La petizione è partita domenica, obiettivo è quello di raccogliere il maggior numero di firme tra le circa mille persone che abitano tra le zone di Solfonare e Acquavogliera, nel comune di San Gemini. È un problema sentito, d’altronde, quello della soppressione della linea autobus che collegava le due popolate località a Terni, permettendo a giovani, studenti, anziani e disabili di potersi muovere liberamente e svolgere le normali attività quotidiane.
La vicenda
La soppressione della fermata della linea 5 di Umbria Mobilità-Bus Italia in via Gramsci- «senza alcun preavviso» viene sottolineato – risale ad un anno e mezzo fa, ma la situazione è diventata così insostenibile che i cittadini ora hanno deciso di mobilitarsi. «Da un autobus ogni 20 minuti siamo passati all’improvviso a zero – spiegano i residenti -, se si escludono i due pullman del servizio scolastico, che si fermano alle 7.15 e alle 13.20». Troppo poco per chi – non essendoci tra l’altro più alcun esercizio commerciale nel centro abitato – ha necessità di spostarsi. «Un anziano senza auto come fa a comprare da mangiare?» ci si chiede.
Rischio concreto
Anche perché la fermata esistente più vicina, sempre della linea 5, si trova a diverse centinaia di metri da Solfonare-Acquavogliera, lungo via Gabelletta: non solo è distante – «la scorsa estate una signora, carica di buste pesanti, si è sentita male» raccontano -, ma il percorso per raggiungerla è piuttosto pericoloso, soprattutto di notte. Bisogna camminare sul ciglio della strada statale, proprio al confine tra i comuni di Terni e San Gemini, senza alcuna protezione come un marciapiede o delle transenne, per poi attraversarla, senza strisce pedonali, mentre le auto sfrecciano a forte velocità.
Il comitato
«C’è la possibilità concreta che qualcuno venga investito, prima o poi ci scapperà il morto – dicono ancora i residenti, la maggior parte anziani, qualcuno anche con problemi motori -. Non chiediamo la luna, ci basta anche il servizio ad Acquavogliera venga ripristinato almeno ogni ora, massimo due. E siamo anche disposti a spendere 50 centesimi in più per il biglietto, se può servire a qualcosa». Oltre alla petizione, è nato anche il comitato spontaneo ‘Diritto di viaggiare’, promosso da Federico Fadda, Renzo Longari, Claudio Persichetti e Roberto Diomedi. «Le istituzioni – dicono dal comitato, citando sul punto una sentenza del Tar della Lombardia – hanno l’obbligo di garantire un servizio di trasporto pubblico il più possibile efficiente e vicino soprattutto a persone con difficoltà».