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Home » ‘Burian’ in Umbria: «Sasu efficiente»

‘Burian’ in Umbria: «Sasu efficiente»

di Simone Francioli
27 Febbraio 2018
in Altre notizie, Attualità, Opinioni
Tempo di lettura: 3 minuti di lettura
Mauro Guiducci, presidente del Sasu

Mauro Guiducci, presidente del Sasu

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di Mauro Guiducci
Presidente del Soccorso alpino e speleologico Umbria

Già dalla mattina di domenica 25 febbraio avevamo iniziato ad effettuare alcune attività preventive sul territorio, con tre presidi dislocati a Norcia,Terni e Perugia, presso la sede regionale del Sasu.  Nel capoluogo regionale, inoltre, abbiamo posto in essere tutta una serie di precauzioni che da lì a poco avrebbero permesso ai soccorritori di entrare in azione.

Nella tarda serata di domenica, con l’arrivo delle prime nevicate abbiamo iniziato a monitorare tutte le zone appenniniche della nostra regione, dai territori della Valnerina a tutto il tratto della Flaminia compreso tra Gualdo Tadino, e Fossato di Vico oltre ai comuni di Sigillo, Costacciaro, Scheggia e Pascelupo. Oltre alle zone appena citate, è stato necessario inviare Perugia una squadra di tecnici ed un sanitario in supporto del Centro operativo comunale di Orvieto, dove eravamo già presenti con un nostro coordinatore delle operazioni, esperto in cartografia. Nelle mattinata di lunedì 26, si è deciso di coprire in maniera capillare tutta la Regione, in modo di dare una risposta pronta ed efficiente alle numerose richieste di intervento.

Le squadre erano tutte composte da tecnici e sanitari del Soccorso alpino e speleologico Umbria, dotati di mezzi fuoristrada o quad cingolati. Nello specifico, le squadre impiegate sono state sette, dislocate nelle zone di Terni, alta Valnerina, Perugia, Alto Chiascio, Città di Castello, Orvieto e Spoleto. Per un impiego di oltre 40 persone altamente specializzate: tecnici, medici ed infermieri del Sasu. Le nostre squadre in meno di 12 ore hanno effettuato oltre 10 richieste di intervento, alcune in supporto della Centrale operativa regionale 118 ed altre in supporto dei servizi sanitari locali. Abbiamo chiuso tutti i presidi in tarda serata, quando oramai le richieste erano esaurite.

Anche martedì abbiamo garantito due squadre di pronto intervento a Perugia e Terni, ma fortunatamente il netto miglioramento delle condizioni meteo ha riportato la situazione quasi alla normalità. Il bilancio è molto positivo: sono molto soddisfatto di come ha reagito la struttura, soprattutto per la tempestività di impiego delle squadre in presidio che in meno di un’ora hanno coperto tutte le zone dell’Umbria, ancor più considerando che quello del Sasu è un sistema di base volontaristico.

Se la gestione di questa emergenza è stata adeguata alla situazione, si deve prima di tutto alla sinergia creatasi in questi anni con la centrale regionale 118, con il Servizio Protezione civile regionale e con il gruppo di Protezione civile di Orvieto. Altro fattore determinante inoltre è l’esperienza maturata dal Sasu nelle emergenze passate: il terremoto de L’Aquila, l’emergenza neve di Umbria e Marche del 2012, la crisi sismica che nel 2016 e 2017 ha colpito il centro Italia e ci ha visti impiegati per quasi un anno, la valanga sull’hotel di Rigopiano, tutte queste emergenze hanno permesso di affinare le tecniche di soccorso ed intervenire con tempestività ed efficienza.

Esprimo la mia soddisfazione per come abbiano operato, oramai ogni volta che ci vediamo impiegati in questo tipo di emergenze la nostra macchina dei soccorsi si assembla in maniera automatica, a seconda della missione che andiamo a svolgere, che sia per un soccorso sanitario in ambiente impervio o per affrontare un’emergenza di Protezione civile. Chiaramente adesso per noi inizierà una seconda fase post-neve con una serie di attività volte al monitoraggio delle montagne che, a causa delle abbondanti nevicate ed il forte vento, presentano molti accumuli di neve. Ancora una volta invitiamo tutti alla massima prudenza ed a pianificare con estrema attenzione le escursioni in montagna sulla neve e di essere sempre dotati di pala sonda ed artva.

È vero che non siamo sulle Alpi, ma ciò non significa che le valanghe nelle zone appenniniche non possono avvenire, l’ultima per cui siamo stati chiamati ad intervenire è stata quella del 29 dicembre, nella zona di Bolognola, nelle Marche: i coinvolti facevano parte di una gita sciialpinistica e si sono salvati perché erano tutti dotati, oltre che di pala, sonda e artva, anche dello zaino airbag, tutti presidi ‘salvavita’. La montagna per noi appassionati è un paradiso che va frequentato con rispetto, rinunciare a una gita sciialpinistica o ciaspolata per avverse condizioni, è una scelta da persone sagge e reali amanti delle nostre montagne.

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