fra gli aspetti critici rilevati dai tecnici ci sono «le numerose fessurazioni che hanno incrementato la disgregazione delle malte, la presenza di muschi e alghe e un generale degrado causato anche da manutenzioni non sempre appropriate».

 

Un mosaico

Un mosaico

La ‘sentenza’ Tanto che l’allora soprintendente, Fabio De Chirico, aveva parlato chiaro: «Siamo di fronte a un degrado molto accentuato, legato a fattori progettuali, ambientali e antropici», indicando, tra le principali cause dell’usura, «le lesioni e i distacchi prodotti dalla diversa composizione delle malte su cui poggia l’opera, la mancanza di un velo continuo d’acqua che ha creato condizioni di instabilità e le metodologie di restauro adottate nel 1995, con iniezioni di cemento che hanno finito per creare altri dislivelli e l’utilizzo di prodotti corrosivi non adeguati».

 

Il degrado

Il degrado

«Errori da non ripetere» Partendo da questi presupposti, aveva scandito De Chirico, occorre «evitare gli errori del passato», prevedendo il distacco delle parti figurate del mosaico – da restaurare e collocare in un adeguato spazio museale – così da poter risanare completamente le malte sottostanti e la ‘camera’ su cui poggia il mosaico: «Sono convinto – aveva aggiunto il Soprintendente di allora – che attraverso i documenti disponibili si possa ricostruire l’opera nella sua integrità, tenendo conto di alcune prescrizioni fondamentali, come quella legata alla continuità del flusso d’acqua. Un monumento così determinante per l’identità di Terni non può più essere lasciato all’incuria e alla provvisorietà». In un anno sembra essere cambiato tutto, non solo il soprintendente.

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