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Home » Regione Umbria, rendiconto approvato

Regione Umbria, rendiconto approvato

di Simone Francioli
19 Luglio 2017
in Attualità, Dal territorio, Politica
Tempo di lettura: 8 minuti di lettura
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Semaforo verde per il rendiconto 2016 della Regione Umbria. Dopo l’ok – seppur con diverse critiche – della Corte dei Conti, è arrivata l’approvazione dell’assemblea legislativa con dodici voti favorevoli (Pd, SeR, Misto-Mdp) e otto contrari dell’opposizione (M5S, FI, RP, FdI, LN).

IL GIUDIZIO DI PARIFICAZIONE DELLA CORTE DEI CONTI

Il rendiconto «La Regione Umbria – si legge nel documento – è riuscita a garantire il rispetto dei vincoli di finanza pubblica grazie all’opera di razionalizzazione e contenimento delle spese, senza incidere sui cittadini e sulla qualità dei servizi. Ai pesanti tagli sui bilanci regionali si aggiunge il pareggio di bilancio. Per la Regione Umbria tali provvedimenti hanno significato, per il 2016, tagli per circa cento milioni di euro, in aggiunta a quelli degli anni precedenti. L’Umbria, pur in questo contesto di criticità della finanza pubblica, presenta una situazione di sostanziale solidità finanziaria, frutto di scelte orientate alla prudenza e al contenimento. L’Umbria, infatti, ha rispettato negli anni il patto di stabilità interno, che ora è diventato pareggio di bilancio; ha sempre utilizzato la propria capacità di indebitamento al di sotto del limite consentito dalla legge; non ha utilizzato anticipazioni di tesoreria; non è stata mai sottoposta ai piani di rientro in sanità; la situazione di tesoreria non mostra criticità, con un saldo di cassa di oltre 200 milioni di euro. La Regione ha un rating di lungo termine pari a quello della Repubblica italiana, e il merito di credito intrinseco indicativo della Regione continua ad essere positivo. Questo grazie ad un indebitamento finanziario contenuto, una robusta posizione di liquidità, una sanità in equilibrio, un’efficace azione di controllo e razionalizzazione della spesa, una elevata potenzialità fiscale non utilizzata. Inoltre i tempi di pagamenti medi della Regione sono stati realizzati con 9 giorni di anticipo rispetto alla scadenze contrattuali. Anche nel 2016 la Regione ha rispettato le disposizioni di contenimento della spesa per consulenze, relazioni pubbliche e convegni, pubblicità, spese di rappresentanza, missioni, formazione e autovetture. La sanità è in equilibrio e l’Umbria dal 2013 continua ad essere tra le tre Regioni benchmark per la definizione dei costi e dei fabbisogni standard sia per l’erogazione del Lea che per il rispetto dell’equilibrio economico finanziario. Il 2016 è l’anno in cui impatta sul bilancio la legge sul riordino delle Province. E la Regione è riuscita ad assorbirlo interamente nel bilancio. La legge Delrio ha comportato il trasferimento di 240 unità di personale, per un costo totale di 9 milioni di euro, a cui si aggiungono 1,5 milioni di costi e spese di matura indiretta. Il rendiconto 2016 prevede la salvaguardia degli equilibri di bilancio con accantonamenti per 72 milioni di euro, molti di più dei 21 del 2015. La Regione Umbria non ha utilizzato la potenzialità fiscale: è tra le Regioni con minore pressione fiscale, che è rimasta di fatto inalterata nell’ultimo decennio: sono state cancellate tutte le tasse di concessione, non applicata l’imposta sulle emissioni sonore degli aerei, mai aumentate le tasse auto, applicato al minimo l’addizionale regionale al gas metano, ridotto in maniera selettiva l’Irap».

«Solido, trasparente e chiaro» La presidente della Regione ha parlato di un «rendiconto solidissimo, si capisce da alcuni elementi di sostanza e di valutazione. Questo bilancio si inserisce in una fase di contenimento della spesa pubblica, di manovre correttive sui saldi di finanza pubblica. E nonostante questo c’è la capacità di mantenere adempimenti importanti sui servizi fondamentali. E le regioni hanno contribuito in misura sproporzionata rispetto a parti dell’amministrazione centrale dello Stato. E alle manovre si aggiunge l’effetto dell’applicazione del pareggio di bilancio. La solidità finanziaria dell’ente deriva dagli indicatori fondamentali, che non sono oggetto di valutazione discrezionale, frutto dell’azione di programmazione e di decisione politica ma anche della qualità della gestione tecnica dell’ente. E gli indicatori di solidità finanziaria non sono scontati: molte Regioni, anche con una storia di solidità, hanno mostrato debolezze, fragilità, esposizioni in ambiti di servizi fondamentali. L’Umbria ha dato un’ampia prova di sé, rispettando sempre il Patto di stabilità interno. Ma anche la capacità di indebitamente sempre al di sotto dei limiti di legge, ricordando che indebitamento nella pubblica amministrazione è segno della capacità degli investimenti,di programmazione. Credo che in questi anni si sia agito troppo nel contenimento degli investimenti pubblici a livello Paese. Nei miei sette anni di governo non ho potuto costruire una programmazione robusta come negli anni precedenti anche ricorrendo a mutui perché i limiti ce l’hanno impedito. Altro indicatore non banale è il fatto che non ci sono state anticipazioni di tesoreria. Questo significa che il bilancio è solido, che c’è capacita di far fronte alla programmazione finanziaria con le risorse dell’anno corrette, adempiendo a tutti i pagamenti. Se c’è cassa vuol dire che la macchina è efficiente. E l’Umbria paga in anticipo di 9 giorni rispetto alla scadenza di legge. Anche nei pagamenti in sanità. Questa è una Regione che ha tutte le aziende sanitarie nei pagamenti previsti nella normativa, e una azienda è tra le prime 5 italiane per i pagamenti. Non siamo mai stati nei piani di rientro della sanità, cosa successa a pochissime regioni. Altro indicatore fondamentale è il rating: quello di lungo termine non può essere diverso da quello dell’Italia che è BB+, ma il merito di credito intrinseco della Regione Umbria è A+. E il merito di credito è costruito sul livello di indebitamento, sulle posizioni di liquidità, sulla sanità in equilibrio, sull’azione di controllo e di razionalizzazione della spesa, sull’elevata potenzialità fiscale. Senza dimenticare che il 2016 è l’anno in cui ricade l’attuazione della riforma delle province, un’operazione che ha pesato complessivamente sul nostro bilancio per circa 11milioni di euro. Questo rendiconto, inoltre, ha visto accantonamenti obbligatori per 7 2milioni di euro, quanto la capacità discrezionale è di poco più di 200 milioni. Accantonamenti che vanno a sottrarre risorse preziosissime ai servizi, agli investimenti. Per quanto riguarda Umbria Mobilità il problema è Roma. Ricordo che Umbria Mobilità non è partecipata esclusivamente dalla Regione, che è socio di minoranza. Abbiamo fatto azioni di messa in sicurezza e di recupero crediti. La situazione ci preoccupa, ma abbiamo assunto un atteggiamento di grandissima attenzione, guidando la vicenda con responsabilità e mano ferma, unico socio a farlo. Mi auguro che anche altri soci pubblici abbiano lo stesso atteggiamento. La Corte dei Conti ha parificato il rendiconto. E non esiste una interpretazione della parifica. Anche per rispetto di quei dirigenti, direttori e funzionari della Regione che hanno dato supporto alla Corte, che per mesi sono stati presso la Corte a fornire informazioni, indicazioni su come funziona il bilancio dell’Ente, rispondendo ai rilievi, ma anche supportando la Corte e le sezioni di controllo. Un atteggiamento di piena collaborazione che molte altre regioni non hanno. Questo perché noi siamo tranquilli dalle verifiche, non preoccupati, perché – ha concluso – il bilancio è trasparente e chiaro». Per il Pd ha relazionato sul rendiconto Andrea Smacchi: «Pur in un contesto economico e finanziario particolarmente difficile e complesso, la Regione Umbria presenta un rendiconto in equilibrio, con conti in ordine, una pressione fiscale invariata, un recupero delle imposte non pagate sempre crescente. Un rendiconto che attesta il mantenimento qualitativo dei servizi erogati, un buon avanzamento nell’impegno e nella erogazione delle risorse europee. Tanto che l’Umbria è una delle tre Regioni ad aver raggiunto al 31 dicembre 2016 gli obiettivi posti dalla Commissione Europea alla scadenza dei primi due anni di programmazione. Un rendiconto che per il quinto anno consecutivo è stato certificato dalla Corte dei Conti dell’Umbria nel corso del giudizio di parificazione. Giudizio di parifica che non è avvenuto senza problemi e riserve per tutte le Regioni».

Le critiche, M5S e Lega Nord Per Maria Grazia Carbonari (M5S) il documento è «poco convincente, oggetto di un giudizio non positivo della Corte dei Conti, con molte criticità, prima fra tutte la questione relativa a Umbria Mobilità; il giudizio di parifica dato dalla Corte dei Conti non è positivo, ma è un ennesimo rinvio, ricco di ammonimenti, suggerimenti ed esortazioni che si ripetono tutti gli anni. L’esecutivo vede il giudizio di parifica come un adempimento, come una cosa da fare. Ma ricordo a tutti che si stanno amministrando soldi dei cittadini e bisogna avere attenzione nel farlo. Firmare impegni di milioni di euro senza rendicontazione dovrebbe far venire i brividi. Chi firma queste cose deve cominciare a prendersi la responsabilità di quello che fa. Molti sono gli aspetti che sono stati sollevati dalla Corte dei Conti. Per esempio la gestione del portafoglio dei derivati, che negli ultimi anni sembrerebbe aver dato sempre flussi negativi, ma ci sono discordanze con il mark-to-market. Altra partita è quella di Umbria Mobilità che ha ricevuto un prestito dalla Regione, ma il piano di rimborso è stato allungato ogni volta. Però è stato accantonato completamente l’importo della somma erogata: quindi la Regione non alla possibilità della restituzione. Poi c’è il contratto di servizio con cui la Regione eroga senza avere la rendicontazione delle manutenzioni. La partita di Umbria Mobilità è talmente forte che arriverà prima o poi a conclusione. Altra cosa sono crediti e debiti tra la Regione e le sue partecipate. Altra partita è quella di Monteluce: quest’anno finalmente ci sono gli accantonamenti, ma c’erano anche in passato. Perché non è stato stanziato nulla prima? Inoltre molte società partecipate sono senza riconciliazione con la Regione. Ci sono poi i debiti fuori bilancio, per i quali il collegio dei revisori scrive che ha chiesto attestazioni che non sono pervenute. Altra partita è quella della sanità: si dice che l’Umbria è regione benchmark, ma questa definizione si riferisce alla spesa sanitaria e non alla qualità del servizio. La Corte dei Conti, infine, parla di mancanza di trasparenza di questa amministrazione», mentre per il consigliere della Lega Nord Fiorini «il rendiconto evidenzia una non corretta gestione amministrativa e contabile. I conti non sono certo in ordine, come stabilito anche dalla Corte dei Conti. I 200 milioni di euro che riempono le casse della Regione significano che non vengono pagate le imprese che aspettano quei fondi. Entro il 30 aprile dovevano essere approvati i bilanci delle partecipate e delle agenzie. Altre Regioni hanno aggiornato da tempo le norme in materia di bilancio: dal 2015 la Toscana ha attribuito all’Assemblea un vero ruolo di controllo mentre qui ci troviamo a vagliare documenti incompleti e senza pareri che invece dovrebbero esserci. La Corte dei conti continua a segnalare inadempienze, come la mancanza del rendiconto di Umbria mobilità. Non si capisce come sia stato possibile ottenere un giudizio favorevole alla parificazione. La relazione di presentazione è misera e non fornisce elementi adeguati ad esprimere una valutazione sul documento. Gli organi di controllo non hanno forse voluto evidenziare i limiti di questo rendiconto, anche se restano aperti degli interrogativi su Umbria mobilità e spese sanitarie. In settori come politiche giovanili, sport e tempo libero, turismo, sviluppo economico e competitività, agricoltura e pesca non ci sono stati stanziamenti adeguati. La legge prevede che al rendiconto sia allegato un documento di sintesi che lo renda leggibile anche in riferimento agli strumenti della programmazione. La Giunta dovrebbe spiegare perché la Corte dei conti non è stata messa nelle condizioni di valutare i conti della sanità. I fondi per il turismo sono stati dimezzati, mentre invece l’assemblea aveva chiesto interventi di rafforzamento e sostegno del settore. Il Collegio dei revisori ha espresso valutazioni preoccupanti, ma ha approvato il rendiconto: non si capisce come abbia fatto senza il bilancio di Umbria mobilità e senza i dati di molte agenzie. Vanno commissariate – ha concluso – le società partecipate inadempienti e i consiglieri regionali non dovrebbero approvate atti a cui mancano dati ufficiali ed essenziali».

«Debiti aumentati» Nel suo intervento Claudio Ricci ha spiegato la decisione di non votare a favore: «Non abbiamo condiviso le scelte del bilancio. Si registra un continuo taglio dei trasferimenti agli enti locali. I tagli
necessari sarebbero quelli agli sprechi e alle inefficienze che gravano sulla spesa pubblica, anche delle Regioni. La riforma delle Province ha portato nuovi costi per la Regione, limitandosi a spostare le poste di bilancio tra due edifici di Piazza Italia. I debiti della Regione sono aumentati di 64 milioni di euro, anche se siamo all’interno dei parametri consentiti. Sui derivati, bisognerà fare attenzione agli effetti di quei contratti, che la Corte definisce ‘potenzialmente esplosivi’. La relazione della Corte individua la necessità di prevedere indicatori si obiettivi raggiunti e livelli di responsabilità amministrativa. Nel personale, ci sono poi 279 posizioni organizzative, una ogni tre dipendenti della Regione, e bisognerà razionalizzare. Si fa inoltre troppo ricorso al personale esterno. In sanità emerge il rispetto dei livelli essenziali di assistenza e la centrale unica degli acquisti copre il 57% delle acquisizioni di farmaci. Il fascicolo sanitario elettronico porterebbe risparmi importanti così come la digitalizzazione delle ricette. Le perdite di Umbria tpl dovranno essere chiarite dalla Commissione di inchiesta. I bilanci di Regioni ed enti locali sono sempre più ingessati e stringenti. Su 2,85 miliardi di euro di bilancio della Regione le risorse libere sono limitate a 200milioni di euro, con un indice di flessibilità tra il 4 e il 6%. La Corte dei conti sta assumendo un ruolo non sanzionatorio, ma collaborativo: propongo che dal rendiconto 2017 si possa produrre un atto dell’Assemblea in cui, partendo dalla parifica, si approvino delle linee guida – ha terminato – per il miglioramento dei conti della Regione».

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