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Home » Terremoto: «Temiamo di essere dimenticati»

Terremoto: «Temiamo di essere dimenticati»

di Lucina Paternesi
16 Gennaio 2017
in Attualità, Dal territorio, In evidenza, Terremoto 2016
Tempo di lettura: 3 minuti di lettura
Il signor Ezio Pierantozi

Il signor Ezio Pierantozi

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di L.P.

Tensione, smarrimento, angoscia per il futuro. Mentre proseguono, senza sosta, nei comuni all’interno del cratere, i sopralluoghi di agibilità che vanno avanti da ormai due mesi, tra gli sfollati il malumore cresce.

La struttura che ospita gli sfollati a San Feliciano
La struttura che ospita gli sfollati a San Feliciano

L’incertezza Chi dorme lontano da casa, soprattutto, si sente tagliato fuori da quello che succede a Norcia e dintorni. Le notizie, almeno quelle ufficiali, arrivano in ritardo e non a tutti. E finisce che l’estrazione a sorte di una casetta crei non poco scompiglio. C’è la preoccupazione per il lavoro, per chi ce l’ha e ogni giorno attraversa l’Umbria per non perderlo, per il freddo, per la ricostruzione e i suoi tempi, per i bambini che hanno cambiato scuola e faticano a inserirsi in un nuovo contesto. I soldi scarseggiano e la paura più grande è quella di essere dimenticati. Una vita sospesa, tra l’incertezza del domani e la determinazione a voler andare avanti.

Franco Testa, 80 anni
Franco Testa, 80 anni

Gli anziani Colpisce, nella grande sala da pranzo del villaggio Tre Isole a San Feliciano, davanti al lago Trasimeno, la fierezza del signor Franco Testa. Ottanta anni, occhi azzurri, sempre col suo inseparabile bastone, gli adulti lo chiamano ‘il boss’, per i più piccoli, invece, è ‘il nonno’. «Ha avuto tre ictus e tre infarti» raccontano gli altri ospiti, eppure la notte di capodanno ha cucinato assieme alla sua compagna le lenticchie per tutti e ha fatto ballare l’intera sala suonando l’organetto. Viene da Castelluccio di Norcia e è convinto riuscirà a ritornarci, come dopo gli altri terremoti che ricorda.

Franco Testa Poche parole, ma sempre quelle giuste. «Trova il modo di far ritornare la calma e la serenità quando gli animi si surriscaldano – raccontano gli altri ospiti – la sua saggezza è proverbiale». Aiutato dalle altre signore della struttura, Franco mangia insieme agli altri suoi compaesani sempre nel primo tavolo all’ingresso. E’ un po’ l’anziano del villaggio, tutti i bambini si sono affezionati a lui e riesce a farli giocare ma anche a farli smettere quando fanno i capricci. A lui sembra non pesare molto la lontananza da casa, «siamo qui, siamo al caldo, abbiamo un tetto sopra alla testa e da mangiare a pranzo e a cena. Siamo fortunati – ammette – non capisco perché la gente si scalda tanto. Certo, si potevano adottare altre soluzioni per le casette, però non ha senso litigare».

Castelluccio circondato dalla neve
Castelluccio circondato dalla neve

Norcia e Castelluccio Nonostante l’età e gli acciacchi, lui sa che tornerà a casa. «Norcia, così come Castelluccio, saranno ricostruiti e noi potremo tornare. La stessa cosa però – è questa la sua previsione – non accadrà per gli altri paesini nei dintorni. Non ce la faranno a rimetterli in piedi». Come Nottoria, la piccola frazione a 13 km da Norcia da cui viene Ezio Pierantozi. Un sorriso composto da due soli denti e una brutta frattura che lo costringe, dopo l’operazione, a stare su una sedia a rotelle. E’ venuto a prendere il pranzo per la moglie, che è rimasta in camera perché non si sente bene.

Il signor Ezio Beve un bicchiere di vino con gli altri, commenta le notizie del giorno, in attesa di rientrare nel suo alloggio. Era un allevatore, un vecchio pastore che è stato costretto ad abbandonare gli animali in montagna, da soli. Dopo il terremoto del 30 ottobre si è rotto una gamba nella fuga tra le macerie. «Nessuno si interessa più a noi – dice – da quando ci hanno portati qui neanche una telefonata, dal sindaco, dagli assessori. Niente. Poi però ricevono i capi di stato e di governo, i politici, che arrivano con l’elicottero». «Per questo- gli fa eco Antonio Gaffo, un altro ospite assieme alla moglie – io chiedo che venga redatta una carta dei diritti e dei doveri degli sfollati».

Viktoria serve il pranzo agli altri sfollati
La signora Viktoria serve il pranzo agli altri sfollati

E poi ci sono i bambini. Solo qui al Trasimeno sono tante le famiglie che hanno due o tre figli e che sono costrette a stare in una stanza di 30 metri quadrati dalla mattina alla sera. «Così come noi, hanno dimenticato anche i nostri figli – racconta Viktoria Petrova Vladimirova – è come se non facessero più parte della comunità nursina». Viktoria, per tutti Viki, ha due bambine; dopo il trasferimento a San Feliciano le ha iscritte nella nuova scuola di Magione. «Da mamma posso solo dire che è difficile riuscire a spiegare perché i Moncler che sono arrivati a Norcia, per tutti i bambini, non sono stati consegnati anche a loro. Le istituzioni ci hanno abbandonato, a Natale neanche una telefonata. Invece il sindaco di Magione, Giacomo Chiodini, ci ha fatto recapitare lo spumante e un buono da 40 euro da spendere in un negozio di giocattoli. Così per la Befana sono arrivate anche le calze, donate dal sindaco di Perugia Andrea Romizi, con caramelle e dolciumi. Eppure, su Facebook, ho visto che il sindaco Alemanno, quando ha riaperto corso Sertorio e piazza San Benedetto aveva fatto venire i regali da tutta Italia. Perché, quelli che non sono stati consegnati, non sono stati spediti agli sfollati che dormono al Trasimeno?».

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