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Home » Perugia, la Nestlé: «340 sono di troppo»

Perugia, la Nestlé: «340 sono di troppo»

di Marco Torricelli
7 Giugno 2017
in Dal territorio, Economia, Imprese, Lavoro
Tempo di lettura: 3 minuti di lettura
Lo stabilimento della Perugina

Lo stabilimento della Perugina

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La Nestlé lo dice con grande dolcezza, ma lo dice. Dopo l’incontro di martedì mattina nella sede di Confindustria Umbria con i sindacati di categoria e le rappresentanze dello stabilimento di San Sisto, la posizione aziendale è chiara come l’acqua di un laghetto di montagna: in quello stabilimento ci sono 340 lavoratori di troppo e la multinazionale non intende farsene carico.

Gli investimenti Nestlé fa sapere di aver «ribadito l’impegno per la puntuale esecuzione del piano industriale che riguarda l’Unità di Perugia e lo sviluppo del business dolciario a marchio Perugina, confermando l’investimento previsto di oltre 60 milioni di euro. Come stabilito negli accordi sottoscritti l’anno scorso, è in fase di piena realizzazione il piano di investimenti commerciali per lo sviluppo di Baci Perugina e Perugina in Italia e all’estero, sui diversi canali commerciali con l’obiettivo di rafforzare la posizione dello storico marchio in Italia e farne un simbolo di autentica espressione del Made in Italy nel mondo».

I volumi I primi risultati, spiega la multinazionale, «sono positivi e incoraggianti, non solo nel nostro Paese ma ancor di più all’estero con una crescita di oltre il 40%. Contestualmente prosegue il piano di investimenti tecnologici per rendere più moderna, efficiente e competitiva la struttura industriale di San Sisto. Grazie alla strategia intrapresa si prospetta un progressivo incremento dei volumi di produzione della fabbrica di Perugia. Tuttavia – in virtù degli investimenti tecnologici che aumentano il livello di automazione della fabbrica, e delle tempistiche necessarie per la penetrazione commerciale all’estero – l’incremento dei volumi produttivi potrà tradursi in un corrispondente incremento dei livelli occupazionali solo nel lungo termine».

«34o addetti sono di troppo» Di converso, infatti «a giugno 2018 – ricorda Nestlé – terminerà il ricorso alla cassa integrazione guadagni straordinaria, che non sarà più rinnovabile. Data l’impossibilità di fare ulteriore ricorso agli ammortizzatori sociali emerge l’esigenza di procedere ad un riequilibrio occupazionale che, ad oggi, stimiamo possa coinvolgere circa 340 addetti alle attività di produzione e logistica, ai quali, nei prossimi anni, non sarà possibile assicurare la continuità occupazionale presso l’unità di Perugia, se non in funzione della stagionalità tipica delle produzioni dolciarie».

La ricollocazione Per questo, chiarisce la multinazionale, «nell’incontro si è convenuto di dare immediato avvio ai percorsi formativi che coinvolgeranno a vario titolo i lavoratori e che, come previsto dall’accordo del 7 aprile 2016, saranno prioritariamente rivolti a perseguire la ricollocazione professionale all’interno del gruppo Nestlé o presso aziende del territorio. E’ indispensabile che lo stabilimento di Perugia sia performante e con adeguati livelli di efficienza per continuare ad essere strategico per il gruppo e competitivo sul mercato, nel confronto con gli operatori best in class del settore in Italia e in Europa. Il riequilibrio occupazionale è, dunque, fondamentale per assicurare prospettive positive all’insediamento industriale perugino e deve essere perseguito concretamente e responsabilmente da tutte le parti».

«Soluzioni occupazionali alternative» La posizione di Nestlé non lascia adito ad interpretazioni: «Abbiamo a disposizione, sino alla scadenza della cassa integrazione, un intero anno di impegno per minimizzare l’impatto sociale derivante dalla trasformazione in atto nello stabilimento di Perugia: intendiamo supportare attivamente i lavoratori nel reperimento di soluzioni occupazionali alternative, incentivandoli a cogliere le opportunità che, proprio in questo periodo, si stanno aprendo sia all’interno del gruppo Nestlé in Italia, sia sul territorio perugino, mettendo in campo incentivi economici in favore delle aziende del territorio che assumeranno nostri lavoratori».

I sindacati Un pochino diversa la lettura della Flai Cgil, secondo la quale «dall’esito del confronto emerge la centralità dell’accordo del 7 aprile 2016, dello spirito e degli strumenti in esso contenuti. Si è ritornati, cioè, nell’alveo del percorso previsto dall’accordo stesso. Siamo stati sempre convinti della bontà di questo piano e oggi lo ribadisce anche l’azienda. Si continua dunque a gestire l’accordo, con l’obiettivo di incrementare i volumi e le ore di lavoro. La fabbrica di San Sisto ha necessità di ritrovare competitività e quote di mercato in Italia e nel mondo. Alla luce di quanto emerso oggi, pensiamo sia opportuno aprire un tavolo istituzionale con la Regione Umbria per cercare di favorire tutte le condizioni utili affinché questa multinazionale consolidi la sua presenza nel territorio con investimenti importanti che restino nel perimetro della fabbrica di San Sisto».

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