
Con una mano si spinge il passeggino, con l’altra si scattano le foto al degrado e si condividono sui social per allertare altri genitori e le istituzioni.
Spaccio al parco E’ questa l’ultima frontiera dei genitori ai tempi del 4.0 che, a Perugia, hanno anche creato un gruppo su Facebook per far girare immagini e avvisi. Soprattutto nel periodo estivo quando i bambini, accompagnati da genitori o nonni, sono soliti trascorrere più tempo all’aria aperta, al parco giochi, correndo tra l’erba e i giochi di legno. Ma in alcune zone più che in altre bisogna prestare la massima attenzione. «In questo periodo lo spaccio si è spostato – ci racconta un papà – e ha raggiunto zone ad alta frequenza abitativa. Non stiamo parlando di Bronx o altro, è inutile pensare che i tossicodipendenti siano ai margini e fuori dalle zone popolate da famiglie. Sono ovunque e per questo bisogna stare in allerta».
Siringhe a terra Vietato, dunque, tenere i propri figli in casa o rinunciare a una bella passeggiata al parco per il rischio siringhe. «Stiamo parlando di fenomeni contenuti, fortunatamente – prosegue il genitore – certo è che domenica, nel tragitto via cortonese, fermata Minimetrò Madonna Alta e supermercato, ne abbiamo contate sette. Noi non vogliamo creare inutile allarmismo, anzi, vogliamo contribuire alla creazione di una rete proficua con istituzioni, forze dell’ordine e realtà sociali. Ad esempio sappiamo che le maestre della scuola Comparozzi controllano bene e personalmente le aree gioco ogni giorno e hanno una convenzione con Gesenu: se a terra o vicino ai giochi ci sono le siringhe si chiamano gli addetti per bonificare la zona».

Il percorso, va detto, è a ostacoli. Dalla fermata del Minimetrò, con i suoi angoli di vegetazione riparati, fino al retro della scuola Comparozzi e alla strada che porta a quel polmone verde che è il parco Chico Mendez, il tragitto è tempestato di siringhe, bottiglie rotte e resti del consumo di droga. Ma non ci sono solo le zone periferiche, d’estate il parco ripulito poco più di anno fa dal vicesindaco Barelli, è molto frequentato.
Il consumo Di certo, però, dopo le retate anche delle scorse settimane, le zone di spaccio sono cambiate. Così come è cambiato anche il modo in cui le dosi vengono assunte. «Ecco, questo sì, mi spaventa – dice un papà – perché sono stato testimone, proprio l’altro giorno, di un caso limite. Pieno pomeriggio, erano da poco trascorse le cinque e mezzo, arrivano quattro ragazzi al Chico Mendez, tra loro anche una donna. Si siedono, alcuni si tirano giù i pantaloni, rimangono con le parti intime scoperte perché, oramai, è lì che si bucano. Consumano la dose, forse acquistata poco prima, si rivestono e se ne vanno. Il tutto è durato veramente pochi istanti, neanche il tempo di tirare fuori il cellulare e fotografare l’attimo in cui uno del gruppo inietta in vena, alla ragazza, stavolta sul braccio, la dose. Gettano le siringhe a terra, senza cappuccio protettivo e se ne vanno».

Rete sociale «I carabinieri sono arrivati subito, ma il gruppetto se ne era già andato con la macchina parcheggiata qui davanti. Come me, c’erano altri genitori con i propri bambini ma anche anziani seduti su quelle stesse panchine usate dai tossicodipendenti. Qualche secondo ed è tutto finito, ma come lo spiego a mio figlio?». Ora il tam tam sui social punta ad aumentare la consapevolezza nei genitori e il livello di protezione dei più piccoli. Ma non basta, «sicuramente è un inizio per instaurare una proficua collaborazione con le istituzioni, le forze dell’ordine, ma anche tutte le realtà associative locali. Ripopolare i luoghi è il primo antidoto ma, come abbiamo visto non basta, serve l’impegno civico di tutti. Per questo abbiamo stretto un rapporto anche con il centro sociale presente in zona, il circolo Island, per cercare di collaborare tutti insieme».