Che ci fosse tensione, nell’aria, era palpabile già da tempo. In vista dell’incontro di giovedì 15, tra azienda, sindacati e istituzioni, al cospetto del viceministro Teresa Bellanova, e della data di scadenza per le ‘ricollocazioni’, lunedì mattina una delegazione di operai dello stabilimento di San Sisto si è recato in Regione per esprimere tutti i timori – qualora non fossero già abbastanza evidenti e chiari al mondo politico locale – circa il futuro della fabbrica di Perugia.
Ricollocamento Il 14 febbraio – San Valentino, giorno dei Baci – proprio alla vigilia del nuovo tavolo al Mise, scadono i termini per compilare i fogli di adesione ai piani di ricollocamento interno, quei 150 part-time che tanto hanno scaldato gli animi di sindacati e dipendenti. I volantini – diffusi in azienda nei giorni scorsi – spiegano nel dettaglio cosa accadrà: i tipi di contratto proposti sono a part-time verticale, part-time flessibile o a termine; con tanto di clausola risarcitoria in caso di impossibilità a procedere con gli impegni accordati. Per le mansioni da internalizzare, si cercano poi 36 addetti alla logistica (4 full-time, 23 part-time al 75%, 9 part-time al 50%) e 11 addetti alle pulizie (5 full, 6 part-time flessibile). E per alcune figure si taglia non solo sullo stipendio ma anche sui diritti: non sono previsti né integrazione malattia né scatti di anzianità né quattordicesima né premio annuo variabile.
PERUGINA: TUTTE LE STAZIONI DELLA VIA CRUCIS – ARCHIVIO UMBRIAON

L’incontro Accolti dalla presidente dell’assemblea legislativa Donatella Porzi, assieme ai consiglieri regionali Eros Brega e Giacomo Leonelli, gli operai che si sono costituiti nel ‘Comitato resilienza operai Perugina’ hanno messo sul tavolo tutte le problematiche ancora aperte nella vertenza più lunga della storia dell’Umbria. Gli esuberi, in primis. Poi l’accordo stipulato dai sindacati con la multinazionale svizzera, osteggiato da una parte degli operai. Infine, la richiesta che, al ministero, si possa ottenere una deroga per la cassa integrazione e si rinegozi l’intera trattativa. Come a dire, bocciato l’operato dei sindacati, i dipendenti non ci stanno ad accettare a scatola chiusa i 300 esuberi e il piano Nestlé che prevede stipendi da 6-700 euro al mese per dodici mensilità con incentivi solo per chi decide di lasciare l’azienda.
Il comunicato «Ci sentiamo ricattati da questi ‘bandi di candidatura’ – dicono gli operai – che calpestano la dignità dei lavoratori visto che gli stessi andrebbero a percepire uno stipendio pari a 700 euro, con incentivi ritenuti insufficienti e iniqui, in alcuni casi senza nemmeno l’integrazione alla malattia. Il tutto, con la pressione di alcuni delegati di reparto che spingono sull’acceleratore per far aderire il maggior numero di lavoratori a questo mero ricatto, con una scadenza fissata proprio il 14 febbraio, festa simbolo della Perugina e giorno antecedente dell’incontro al Mise. Vogliamo maggiore trasparenza nei rapporti fra sindacato, azienda e lavoratori, per arrivare ad elaborare la soluzione ritenuta più idonea, ovvero quella di redistribuire le ore in esubero su tutta la forza lavoro (con contratti part-time equi: lavorare meno, ma lavorare tutti)».
Agire in fretta «La Perugina è l’Umbria e l’Umbria è la Perugina – ha commentato la presidente Porzi – quindi è opportuno e necessario il massimo impegno da parte di tutte le parti per un accordo che non lasci indietro nessuno, tuteli l’unità dei lavoratori e dia un futuro ad un patrimonio importante dell’industria e dell’economia umbra». In vista del tavolo al Mise, dunque, «occorre agire subito – ha proseguito la Porzi – da sempre abbiamo seguito la vertenza Perugina ma, ovviamente, tutte le richieste dei lavoratori dovranno essere tenute in considerazione per costruire un accordo che non sia penalizzante per i lavoratori stessi e per il territorio».
La politica Secondo il presidente della II commissione Eros Brega bisogna alzare il livello del dibattito e farlo uscire dai confini regionali «perché Perugina è un simbolo di tutta l’Umbria e deve diventi una questione nazionale». L’impegno della Regione è stato confermato anche dal consigliere regionale e segretario Pd Giacomo Leonelli che ha annunciato il coinvolgimento della giunta regionale e che informerà il viceministro, «con l’auspicio che anche il sindaco faccia il suo dovere schierandosi a fianco dei lavoratori, del no agli esuberi e in difesa di un bene così prezioso per l’economia di tutta la regione». Nella giornata di martedì, a Magione, è pure previsto un consiglio comunale aperto ai cittadini e alle rappresentanze sindacali. La politica sembra svegliarsi. Anche se la sensazione è che sia troppo tardi (e troppo a ridosso delle elezioni).
L’azienda Al di là degli schieramenti, quelli fatti a parole, la vertenza sta subendo una virata tutta a favore della multinazionale, ipotesi denunciata da tempo dagli operai. E mentre i tempi stringono, nel pomeriggio anche Nestlé decide di ‘uscire allo scoperto’ e lo fa con un’intervista all’Ansa del direttore delle relazioni industriali di Nestlé Italia, Gianluigi Toia. «Stiamo lavorando per una Perugina sempre più competitiva – ha detto – affinché abbia un futuro sempre più sostenibile». Se per la multinazionale la trattativa ha fatto ‘passi in avanti’, l’obiettivo, secondo Toia, «è di avere uno stabilimento sempre più competitivo sul mercato nazionale e all’interno del nostro Gruppo, considerando che il 40% della produzione della Perugina è per le altre aziende della Nestlé. Sta per essere pubblicato l’elenco delle posizioni lavorative disponibili sul territorio per i dipendenti che sceglieranno di uscire dall’azienda. Abbiamo avuto – ha aggiunto – un buon riscontro da parte delle aziende disposte ad assumere alle quali andrà un incentivo di 30 mila euro per ciascun lavoratore. Sono finora 43 i posti disponibili sul territorio». Peccato però che meno di un mese fa, in occasione del famoso incontro in Confindustria, le cifre fossero diverse: si parlava infatti di una ottantina di ricollocazioni, quasi il doppio rispetto all’ultima cifra. Proseguendo nel balletto di cifre, il TgR Umbria dice invece che «sarebbero una settantina i dipendenti ad aver accettato l’esodo incentivato mentre non ci sarebbero disponibilità ad eventuali trasferimenti».

Marchi inutilizzati In merito ad alcuni progetti per ‘rivitalizzare’ alcuni brand ormai in disuso Toia ha chiarito: «Ci siamo resi disponibili ad un accordo per cedere vecchi marchi di cioccolatini non più utilizzati, ma questi debbono essere prodotti con una attività svolta autonomamente fuori dallo stabilimento di San Sisto. Non possiamo ovviamente cedere in uso ad altri il marchio Perugina – ha chiarito – e ci deve essere autonomia anche da un punto di vista commerciale. Purtroppo, a fronte di queste nostre semplici osservazioni – ha concluso Toia – chi aveva avanzato la proposta ha detto di non essere più interessato». Sul tema gli ha risposto a mezzo Facebook Francesco Falcinelli, uno dei promotori dea ‘defunta’ cooperativa: «Per quanto concerne l’autonomia produttiva e commerciale per la cooperativa non ci sarebbero stati problemi – ha scritto – per i marchi dei prodotti dismessi, Toia ha dimenticato di dire che li avrebbe ceduti, ma a pagamento. Il marchio Perugina difficilmente sarebbe stato dato in uso e comunque per un breve periodo. Infine la cooperativa tassativamente avrebbe dovuto assorbire gli esuberi entro il prossimo giugno e le persone le avrebbe scelte Nestlé, non in base alle professionalità necessarie alla cooperativa ma in base alle professionalità non più necessarie in Nestlé. Questo per riportare le cose nel modo più corretto e per far capire a tutti che non si può entrare nel mercato senza l’uso del marchio Perugina».
Turcheria (Rsu): «Non vogliamo esuberi» «È positivo – commenta il sindacalista Cgil – che il consiglio regionale dell’Umbria si ritrovi a fianco dei lavoratori della Perugina. Ora però alla presidente Porzi, al consigliere Brega e al consigliere Leonelli chiediamo di spingere nei confronti della vice ministra Teresa Bellanova perché Nestlé ritiri gli esuberi. Giovedì, giorno del tavolo al Mise, è l’occasione per rimettere la discussione sui giusti binari. Per il momento, dalle dichiarazioni odierne di Gianluigi Toia, l’azienda parla ancora di esuberi e per noi l’unica ‘gestione’ possibile è quella che permetta di trovare per tutti una soluzione, in maniera volontaria. Con questo spirito chiediamo a Nestlé di approcciare correttamente l’appuntamento di giovedì e di ricorrere a tutti gli strumenti messi a disposizione dalle leggi dello Stato. Su questo misureremo la coerenza delle dichiarazioni odierne. Quanto – conclude – alle proposte definite ‘fantasiose’ che avevano come obiettivo quello di non indebolire San Sisto, sarebbe opportuno che Nestlé prima o poi faccia una valutazione seria di quanto ha preso da questo territorio e di quanto è stata in grado di restituire negli ultimi trent’anni».