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Home » Terni: «Per mia madre odissea in ospedale»

Terni: «Per mia madre odissea in ospedale»

di Fabio Toni
15 Ottobre 2017
in Altre notizie
Tempo di lettura: 2 minuti di lettura
L'anziana con le coperte portate da casa

L'anziana con le coperte portate da casa

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«Voglio raccontare l’odissea di mia madre in ospedale perché è giusto che certe cose si sappiano, ma anche per far sì che le condizioni di chi lavora lì, con tanto impegno, possano migliorare e magari certi problemi, come la carenza cronica di personale, essere risolti».

Il racconto A parlare è una donna di Terni che mercoledì pomeriggio si è precipitata al Santa Maria perché la madre, 88enne e gravata da diversi problemi di salute, era stata colpita da una crisi respiratoria. Condotta al nosocomio dal 118, è stata presa in carico dal pronto soccorso per la prima diagnosi e le relative terapie. Intorno alle 21.30 di mercoledì è stata portata al reparto di medicina interna e lì è iniziato il ‘calvario’ raccontato dalla figlia.

In corsia «Per prima cosa è stata posta con il lettino sul corridoio, senza coperta né cuscino. Per la prima ci siamo arrangiati con una recuperata a casa, per il secondo le abbiamo messo una vestaglia piegata sotto la testa». Ma è solo l’inizio: «Le sue condizioni, già pesantemente segnate da problemi cardiaci e di diabete, erano piuttosto serie ma il medico si è visto solo intorno alle 23.30 per una prima visita-lampo, visto che poi è dovuto letteralmente scappare da un’altra paziente in coma. Poi è tornato, diagnosticando lo scompenso e disponendo la relativa terapia. Prima di andarmene, lasciandola con la badante, ho raccomandato a tutti, medici e infermiere, di somministrarle l’insulina prima di ogni pasto, visto che si tratta di una paziente diabetica».

Niente insulina «Il giorno dopo (giovedì, ndR) dal punto di vista della sistemazione, nulla era cambiato. Mia madre sempre in corsia, fra gente che correva qua e là – due infermiere per 25 pazienti mi sembrano troppo poche – spifferi d’aria e una totale assenza di privacy». Ma non è tutto: «Sono arrivata in ospedale intorno alle 12, fino a quell’ora era stata assistita dalla badante, e ho trovato mia madre con una glicemia pari a 400, contro un valore massimo, nel suo caso, che non dovrebbe superare i 150/160. In pratica le avevano dato la colazione senza praticarle l’insulina. A quel punto non ci ho visto più e mi sono fatta sentire».

Ignorata Così l’anziana è stata visitata (sempre sul corridoio della medicina interna e sotto gli occhi di tutti i passanti) da una dottoressa di un altro reparto che ha ricalibrato la diagnosi – lo scompenso cardiaco e respiratorio era legato al riacutizzarsi della bronchite cronica da cui è affetta – e applicato una nuova terapia. Odissea finita? Manco per sogno: «Dopo l’aerosol, sarebbero dovuti passare per il pranzo. Ma non si è visto nessuno: se l’erano semplicemente dimenticata. L’ho fatto presente alla stessa dottoressa che oltre a richiamare all’ordine gli addetti, ha disposto il vitto d’urgenza. E in corsia, con la sua coperta, c’è rimasta fino alle 16 di giovedì. Ora si trova ricoverata in un altro reparto ma credo che tutto ciò sia sufficiente a far capire in che condizioni infermiere e medici debbano lavorare: chi può, e deve, intervenga perché queste situazioni non accadano più».

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