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Home » Turismo, ‘posti letto’: 20 mila senza licenza

Turismo, ‘posti letto’: 20 mila senza licenza

di Marco Torricelli
16 Gennaio 2016
in Attualità, Dal territorio, Economia, Politica
Tempo di lettura: 2 minuti di lettura
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di M.Lilla

Da sharing economy a shadow economy, l’economia ombra preoccupa la Federalberghi. Presentata uno studio che prova a far luce sull’offerta turistica sommersa e sulle problematiche di concorrenza sleale ad essa legate.

Migliaia di posti letto Federalberghi Umbria attraverso la ricerca di Incipit consulting ha cercato di fotografare il fenomeno della condivisione degli alloggi in offerta turistica in regione attraverso l’uso dei dati forniti dal sito Airbnb, portale che registra più di 190mila alloggi privati in italia, di cui in Umbria 4.190. Nel terzo mercato mondiale per numero di alloggi offerti dopo Francia e Usa, l’Umbria si piazza dodicesimo posto per alloggi, e appena sopra la media per alloggi per Kmq (0,5), con un rapporto medio di 4,9 posti letto ad alloggio e più di 20.445 posti letto registrati. Questo dato preoccupa la fedealberghi se rapportato al dato degli alloggi d’impresa, 3200, con un offerta di poco meno di 40mila posti letto.

PARLA IL PRESIDENTE DI FEDERALBERGHI, GIORGIO MENCARONI – IL VIDEO

Nuova normativa «È importante che si ristabiliscano delle regole precise – sottolineano i rappresentatni di Federalberghi Confcommercio – è compito della Regione dettare le regole e istituire i controlli necessari per arginare questa illegalità diffusa. In barba alle leggi che obbligano il gestore a risiedere dentro la struttura dei B&B la stragrande maggioranza degli annunci presenti su Airbnb è riferito all’affitto dell’intera proprietà». I numeri infatti parlano dell’ 88,9% in Umbria mentre in Italia il 72,5%, con il 58% degli inserzionisti che gestiscono più di un alloggio. Il vuoto normativo infatti esiste ed «è frutto – come scrive Incipit consulting nella ricerca – della scomparsa formale a partire dal 2013 della tipologia di ‘Case/appartamenti locati ad uso turistico’ dalla normativa regionale, che di conseguenza li ha visti sparire anche dai dati ufficiali, contribuendo ad ampliare il divario con l’offerta online in piena crescita esponenziale».

Questione di business Un inganno quindi, l’accusa delle associazioni, che puntano il dito contro vere e proprie strutture imprenditoriali che invece di utilizzare gli alloggi come integrazione al reddito familiare, così come dovrebbe essere nello spirito del B&B, hanno trasformato l’opportunità in una vera e propria impresa. Una concorrenza sleale per gli albergatori perché oltre ad un’offerta falsificata da una evasione fiscale evidente, vengono soprattutto eluse le norme poste a tutela della salute e della sicurezza dei consumatori.

Territori interessati Per quanto riguarda l’Umbria nello specifico la situazione più clamorosa si registra nelle due città a maggiore affluenza turistica: Perugia e Assisi. Il capoluogo registra 658 alloggi Airbnb a fronte di 278 esercizi extraalberghieri registrati, mentre nella città di Francesco sono 363 quelli Airbnb e 278 i registati. Seguono Spoleto con 259 Airbnb (99 registrati), Todi (217-95), Orvieto (201-104). Castiglione del Lago (163-173) è la prima con un saldo a favore dei registrati, mentre l’altro capoluogo di provincia Terni (74 Airbnb, 52 registrate) è al 14° posto in regione e terza in provincia anche dopo Amelia (95-57). Gli unici due comuni che alla data della ricerca, 31 ottobre, non registravano alloggi su Airbnb sono Poggiodomo e Montegabbione.

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