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Home » Strage terroristica: simulazione in Umbria

Strage terroristica: simulazione in Umbria

di Francesca Torricelli
7 Giugno 2017
in Attualità, Dal territorio
Tempo di lettura: 3 minuti di lettura
La simulazione (Foto A.Mirimao)

La simulazione (Foto A.Mirimao)

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In tutta la regione i morti sono 39, 216 i contagiati. Ma ad oltre 24 ore dall’attacco terroristico chimico-batteriologico la situazione in Umbria è sotto controllo: scongiurato il rischio di contagio secondario. La catena di comando ha funzionato: il comitato provinciale di Difesa Civile, composto da circa 30 persone, ha coordinato tutte le operazioni, che hanno impegnato centinaia di uomini sul territorio umbro. Chiuse le scuole, annullati gli eventi pubblici, coprifuoco sino a nuovo ordine. Precettati gli ospedali: 2 dedicati all’ordinaria amministrazione, gli altri all’emergenza.

COLLEGAMENTO IN VIDEO CONFERENZA E INTERVISTA A CANNIZZARO (VIDEO)

Perugia: sala operativa

La conferenza stampa È solo una esercitazione, certo, ma ha il valore di una prova sul campo per tutti. E anche nella conferenza stampa organizzata in Prefettura – presenti i Prefetti Raffaele Cannizzaro, referente su Perugia, e Antonella Scolamiero, Direttore Centrale Difesa Civile del Ministero dell’Interno – si parla come se tutto fosse successo davvero. «Quando gli ospedali ci hanno segnalato i casi sospetti, abbiamo attivato il meccanismo, ma nella prima ora e mezza la nostra risposta è stata pari a zero perché dovevamo capire cosa stava succedendo. Abbiamo capito di che virus si trattasse nel primo pomeriggio». «L’autocisterna contenente l’agente contaminante, rintracciata, è stata individuata accanto a infrastrutture sensibile». «Abbiamo tenuto i contatti con la stampa a livello nazionale con bollettini periodici, in varie lingue».

Terni (Foto A.Mirimao)

Allarme da Sud Nei giorni precedenti c’erano stati messaggi su una situazione internazionale critica. Poi, martedì mattina, gli attacchi a Civitavecchia – via mare – con contaminazione diffusa anche in Umbria. Immediato il richiamo del Ministero dell’Interno a tutelare obiettivi sensibili. A Terni, il Prefetto Angela Pagliuca ha comunicato che sono stati fermati due soggetti dalla Polizia, uno ha esploso colpi arma da fuoco ed un agente è rimasto ferito, quando già gli ospedali denunciavano i primi sintomi. Simulato anche uno sciopero dei benzinai. Quando la situazione è diventata più grave, è stato subito convocato il Comando provinciale di difesa civile, dividendo compiti per comparto. Mentre si predisponeva un ospedale da campo, venivano monitorati i collegamenti ferroviari e stradali ad Orte, per evitare affollamento sui due capoluoghi.

Il vertice a Perugia

La buona comunicazione Una delle sezioni si occupava di monitorare la diffusione di fake news sui social, cercando di evitare il diffondersi di panico generale nella popolazione. Uniche fondi attendibili:; il numero verde della Prefettura e i centralini delle Usl. Nella giornata di martedì la matrice terroristica non era chiara. Solo mercoledì è arrivata la rivendicazione. Subito le forze dell’ordine si sono allertate chiedendo l’ausilio dei reparti di prevenzione da tutta Italia. Non appena si è diffusa la notizia, sono stati segnalate aggressioni xenofobe e anche per questo le Prefetture si sono attivate per comunicare i dettagli della vicenda, cercando di evitare strumentalizzazioni da parte di forze politiche , avendo avuto contezza di mancanza collegamenti fra immigrati presenti sul territorio e i drammatici eventi in corso. I cittadini sono stati invitati a non assumere farmaci in modo indiscriminato mentre la Polizia Locale ha delimitato gli obiettivi sensibili, compresi gli ospedali.

Videoconferenza (Foto A.Mirimao)

Prefetture collegate «Anche se all’inizio eravamo un po’ frastornati – dichiara il Prefetto Scolamiero – la catena di comando ha funzionato». «A distanza di tanti anni e dopo l’ingresso nel nostro ordinamento di leggi importanti – spiega Cannizzaro – il sistema di coordinamento fra le forze dello Stato funziona bene. Lì non si manifestano problemi». Il contatto con la Prefettura di Terni era garantito da un collegamento in videoconferenza e ad un certo punto i giornalisti hanno potuto assistere ad una comunicazione fra i due prefetti (presente a Perugia anche il Questore Carmelo Messina) per valutare tempi e modalità di risposta all’emergenza. «La simulazione ha funzionato – ha detto il Prefetto di Terni Pagliuca – ci siamo conosciuti meglio e abbiamo unito tutte le componenti istituzionali che potrebbero operare in situazioni del genere».

Il vertice (Foto A.Mirimao)

Un allenamento La simulazione – viene chiarito – era stata programmata da tempo dal Ministero dell’Interno e rientra nelle normali attività della difesa civile. Nessun pericolo imminente, quindi. In effetti, fermo restando l’aspetto teatrale della simulazione, si percepisce che sia a Perugia che a Terni gli animi sono distesi: il Prefetto di Perugia scherza con il Questore e con la collega di Terni. Ma non per questo la simulazione viene presa sotto gamba. «Anzi – chiarisce Cannizzaro ai nostri microfoni – abbiamo fatto in modo che il test fosse probante, per ‘stressare’ il sistema e valutarne quindi la reazione in modo attendibile. Come un allenamento in vista della partita, ovviamente stando attenti a non infortunarsi in allenamento».

Perugia: Cannizzaro e Scolamiero

Le reazioni simulate Testato il piano operativo di difesa civile per conoscere gli ‘attori’ e verificare la reattività del sistema. Coinvolti Regione Umbria, Comuni, Direzione regionale dei Vigili del Fuoco, Questura, Comando provinciale dei Carabinieri, Guardia di Finanza, sezione Polizia Stradale, Arpa Umbria, Usl, Ospedali, servizio 118 e Corpo militare della Croce Rossa Italiana. L’esercitazione si svolgeva ‘per posti di comando’: sul territorio non erano impiegati né uomini né mezzi, ma tutto avveniva nella centrale operativa, simulando le risposte dal territorio. Di tutti i tipi: dalle reazioni dei cittadini comuni alla paura dei lavoratori pubblici che, è stato stimato, dopo un attacco del genere, potrebbero disertare il posto di lavoro per oltre il 50%, provocando ulteriori disagi ai servizi minimi essenziali, cui le forze dell’ordine dovranno far fronte.

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