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Home » Perugina: «Nestlé deve rispettare l’accordo»

Perugina: «Nestlé deve rispettare l’accordo»

di Lucina Paternesi
20 Luglio 2017
in Attualità, Dal territorio, Economia, Lavoro
Tempo di lettura: 3 minuti di lettura
Il confronto a Montecitorio

Il confronto a Montecitorio

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‘Pressione’ – in vista dell’appuntamento del 27 luglio al Mise con Nestlé – su Guglielmo Epifani, presidente della commissione attività produttive della Camera dei Deputati. A farla, in un incontro tenutosi a Montecitorio, sono state la Rsu della Perugina e le segreteria territoriali di Flai Cgil, Fai Cisl e Uila Uil dopo l’annuncio di 340 esuberi.

PERUGINA, 340 ESUBERI

L’accordo da rispettare I sindacati hanno chiesto a Epifani di incalzare il governo su una serie di tematiche a poco meno di una settimana dall’incontro al Ministero. Rsu, Flai Cgil e Uila Uil chiedono di richiamare la multinazionale al rispetto dell’accordo dell’aprile 2016, giudicato «molto importante» dalle organizzazioni sindacali perché «impegna il gruppo  ad investire ingenti risorse in Italia e specificatamente a Perugia. Su questo – insistono i sindacati – non devono esserci ripensamenti e arretramenti da parte di Nestlé che deve assumersi le sue responsabilità».

«SONO DI TROPPO»

 Gli ammortizzatori sociali L’altra richiesta al governo è relativa agli ammortizzatori sociali per cui Rsu e sindacati hanno sollecitato il sostegno della commissione Attività produttive della Camera: «Servono strumenti, anche in deroga, in grado di accompagnare l’implementazione del piano di rilancio di Perugina, che richiede tempi più lunghi rispetto all’attuale scadenza degli ammortizzatori (giugno 2018)». Il presidente Epifani ha affermato nell’incontro di condividere la preoccupazione dei sindacati e gli obiettivi di un nuovo piano di investimenti e per il mantenimento dell’occupazione. Ed ha assicurato che chiederà al governo di impegnarsi in questo senso. 

Ramo secco A parlare di una Perugina ridotta a ‘ramo secco di una multinazionale lontana’ è invece Carla Spagnoli, del movimento Per Perugia. «Gli antichi dicevano che ‘la verità è figlia del tempo’ – afferma – c’è voluto del tempo, ma oggi è sotto gli occhi di tutti che cosa ha portato il vergognoso silenzio sulla Perugina in tutti questi anni! Nel dibattito pubblico le questioni che io ponevo sulla Perugina venivano ogni volta banalizzate, minimizzate da sindacati in primis e politici, che con le loro ‘rassicurazioni’ sull’azienda nascondevano la realtà. E così la Perugina, fiore all’occhiello dell’economia regionale umbra, frutto di una genialità imprenditoriale d’altri tempi, è stata umiliata e alla fine ridotta a essere un ‘ramo periferico’ di una multinazionale lontana».

Le colpe, secondo la Spagnoli, sarebbero rintracciabili in primis nella sinistra e nei sindacati. «Quella sinistra e quei sindacati – prosegue – che avrebbero dovuto essere i ‘paladini’ della classe operaia! Ma anzi tutti loro fino a ieri brindavano ed esultavano per il piano industriale della Nestlè, quello dei ‘60 milioni in tre anni’ da investire per la pubblicità dei prodotti e per l’aumento dei volumi produttivi e dei livelli occupazionali. Questo nei ‘sogni’ di istituzioni e sindacati! Era palese che quel piano industriale, che smantellava reparti, era l’inizio della fine, ma doveva passare il concetto che ‘va tutto bene, madama la marchesa’. Mi sono battuta in tutti i modi, ho alzato la voce per provare a rompere l’assurdo silenzio sulla vicenda e in questi mesi ho cercato chi, a destra e a sinistra, a livello nazionale e in Parlamento potesse condurre insieme a noi questa battaglia: l’unico che ha accolto il nostro appello e sposato la mia causa fin da subito è stato il senatore Stefano Candiani, commissario della Lega Nord in Umbria, che ha presentato un’interrogazione al ministro del lavoro, dove riassume esattamente gli ultimi avvenimenti in Perugina: dagli annunciati 340 esuberi nel 2018 al piano industriale tanto vantato dai sindacati, fino all’accordo con Nestlè firmato dai sindacati che già prevedeva circa 250 esuberi».

La ‘destra’«Accordo che oggi i sindacati dicono di non aver capito – prosegue – dopo aver ignorato i segnali di allarme, lo smantellamento dei reparti produttivi ed essersi disinteressati della sorte dei lavoratori». Decisa ad andare avanti, in attesa di un riscontro da parte del Governo, la riflessione della Spagnoli è amara. «Certo – conclude – ci sono voluti un senatore della Lega e una donna di destra, erede dei ‘padroni’, per difendere l’azienda e i suoi lavoratori. Il disinteresse generale della sinistra ha provocato una dura crisi in Umbria, come dimostra la vicenda della Perugina, ma anche il caso dei possibili esuberi alla Colussi e la vertenza delle acciaierie di Terni, purtroppo ancora attuale. Temiamo che da settembre ci sarà una situazione molto critica per tante famiglie umbre e per la stessa Regione: per la sinistra al governo è ora di ‘cominciare’ ad occuparsi dei suoi cittadini, senza i soliti proclami ma con i fatti».

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